Cervello: scoperta “centralina” che ci rende “Ciceroni”

Individuata da ricercatori italiani, è nell’emisfero sinistro

Da sinistra, Cosimo Urgesi e Andrea Marini
La “centralina” che ci rende Ciceroni? Risiede nell'emisfero sinistro del cervello. È quanto hanno scoperto Andrea Marini e Cosimo Urgesi, ricercatori dell'Università di Udine e dell'Ircss Medea. Lo studio, finanziato dall’IRCCS Medea e dal Consorzio Universitario Italia Argentina (CUIA), è stato pubblicato sul Journal of Cognitive Neuroscience del Massachusetts Institute of Technology (MIT).
 
La capacità umana di produrre messaggi informativi è il risultato di una complessa serie di elaborazioni cognitive. Tra queste, un ruolo fondamentale è svolto dalla capacità di far interagire aspetti lessicali e frasali con aspetti più pragmatici e discorsivi che ci permettono di essere chiari e pertinenti ad un contesto. Nella produzione di un messaggio non basta quindi possedere ben formate competenze linguistiche (fonologiche, lessicali e sintattiche), ma occorre aver chiaro il proprio compito narrativo tenendo ben presente quanto sull’argomento è stato detto in precedenza: questi aspetti, infatti, interferiscono con la nostra capacità di scegliere le parole adeguate.
 
Negli ultimi 25 anni, numerosi studi hanno focalizzato l’attenzione sui correlati neurali delle abilità lessicali e frasali. Al contrario, solo pochi lavori si sono concentrati sui correlati neurali degli aspetti pragmatici e discorsivi della produzione del messaggio. Il gruppo di ricerca dell’IRCCS Medea–Polo di San Vito al Tagliamento e dell’Università di Udine per la prima volta ha individuato una precisa relazione tra il funzionamento di un’area del nostro cervello e la capacità di selezionare parole pertinenti a un contesto all'interno di un discorso. Lo studio è stato pubblicato dalla rivista Journal of Cognitive Neuroscience del Massachusetts Institute of Technology (MIT).
 
In questo lavoro gli autori Andrea Marini e Cosimo Urgesi hanno applicato una tecnica, la Transcranic Magnetic Stimulation (TMS), che consente di inibire temporaneamente il funzionamento di specifiche porzioni della corteccia cerebrale. Nello specifico, gli autori dell’esperimento hanno chiesto a studenti universitari di eseguire alcuni compiti cognitivi e di descrivere quattro storie presentate sotto forma di vignette in tre condizioni sperimentali: dopo una stimolazione ripetuta di una porzione del giro frontale inferiore sinistro, dopo la stimolazione dell’area corrispondente dell’emisfero destro e in una condizione in assenza di stimolazione.
 
Le analisi hanno dimostrato che solo l’inibizione della porzione dorsale del giro frontale inferiore sinistro riduceva i livelli di informatività e di coerenza rilevabili nei campioni di linguaggio narrativo. I soggetti infatti producevano una quantità inferiore di parole appropriate al contesto a causa di un incremento nella produzione di enunciati non pertinenti (enunciati in cui venivano ripetute informazioni precedentemente fornite, in cui si prendeva tempo o completamente fuori contesto). È interessante osservare che i livelli di produttività e di elaborazione lessicale e grammaticale (esaminati attraverso lo stesso compito narrativo) non venivano alterati dalla stimolazione e che quindi l’effetto osservato era specifico per la capacità di selezionare parole informative e pertinenti al contesto.
 
Nel complesso, questi risultati suggeriscono che la porzione dorsale del giro frontale inferiore dell’emisfero sinistro sia un epicentro di una più ampia rete neurale fondamentale per la selezione di parole contestualmente appropriate durante la produzione di messaggi. «Il nostro studio – affermano gli autori - ci ha permesso di identificare un'area del nostro cervello, sicuramente parte di un più ampio network tutto da individuare, implicata nella selezione di parole pertinenti a un contesto all'interno di un discorso. Si tratta di un dato innovativo che contribuirà a far luce su ciò che ci rende efficaci ed eloquenti comunicatori».
 
«La capacità di dare informazioni - spiega Marini - è il risultato di una complessa serie di elaborazioni cognitive. Nella produzione di un messaggio non basta, infatti, possedere ben formate competenze linguistiche, ma occorre aver chiaro il filo narrativo tenendo presente quanto sull'argomento è stato detto in precedenza. Da qui la nostra capacità di scegliere le parole adeguate». Studiando il cervello mentre dei volontari descrivevano quattro storie presentate sotto forma di vignette, i ricercatori hanno individuato una precisa relazione tra il funzionamento di un'area del nostro cervello e la capacità di selezionare parole pertinenti a un contesto.
 
«I test - continua Marini - sono stati eseguiti in tre condizioni diverse: nella prima abbiamo inibito con impulsi elettromagnetici una parte dell'emisfero sinistro, nella seconda è stato inibito parte dell'emisfero destro, nella terza non sono state date inibizioni». Risultato: quando veniva mandato per pochi minuti in tilt una parte dell'emisfero sinistro le persone riducevano significativamente la loro capacità di descrivere le storie in modo chiaro e accurato a livello lessicale. «Oltre a bloccarsi spesso nel racconto - sottolinea Marini - e a ripetere informazioni già date, veniva a mancare la capacità di selezionare parole mirate al contesto».
 

Di qui l'individuazione della 'centralina' che regola la capacità di parlare in modo corretto e conciso. «Si tratta – conclude - di un dato innovativo che contribuirà a far luce su ciò che ci rende efficaci ed eloquenti comunicatori''. Non solo, comprendendo meglio come è organizzata la capacità comunicativa si potranno pianificare nuove terapie riabilitative per i pazienti con disturbi neurologici da trauma cranico o ictus.

 

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