Le Università del Friuli Venezia Giulia unite per l'inclusione e l'integrazione

Il compito della scienza e della cultura è di affrontare, approfondire e illustrare la complessità dei fenomeni, inclusi l’immigrazione e in particolare le problematiche legate ai ricercatori in esilio.

Questo è uno dei principali messaggi emersi ieri durante l’evento svoltosi nell’Aula Magna Budinich del Centro di Fisica Teorica “Abdus Salam” in occasione della firma di un Memorandum of Understanding focalizzato sugli scienziati in fuga dalla guerra. Il patto è stato sancito da dieci istituzioni scientifiche d’eccellenza del Friuli Venezia Giulia, 3 università e 7 centri internazionali, per fornire opportunità di studio e ricerca a studiosi costretti ad abbandonare i loro Paesi d’origine a causa di conflitti.

Come riporta il documento che descrive l’iniziativa, le istituzioni coinvolte “offriranno agli scienziati coinvolti la possibilità di arricchire le loro competenze professionali, favorire la loro integrazione e il loro sviluppo umano e professionale e incoraggeranno il loro rientro nel Paese d’origine quando le condizioni lo permetteranno”.

La presentazione dell’accordo precede di un giorno la ricorrenza degli 80 anni delle leggi razziali che esclusero dalle scuole e dagli istituti di ogni ordine e grado studenti, insegnanti e ricercatori ebrei. Giovedì 20 settembre si svolgerà a Pisa la Cerimonia del ricordo e delle scuse a cui parteciperanno tutte le Università italiane per chiedere perdono alla comunità ebraica e ai popoli oppressi per le leggi razziali.

La coincidenza temporale e simbolica delle iniziative conferma l’impegno delle Università del Friuli Venezia Giulia nel voler riaffermare la necessità di una scienza senza frontiere e nel sottolineare il valore della memoria nella formazione dei giovani per la promozione di una conoscenza aperta a tutti.

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