Appuntamento martedì 9 marzo nell’aula Tomadini a Udine

L'intelligence britannica e la resistenza sul confine orientale: la vicenda dei "padalci"

L’ateneo di Udine presenta il libro di John Earle “Il prezzo del patriottismo”

I rapporti tra le missioni britanniche e la resistenza italiana e jugoslava nell’area del confine orientale durante il secondo conflitto mondiale e, in particolare, le vicende dei padalci, i paracadutisti arruolati dai servizi segreti di Sua Maestà tra i soldati di nazionalità slovena dell’esercito italiano catturati in Africa settentrionale. Sono i principali temi che saranno affrontati martedì 9 marzo alle 16.30 nella Sala Tomadini, in via Tomadini 30/A a Udine, in occasione della presentazione del volume di John Earle, “Il prezzo del patriottismo. SOE e MI6 al confine italo-sloveno durante la Seconda Guerra Mondiale”. L’incontro è organizzato dal dipartimento di Scienze storiche e documentarie dell’Università di Udine e dall’Istituto friulano di storia del movimento di liberazione. Oltre all’autore, storico e giornalista inglese, interverranno Marina Rossi, docente all’Università Ca’ Foscari di Venezia; Gorazd Bajc, ricercatore dell’Università “Primorska” di Capodistria, e Ivo Jevnikar, giornalista Rai e ricercatore.
 
I padalci erano utilizzati militarmente all’interno dallo Special operations executive (Soe), l’Agenzia operazioni speciali, un’organizzazione segreta nata nel 1940 allo scopo di promuovere la resistenza al nazismo nelle zone europee occupate. Motivati sul piano patriottico e politico, questi agenti erano lanciati in territorio sloveno con il compito di affiancare i partigiani jugoslavi. Offrivano assistenza, scambiavano informazioni, stabilivano un coordinamento tattico fra la resistenza jugoslava e gli alleati occidentali. Earle, con l’aiuto di Ivo Jevnikar, è riuscito a rintracciare quattro agenti paracadutisti sloveni. Almeno altri dodici invece sono scomparsi senza lasciare traccia.
 
“Il Prezzo del patriottismo” (Iniziative culturali editrice, 2009) è per molti versi una novità nel panorama degli studi sul confine orientale negli anni della seconda guerra mondiale. «Il libro – spiega il coordinatore dell’incontro, Gianluca Volpi, docente di Storia dell’Europa orientale all’ateneo friulano – riempie un vuoto riscattando la memoria dei padalci, al cui impegno e sacrificio la Repubblica slovena ha offerto il riconoscimento ufficiale». Le pagine di Earle offrono inoltre «una visione originale del dramma che contrappose italiani ad altri italiani e agli sloveni – sottolinea Volpi –, osservato dal punto di vista delle relazioni degli ufficiali e degli agenti britannici di collegamento sul territorio interessato dalle operazioni partigiane».
 
John Earle partecipò alla seconda guerra mondiale come ufficiale dell’esercito britannico. Combatté in Africa settentrionale, rimanendo ferito a El Alamein. Nel 1943 fu trasferito al Soe e paracadutato in Jugoslavia al comando di missioni incaricate del contatto con i partigiani in Serbia, Montenegro e Bosnia. Terminò la guerra come membro dell’intelligence nel quartier generale britannico a Duino. Dopo la laurea a Cambridge ha lavorato come corrispondente per l’agenzia Reuters, dirigendo la filiale romana dal 1962 al 1967. Dal 1986 vive a Trieste. Le sue ricerche storiche indagano il panorama delle missioni britanniche in tempo di guerra nei paesi dell’ex-Jugoslavia, in particolare in Slovenia.

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