Aperta fino al 31 maggio con la partecipazione di Ogs e Protezione civile regionale

Mostra sulla ricostruzione post terremoto vista dagli studenti

Inaugurazione lunedì 23 maggio, alle 9.30, a palazzo Garzolini di Toppo Wassermann

“Ricostruiamo ancora insieme il Friuli” è il titolo della mostra che sarà inaugurata all’Università di Udine lunedì 23 maggio, alle 9.30, nel Velario di palazzo Garzolini di Toppo Wassermann (via Gemona 92, Udine), nell’ambito delle iniziative per il 40° anniversario del sisma. Visitabile fino al 31 maggio, la mostra è realizzata principalmente dagli studenti delle sette scuole Cat (Costruzioni, ambiente, territorio) delle provincie di Udine, Pordenone e Gorizia (le tre provincie colpite dalla calamità) che hanno analizzato la ricostruzione post terremoto del 1976. 

La mostra sarà inaugurata dal rettore Alberto De ToniStefano Grimaz, delegato dell’Ateneo per il 40° del terremoto, Beppino Govetto, assessore all’istruzione della Provincia di Udine, e Antonino Morassi, del Comitato Friuli 76/16. 

Ogni scuola ha scelto uno o più soggetti della ricostruzione, spesso relativi al proprio ambito territoriale, come un singolo edificio o interi agglomerati, sviluppando specifiche ricerche relative a costruzione, ambiente e territorio. Ad esempio l’analisi storico-costruttiva, lo studio strutturale, la tecnologia e i materiali impiegati, la documentazione fotografica e cartografica, gli aspetti ambientali, l’evoluzione urbanistica e altro ancora. 

Oltre alle sette scuole partecipano anche l’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale (Ogs) con il Centro di ricerche sismologiche di Udine, e la Protezione civile regionale con il Friuli Experimental Seismic Network (Fesn). Il loro contributo consiste nel mostrare e spiegare, anche ai non addetti ai lavori, le loro attività di monitoraggio delle deformazioni crostali e la gestione di una rete sismica amatoriale. 

L’esposizione consiste in 36 pannelli, con i lavori delle sette scuole, che esporranno anche alcuni plastici, dell’Ogs e della Protezione civile. I supporti per i pannelli, ispirati al sismogramma dell’evento tellurico del 1976, sono stati realizzati dall’istituto “Solari“ di Tolmezzo. 

La mostra è organizzata dall’Università, nell’ambito del programma di iniziative “Friuli 1976 2016. Epicentro di saperi”, e dalla Provincia di Udine, su proposta dal Comitato Friuli 76/16, con il sostegno del Comitato regionale dei geometri e geometri laureati e l’Ordine degli ingegneri della provincia di Udine. Il progetto dell’esposizione è stato coordinato da Daniele Goi e Domenico Visintini, docenti del Dipartimento politecnico di ingegneria e architettura dell’Ateneo friulano. Dopo il 31 maggio la mostra sarà ospitata dapprima al polo scientifico dei Rizzi e poi in ognuna delle sette scuole Cat. Al termine ogni scuola alloggerà il proprio lavoro nella sua sede principale. 

Gli istituti scolastici che partecipano all’esposizione, con i relativi progetti, sono: “Galilei, Fermi, Pacassi” di Gorizia (“Cadere, rialzarsi e imparare per rinnovarsi”); “Magrini Marchetti” di Gemona del Friuli (“Un’icona, Gemona e il suo Castello”); “Malignani” di Udine (“Modello Friuli per l’Europa”); “Manzini” di San Daniele del Friuli (“La biblioteca Guarneriana e il campanile del duomo di San Daniele del Friuli”); “Marinoni” di Udine (“La ristrutturazione dell’albergo Grimani di Ampezzo e dell’ex oratorio del Cristo di Udine”); “Pertini” di Pordenone (“Trasformazioni nel tessuto urbano minore dopo il sisma del ‘76”); “Solari” di Tolmezzo (“Storia e ricostruzione della chiesa di San Giovanni battista a Venzone”). 

Realizzare una mostra sulla ricostruzione con gli studenti ha significato unire la curiosità dei ragazzi di sapere cosa fosse accaduto, alle problematiche, non solo tecniche, più significative affrontate allora. Così facendo gli studenti hanno “scoperto” che proprio i professionisti usciti dalla “filiera” delle scuole Cat” di allora, cioè geometri e periti, assieme naturalmente ad architetti e Ingegneri, hanno avuto un ruolo fondamentale, sia nell’interpretare le esigenze della fase di emergenza e ricostruzione, che nel proporre e realizzare un esempio virtuoso di ricostruzione che va sotto il nome di “Modello Friuli”. 

«Tra le tante e diverse definizioni di questo modello – spiegano i coordinatori del mostra, Goi e Visintini –, forse quella genuina e inconsapevole data dai ragazzi merita una attenzione particolare. Ne è risultato un lavoro che è una proposta/progetto per il futuro delle scuole Cat che rappresentano la continuità fatta di concretezza tecnica, ma anche di capacità di riflessione, come il risultato dell’azione di ricostruzione fatta “com’era e dov’era” del post terremoto, consci di come i tempi cambiano, ma i modelli virtuosi restano, il “Fasin besòi se no podìn fâ miôr cun chei âtris…” (facciamo da soli se non possiamo fare meglio con gli altri…), uscito dalle discussioni, è quasi un monito tecnico del saper fare, a garanzia della continuità di un modello per i giovani tecnici Cat, reinterpretato dalle stesse giovani generazioni di tecnici». 

Le sette scuole Cat si sono riunite, per la prima volta tutte assieme, a Gemona del Friuli, il 22 aprile scorso. Circa 240 studenti, prevalentemente delle classi quarte, i loro docenti e dirigenti si sono trovati sia per fare il punto sulle ricerche svolte per la mostra, che per “toccare con mano” la straordinaria ricostruzione della cittadina operata dai loro predecessori. 

Sullo stesso tema

Venerdì 5 Maggio

Il terremoto in Friuli, 47 anni fa. La memoria e l’impegno

Il messaggio del rettore Roberto Pinton

Venerdì 10 Giugno

Undici argentini di origini friulane al corso “valori identitari e imprenditorialità”

Lunedì 13, alle 10, a Palazzo Florio, inaugurazione del percorso formativo su identità, lingua e cultura italiana e friulana, conoscenza culturale ed economica del territorio