Protagonista “William B”, un 10 metri e mezzo ormeggiato alla Svoc Oscar Cosulich di Monfalcone

Una barca a vela come laboratorio: l'ateneo prende il mare con il progetto ‘Uniud sailing Lab’

Per progettare e sperimentare dispositivi meccanici, elettrici, elettronici e informatici per ottimizzare la propulsione velica alle diverse andature

L’Università di Udine ha trasformato una barca a vela da regata in laboratorio, avviando il progetto didattico e di ricerca applicata in ambito nautico “Uniud Sailing Lab”. L’obiettivo è definire, progettare, installare e collaudare dei dispositivi, sviluppati dai ricercatori dell’ateneo friulano, per ottimizzare i parametri che garantiscono la massima propulsione velica alle diverse andature, oltre a migliorare la sicurezza a bordo.

L’imbarcazione protagonista del progetto è la “William B”, un Archambault A35 di 10 metri e mezzo, ormeggiata alla Società velica “Oscar Cosulich” (Svoc) di Monfalcone, messo a disposizione gratuitamente dall’armatore Alessandro Bottecchia. Traguardo finale dell’iniziativa è rendere competitiva la barca per partecipare Campionato mondiale di vele d’altura Orc in programma Trieste nel luglio 2017.

Il gruppo di lavoro che segue il progetto, coordinato da Francesco Trevisan, dovrà mettere a punto e integrare fra loro i dispositivi meccanici, elettrici, elettronici e informatici di bordo: sensori, reti di comunicazione wireless, sistemi di accumulo e generazione dell’energia, sistemi di ausilio alla navigazione notturna e diurna e strumenti di comunicazione dati (navigazione, meteo, manutenzione, ecc.).

«Le condizioni di utilizzo di queste tecnologie a bordo di un'imbarcazione – spiega Trevisan – rendono particolarmente stimolanti le attività di analisi, progettazione e validazione delle soluzioni, con ricadute positive sia sulla didattica avanzata che su aspetti di ricerca». Le unità a vela per il diporto, infatti, richiedono funzioni sempre più complesse, come il controllo delle vele e degli attuatori, la sensoristica, la distribuzione delle informazioni verso i sistemi di navigazione oltre alle comunicazioni nave-terra dei dati. «Questo – sottolinea Trevisan – comporta una integrazione sempre più spinta tra i diversi dispositivi di bordo».

Inoltre, evidenza il coordinatore del progetto, «la vela agonistica contribuisce a evocare e rafforzare la linea “green” puntando all’aumento dell’efficienza energetica, allo sviluppo di sistemi di generazione e gestione dell’energia a bordo per ridurre le emissioni di anidride carbonica in atmosfera».

Il progetto di ricerca, di durata biennale, è sostenuto dall’azienda SIPE srl di Scorzè (Ve), software house specializzata in prodotti gestionali, e cofinanziato dall’Ateneo. Il gruppo di ricerca impegnato in “Uniud Sailing Lab” è formato da docenti e studenti dei dipartimenti Politecnico di ingegneria e architettura; Scienze agroalimentari, ambientali e animali e Scienze matematiche, informatiche e fisiche.

Ne fanno parte i docenti Ruben Specogna che, assieme al coordinatore Francesco Trevisan, segue la parte elettrica e la compatibilità elettromagnetica a bordo; Antonio Affanni, che si occupa dell’elettronica e dei sensori; Ivan Scagnetto e Giorgio Brajnik, per l’informatica e l’interfaccia web; Andrea Fusiello ed Eleonora Maset del reverse engineering dello scafo;  Massimo Vischi, istruttore vela d’altura FIV, per la supervisione sportiva e lo sviluppo materiali biocompositi. Gli studenti, tutti iscritti a corsi di laurea magistrale e triennale, sono Simone Gallas e Antonio Zanin rispettivamente di ingegneria meccanica; Giuliano Perazza, tecnologie web e multimediali, e Massimo Carniel, informatica.

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