Studiosi stranieri e italiani si confrontano, a conclusione dell’anno dantesco, sul rapporto fondamentale tra Dante e la filosofia.
Divenuto via via più stratificato il discorso sulle fonti e sul loro utilizzo da parte di Dante, anche il tentativo di iscrivere il poeta all’una o all’altra fra le correnti dottrinali del suo tempo ha perduto in gran parte di interesse tra gli studiosi, a vantaggio della prospettiva di cercare in Dante (anche in Dante, proprio perché Dante) una via d’accesso per la migliore comprensione della sua epoca filosofica.
L’attenzione per questa lettura non “professionale” dei filosofi, ma non perciò da considerarsi esterna o scarsamente competente, ha inoltre di recente dato vigore all’interesse per la «filosofia dei laici», contribuendo ad allargare il perimetro dei testi e delle prospettive di studio della storia della filosofia medievale.
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