Fino all’8 giugno esperti da Europa, Australia, Israele, Kurdistan iracheno, Libano

Dedicato a Giulio Regeni il convegno internazionale dei giovani archeologi riuniti all’Università di Udine

Messaggio dei genitori del giovane ricercatore friulano a oltre 120 studiosi delle antiche civiltà mediterranee e del Vicino oriente

Si è aperto con un ricordo di Giulio Regeni e la lettura di un messaggio dei genitori del giovane studioso friulano, dottorando dell’università di Cambridge, sequestrato, torturato e ucciso al Cairo, e ritrovato il 3 febbraio 2016, il convegno internazionale di giovani archeologi “Broadening Horizons” inaugurato oggi a all’Università di Udine. “Mondi a confronto” è il tema del convegno che, fino all’8 giugno, vede la partecipazione di circa 120 archeologi specializzati nel Vicino Oriente, Levante e Mediterraneo, provenienti da Europa, Australia, Israele, Kurdistan iracheno e Libano.

«Giulio – scrivono Paola e Claudio Regeni nel messaggio scritto ai giovani ricercatori riuniti nel Salone del Parlamento del Castello di Udine – era un giovane che cercava di vivere con coerenza i suoi valori, implementandoli anche con la sua ricerca accademica, credeva in quello che faceva. A Giulio, probabilmente, sarebbe piaciuto partecipare a questa conferenza; proprio perché ricercava sempre un confronto critico sul suo lavoro anche in un’ottica interdisciplinare.

«In questo doloroso cammino che stiamo facendo ormai da 16 mesi – spiegano i genitori di Giulio –, abbiamo compreso quanto sia importante avere al nostro fianco iniziative di solidarietà che ci accompagnino nella nostra richiesta di Verità e Giustizia, com’è simboleggiato anche dalla campagna Amnesty, con gli striscioni gialli. Abbiamo compreso quanto sia importante raccontare la tragedia di Giulio perché al centro della sua triste vicenda c’è la negazione dei diritti umani. Rendere verità e giustizia per Giulio significa azione costante contro l’indifferenza morale che pervade la nostra società.

«Le teorie sull’insegnamento e sull’apprendimento – proseguono Paola e Claudio Regeni –, evidenziano già da anni come la conoscenza si costruisce tramite il confronto, lo scambio di esperienze e idee, ponendo quindi al centro dei processi le relazioni umane.

«Come famiglia – sottolineano la mamma e il papà di Giulio – vi ringraziamo per la dedica in questa conferenza a Giulio e vi auguriamo buon lavoro. Sentiremo la vicinanza di questo mondo accademico che si apre alla riflessione sull’importanza di costruire buone condizioni e buone pratiche affinché la ricerca possa realizzarsi e svilupparsi.

«Vi chiediamo con gratitudine – si appellano alla fine i genitori del giovane studioso friulano tragicamente scomparso in Egitto – di continuare ad esserci vicini e di diffondere con costanza la dolorosa storia di Giulio, per lui e per tutti coloro che continuano ad essere vittime perseguitate senza alcun rispetto per la dignità umana».

«Organizzando a Udine un convegno di giovani archeologi era giusto e doveroso ricordare la figura di Giulio Regeni. Per Giulio e la sua famiglia, per il Friuli e per la ricerca stessa», ha detto aprendo i lavori Marco Iamoni, uno dei coordinatori scientifici del convegno, docente di Archeologia del Levante all’Ateneo friulano.

Il convegno, promosso dal Dipartimento di Studi umanistici e del patrimonio culturale dell’Ateneo, è organizzato con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia, della Fondazione Friuli e del Comune di Udine (Civici Musei).

 

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