Nuovo appuntamento di Cantiere Friuli, Officina Demografia e Territorio

Ecco perché i nostri laureandi pensano di lasciare l'Italia

Mercoledì 18 luglio, ore 18.30, alla sede di Confartigianato-Imprese Udine

Nuovo appuntamento a Udine di “Cantiere Friuli, l’Università che ricostruisce”, organizzato dall’Officina Demografia e Territorio, in collaborazione con Confartigianato – Giovani Imprenditori Udine. L’incontro, sul tema “Emigrazioni e capitale umano: la fuga dal Friuli ai tempi della crisi”, è in programma mercoledì 18 luglio alle ore 18.30 nella sede di Confartigianato Udine, in via del Pozzo 8 (sala riunioni, 1° piano). Prima dell’inizio dei lavori, i saluti istituzionali saranno portati da Enrico Todesco, presidente del Movimento Giovani Imprenditori di Confartigianato-Imprese Udine, e da Mauro Pascolini, coordinatore del Cantiere Friuli per l’Università di Udine.

 
«Il tema affrontato è centrale per il futuro della nostra regione in quanto permettere agli studenti di trovare un'adeguata occupazione – spiega il coordinatore del Cantiere Friuli Mauro Pascolini - non solo rafforza l'aspetto occupazionale, ma permette di consolidare una presenza giovane, altamente qualificata, innovativa in un quadro di una regione che sta sempre più invecchiando e che ha bisogno di giovani per poter progettare il futuro».
 
A partire dalle 18.40, introduzione a cura di Alessio Fornasin, ricercatore di Demografia al Dies, Dipartimento di Scienze economiche e statistiche dell’università di Udine, sul tema “Giovani all’estero. Alcune considerazioni demografiche”. Alle 19, l’intervento sul tema “Brain AB-qualcosa: l’intenzione di lasciare l’Italia dei nostri laureandi” di Gian Pietro Zaccomer, ricercatore di Geografia economico-politica al Dill, Dipartimento di Lingue e letterature, comunicazione, formazione e società dell’Ateneo friulano. Dalle 19.20, confronto e discussione aperta al pubblico.
 
L’intervento di Gian Pietro Zaccomer sarà basato su un’indagine che mira a far luce sulle intenzioni dei laureandi di lasciare il paese dopo il conseguimento del titolo di laurea tutt’ora in corso presso l’Università di Udine.
 
Eccone alcune anticipazioni. La circolazione di persone qualificate, detta anche brain circulation, fa ormai parte dell’attuale realtà europea: le persone si spostano alla ricerca di migliori opportunità lavorative. In una situazione normale, nel medio-lungo periodo i flussi in entrata dovrebbero grosso modo compensare quelli in uscita. Il problema nasce quando vi è un sistematico sbilanciamento a favore di uno dei due flussi: quando eccede quello in uscita si parla di brain drain, situazione presente in Italia da decenni, ma che negli anni Novanta si è resa più evidente.
 
L’analisi delle serie storiche dei flussi (a livello nazionale) dei soli cittadini italiani in entrata e in uscita dall’Italia ha permesso di individuare tre cicli migratori post-bellici. A partire dal 2007, si assiste ad un nuovo ciclo migratorio dovuto alla crisi che porta al 2016 ad una uscita di quasi 115mila persone ed un saldo migratorio di quasi 77mila cittadini italiani, ossia sostanzialmente pari alla metà dei picchi massimi registrati nel primo ciclo. L’Istat stesso mette in evidenza che sono le regioni del Nord, accanto alla Sicilia, quelle maggiormente interessante all’immigrazione verso l’estero, poiché il resto d’Italia è più interessato da flussi di migrazione interna, prevalentemente orientate verso il Settentrione.
 
Ancora l’Istat mette in evidenza, sempre e solo per il 2016, che a livello nazionale e considerando i soli cittadini italiani di età superiore ai 24 anni, sono espatriati quasi 25mila laureati, ossia il 30,8% della popolazione di riferimento. Se si tiene conto che nello stesso anno sono rimpatriati poco più di10mila laureati, si può vedere come nel solo 2016 sono stati persi quasi 15mila laureati. L’analisi presentata si basa sui dati della prima estrazione, che copre sostanzialmente il mese di aprile 2018, relativa a 1172 studenti di nazionalità italiana di cui 50,2% femmine e 49,8% maschi.

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