Scoperta pubblicata dalla rivista
scientifica americana Science

Fotografata la supercatastrofe del cosmo

Dal satellite Fermi cui collaborano gli astrofisici
dell’Ateneo friulano

La più potente esplosione cosmica mai rilevata finora dall’uomo, avvenuta più di 12 miliardi di anni fa in una remota galassia dell’universo, è stata scoperta dal satellite Fermi della Nasa. Il satellite è riuscito a registrare un lampo di raggi gamma ad altissima energia sprigionato probabilmente dal collasso di una stella gigantesca e dalla conseguente formazione di un buco nero. Alla realizzazione e gestione di Fermi collaborano un gruppo di astrofisici e informatici dell’Università di Udine, il gruppo friulano dell’Istituto nazionale di fisica nucleare e l’azienda DataMind del Parco scientifico e tecnologico di Udine. Un sesto del telescopio spaziale inoltre è stato realizzato da una ditta di Cormons.
 
«Questa catastrofe – commenta il coordinatore dei ricercatori friulani, Alessandro De Angelis, professore di Astrofisica particellare – è avvenuta prima della nascita della nostra galassia e si tratta del fenomeno di maggiore energia mai osservato. L’oggetto è a una distanza di quasi 13 miliardi di anni luce, una distanza vicina al confine dell’universo». I particolari della scoperta sono descritti dalla rivista scientifica americana Science.
 
Il lampo gamma rivelato da Fermi il 16 settembre 2008 è stato emesso da una lontanissima galassia come prodotto di un rapidissimo e violento collasso di una enorme quantità di materia, accelerata a una velocità non inferiore al 99,9999 per cento di quella della luce. Alla fine di questa attività durata qualche minuto la sorgente si è spenta lasciando solo una debolissima eco che per alcuni giorni è stata rivelabile solo dai più sensibili telescopi terrestri e spaziali.
 
Fermi è stato lanciato lo scorso 11 giugno dalla base di Cape Canaveral ed è il risultato di una collaborazione internazionale. Il satellite è stato realizzato dalla Nasa con un importante contributo italiano coordinato e sostenuto dall’Agenzia spaziale italiana in collaborazione con l’Istituto nazionale di fisica nucleare (sezioni di Bari, Padova, Perugia, Pisa, Roma Tor Vergata, Trieste e Udine) e l’Istituto nazionale di astrofisica.

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