Anteprima nazionale giovedì 28 giugno al festival bolognese “Il Cinema Ritrovato”

I Laboratori del Dams Cinema riportano alla luce un film inedito del 1942 sulla spedizione in Russia

Restaurata la pellicola del Fondo Fratelli Chierici che documenta il viaggio di 3.500 km da Bologna all’Ucraina

Torna alla luce grazie al prezioso lavoro di restauro dei Laboratori cinematografici di eccellenza dell’Università di Udine il film inedito “Da Bologna a Stalino. Documentario sul viaggio del convoglio n° 1” sulla spedizione in Russia dell’esercito italiano, realizzato dal fotografo e cineamatore genovese Enrico Chierici nel 1942. L’equipe dei Laboratori Crea e La Camera Ottica del corso di laurea Dams dell’Ateneo friulano a Gorizia ha recuperato il film inedito che documenta il viaggio partito da Bologna il 9 giugno 1942 per arrivare a Stalino e a Makejenka in Ucraina il 22 giugno, coprendo una distanza di circa 3.500 chilometri attraverso varie località di Austria, Germania, Polonia, Bielorussia e Ucraina. L’autore del film, realizzato in 9,5mm per la 3° Sezione fotografi-Comando 8° Armata, è il sottotenente Enrico Chierici (1914-2001) che prestò servizio nell’esercito italiano presso il Genio fotografi. La pellicola, come altre 9,5mm e 16mm che riguardano la spedizione in Russia, fa parte del Fondo Fratelli Chierici conservato dall’Archivio Nazionale del Film di Famiglia. Il film sarà presentato in anteprima giovedì 28 giugno al festival “Il Cinema Ritrovato” di Bologna, rassegna cinematografica tra le più importanti del suo genere che ogni anno riunisce i più autorevoli critici e studiosi di cinema internazionali e cinefili da tutto il mondo.
 
L’equipe composta da Mirco Santi e Gianandrea Sasso dei Laboratori Cinema del Dams, affiancati dagli studenti Antonio Crosa e Claudio Santancini, ha lavorato inizialmente al restauro tecnico dell’opera che ha permesso il ripristino della funzionalità meccanica e la pulizia del film, girato in un formato ridotto e obsoleto. Successivamente è stata effettuata la digitalizzazione ad alta definizione e le immagini del documentario sono state sottoposte a un restauro digitale. «Una serie di tecniche e tecnologie specifiche adottate negli anni dal laboratorio goriziano in stretta collaborazione con Home Movies, Archivio Nazionale del Film di Famiglia – sottolinea Santi -, permette il recupero di formati obsoleti e fuori standard come il Pathé Baby, formato a perforazione centrale largo appena 9,5mm e brevettato in Francia fin dai primissimi anni Venti del secolo scorso. Le immagini impressionate novanta anni fa e quelle più recenti nei vari formati ridotti possono essere rese nuovamente accessibili con scanner specifici che, grazie all’alta qualità dei dati digitali prodotti e a potenti software di restauro del cinema, permettono di ricercare le qualità tipiche della pellicola invertibile».
 
«Le operazioni da fare su un materiale filmico non standard, ossia non in 35mm – conclude Santi -, sono diverse e presuppongono per il cosiddetto cinema di famiglia o amatoriale il dispiego di una serie di strumenti che vanno dall’osservazione analitica e descrittiva dei materiali che compongono la collezione alla datazione dei reperti, all’inventariazione dei vari elementi. Ogni singolo oggetto filmico, seppur apparentemente frammentario e difficilmente catalogabile, va letto nella logica dell’insieme del fondo filmico prodotto, spesso da un singolo appassionato cine-amatore, all’interno della famiglia o cineclub a cui era affiliato. Il restauro offre da un lato la nuova opportunità di ri-vedere queste "perle" dimenticate, dall’altro la possibilità di conservare per i posteri materiali inediti, quindi originali e purtroppo deperibili».

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