In ricordo di Giacomo Della Riccia: il ritratto di Franz Fabris, uno degli ultimi allievi del professore di cibernetica

Scomparso lo scorso agosto, Della Riccia era professore emerito dell’Ateneo friulano

Wiener e Della Riccia (primi anni '60)

Ci ha lasciati il prof. Giacomo Della Riccia, matematico, fisico, ingegnere, uno dei padri fondatori e professore emerito del nostro ateneo, riconosciuto come figura preminente della cibernetica italiana.

Ricoprì importanti incarichi (preside, direttore, prorettore, consigliere d’amministrazione, membro del Senato Accademico) nei momenti critici di nascita, sviluppo e consolidamento della nostra università.

Nato ad Alessandria d’Egitto, dopo aver studiato alla Sorbonne la sua passione per la matematica e la fisica e le sue raffinate doti intellettuali lo portarono a frequentare le più importanti istituzioni universitarie e di ricerca dell’epoca, quali il Laboratorio di Cibernetica del CNR ad Arco Felice (Napoli), il Massachusetts Institute of Technology – dove in qualità di Research Associate fu l’ultimo assistente di Norbert Wiener – l’Indiana University Bloomington e la Hebrew University of Jerusalem.

Successivamente gli venne offerta la possibilità di rientrare in Italia, per consolidare il nucleo primigenio della nascente Cibernetica italiana, costituitosi attorno alla figura di Eduardo Caianiello, che fondò e diresse l’Istituto di Fisica Teorica dell’Università di Napoli e il Laboratorio di Cibernetica del CNR ad Arco Felice. Assieme a Valentino von Braitenberg (trasferitosi poi a Tubinga), Luigi Maria Ricciardi, Francesco Lauria, Aldo De Luca, Settimo Termini, Giuseppe Trautteur, Renato Capocelli e Giuseppe O. Longo, fu tra i primi ad ottenere la cattedra di Cibernetica, che lo portò all’Ateneo di Udine per costituire il nucleo della nascente facoltà di Scienze e del corso di studi in Scienze dell’Informazione, divenuto poi Informatica, 40 anni fa (tra i primi quattro in Italia).

Persona dotata di una pungente, vivida e raffinata intelligenza, portò contributi significativi in un ampio spettro di discipline, a partire dalla fisica dello stato solido e dagli studi pionieristici sulla struttura fisica e delle bande di potenziale dei transistor, per poi trattare i processi aleatori, la meccanica quantistica, il moto Browniano, gli spazi metrici localmente compatti e gli spazi di Banach, l’analisi fattoriale e discriminante, il clustering, il riconoscimento automatico delle forme e più recentemente la regressione multivariata e la trasformata di Fourier della spettrografia a infrarosso per l’individuazione di contaminazioni alimentari.

Il suo ultimo lavoro di natura astratta – Riordan Arrays, Sheffer Sequences and “Orthogonal” Polynomials, pubblicato sul Journal of Integer Sequences, risale al 2008, ma continuò a pubblicare fino al 2013 contributi di ambito applicativo.

Ci lascia un uomo dalle qualità morali e umane indiscusse, dotato di un’acuta intelligenza astratta, sociale e relazionale, di un divertente e pungente senso critico e ironico, con una vastissima esperienza di vita fatta dopo aver vissuto in ambienti geografici, sociali, culturali e linguistici estremamente distanti tra loro – dai mercatini di strada di Alessandria d’Egitto, dove contrattava l’acquisto di libri di matematica col venditore di turno, agli aulici spazi della Sorbonne, dai borghi napoletani alle solenni aule del MIT, alle arsure del deserto del Negev – sempre sostenuto dalla sua famiglia – dalla moglie Anna Maria e dalle figlie Tamara e Daniela – che sono state il suo unico punto fermo delle peregrinazioni in giro per il mondo.

Ci lascia un uomo che ha contribuito in modo significativo allo sviluppo dell’Ateneo friulano nei momenti più delicati della sua nascita.

Grazie Giacomo.

 

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