Tonon, la lettura delle emozioni strategica per stare sul mercato

Honsell, solo con l’innovazione si supera la congiuntura

“La capacità di comprendere le emozioni dentro le fabbriche e nella società diventa oggi strategica per gestire le imprese e per affrontare con successo i mercati. Oggi, il prodotto è di successo, se è capace di provocare emozioni, anzi l’emozione spesso prevale sull’oggetto”. Così Matteo Tonon imprenditore e vicepresidente della Tonon Spa di Manzano concludendo i lavori del convegno “Il gioco delle emozioni. Psicanalisi, antropologia, iconologia e marketing a confronto” promosso da Friuli Innovazione in collaborazione con l’Università di Udine e con il patrocinio del Comune di Udine, convegno che ha posto al centro della riflessione proprio il tema delle emozioni con le sue conseguenze in termini di marketing.
 
“Il convegno di oggi – ha detto Furio Honsell, congratulandosi con gli organizzatori – dimostra la necessità di una stretta correlazione fra umanisti e tecnologi. Se è vero – ha aggiunto – che non c’è crescita senza innovazione tecnologica è anche vero che questa rischia di non essere utilizzata se accanto non c’è una crescita culturale della società. Per questo la vera innovazione è culturale: più una società è in grado di accettare la novità, di aprirsi al mondo, di confrontarsi con culture e tecnologie nuove, di interagire con altri popoli, maggiori sono le probabilità che scopra soluzioni innovative che sono le uniche che ci consentiranno di superare questa grave crisi economica”.   
 
Il convegno, che si è svolto nel salone del Parlamento del Castello di Udine, è stato sapientemente coordinato dal prof. Giorgio Camassa dell’Università di Udine (sua l’idea, assieme al direttore di Friuli Innovazione Fabio Feruglio), ha visto le relazioni di Massimo Cuzzolaro dell’Università La Sapienza di Roma, di Ivan Bargna dell’Università di Milano Bicocca, di Claudia Cieri Via dell’Università La Sapienza di Roma. “Le moderne ricerche di marketing – ha spiegato il prof. Bargna – sono sempre più simili a ricerche antropologiche perché non ci sono bisogni di massa, ma legati a gruppi limitati di persone quasi come se fossero delle tribù.
 

Con la particolarità che un tempo il sentire delle tribù era stabile a lungo, mentre oggi le emozioni cambiano con una rapidità assolutamente frenetica”. “Stiamo attraversando una fase che è definita di apatia sensitiva ed emozionale – ha aggiunto il prof. Camassa – che si traduce in atteggiamenti compulsivi che vanno dalla dipendenza al consumo all’isolamento individuale”. Come a dire che la capacità di lettura delle tribù moderne si traduce in una maggiore attrattività dei prodotti, aumentandone la probabilità di vendita. Altro che gioco delle emozioni.

FONTE: UFFICIO STAMPA FRIULI INNOVAZIONE

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