Giovedì 15 novembre con accademici italiani e spagnoli

La riscoperta dei classici durante il "Siglo de Oro" della cultura iberica del Rinascimento

Convegno internazionale organizzato dal Centro internazionale sul plurilinguismo dell’Ateneo di Udine

Elio Antonio de Nebrija tiene lezione nell'Accademia di don Juan de Zùñiga (in E. A. Nebrija, Introductiones latinae, 1486 ca., codice miniato, Madrid, Biblioteca Nacional de España, Vitr. 17 1a)
È dedicato a “Le lingue classiche nella cultura iberica del Rinascimento” il convegno internazionale organizzato dal Centro internazionale sul plurilinguismo (Ceip) dell’Università di Udine che vedrà a confronto accademici italiani e spagnoli con l’obiettivo di individuare alcuni tratti distintivi della presenza dei classici nella cultura iberica del Rinascimento, un capitolo fondamentale della storia della cultura non solo spagnola ed europea, ma universale. Rivolto principalmente a docenti e studenti universitari, ma aperto anche al pubblico più vasto, il convegno si svolgerà giovedì 15 novembre (apertura dei lavori alle 9 - programma pdf) nella sala ‘Gusmani’ di palazzo Antonini, in via Petracco 8 a Udine.

«Tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento – ricorda il direttore del Ceip, Renato Oniga, docente di lingua e letteratura latina - il rinnovamento dei sistemi educativi basato sulla centralità delle lingue e letterature classiche, secondo gli ideali umanistici, si diffuse in tutta Europa, fungendo da tratto comune nel creare una nuova civiltà dalla fisionomia unitaria, al di là delle divisioni nazionali, e portando frutti di progresso in tutti gli ambiti della vita sociale, non solo letteraria». Che cosa le lingue classiche abbiano significato nelle epoche storiche più recenti, «è un argomento di ricerca – aggiunge Oniga - che ha conosciuto una certa fortuna solo negli ultimi decenni, grazie allo sviluppo dei cosiddetti Reception Studies. L’idea che sta alla base del convegno è che le lingue classiche siano anche lingue della modernità».

Il convegno, in particolare, porrà l’attenzione sull’area geografica iberica, che nel Rinascimento intrattenne rapporti molto stretti e fruttiferi con l’Italia. «Le relazioni – anticipa Oniga - cercheranno di indagare, necessariamente a campione, alcuni fenomeni prodotti dalla riscoperta dei classici in quello che è chiamato giustamente il Siglo de Oro, cioè il secolo di maggiore slancio, non solo politico e militare, ma anche e soprattutto culturale e artistico della Spagna».

La prima sezione del convegno sarà dedicata a questioni più teoriche di linguistica e poetica, che porteranno ad esplorare in maniera innovativa alcuni aspetti importanti, ma meno conosciuti, di alcuni dei più grandi scrittori della letteratura spagnola, profondi cultori e diffusori dei classici greco-latini, come Antonio de Nebrija, Garcilaso de la Vega ‒ il tardo Petrarca ispanico ‒, Francisco Sánchez de las Brozas e Juan Ginés de Sepúlveda. La seconda sezione sarà dedicata invece ad una panoramica sulle traduzioni dei testi classici nelle lingue castigliana e catalana, procedendo per saggi che andranno dalla poesia di Ovidio alla filosofia di Seneca e dalla storiografia di Curzio Rufo alla tecnica militare di Giulio Frontino, dimostrando la presenza trasversale dei classici nei più vari campi del sapere.

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