Cantiere Friuli (Uniud) ha coinvolto enti e istituzioni in 3 tavoli di lavoro

Bosco per 'definire' l'area urbana di Udine e per contribuire alla bonifica di Torviscosa

I contributi offerti dalla sperimentazione “Boscoregione” dell'Officina Rigenerare la città e il territorio oggi al workshop svoltosi a palazzo di Toppo Wassermann

Una fascia di alberature ‘filtro’ intorno all’impianto chimico Caffaro di Torviscosa, con una serie di interventi per attenuare i rischi ambientali presenti nell’area, ovviamente in abbinata con interventi più robusti di natura chimica e ingegneristica. E per Udine, la costruzione di un grande bosco intorno all’area urbana, un anello boschivo e forestale che possa dare un dimensione finita alla città. Sono questi alcuni dei progetti “forti” elaborati dalla sperimentazione “Boscoregione” dell’Officina Rigenerare il territorio del Cantiere Friuli (www.uniud.it/cantierefriuli) dell’ateneo friulano che ha riunito oggi in tre tavoli di lavoro con gli esperti a palazzo di Toppo Wassermann a Udine, una serie di enti, associazioni, istituzioni, per mettere i ferri in acqua affinché il bosco diventi un vero e proprio “modello” per ridisegnare il territorio in forma sostenibile. Nella sperimentazione sono impegnati tre Dipartimenti dell’Ateneo udinese: DPIA, Dipartimento Politecnico di Ingegneria e Architettura; DI4A, Dipartimento di Scienze agroalimentari, ambientali e animali; DIUM, Dipartimento di Studi umanistici e del patrimonio culturale.
 
«Da questa nostra officina nasce un’idea forte – ha detto il rettore Alberto De Toni in apertura –; poiché l’architettura ha sempre aggiunto, adesso abbiamo nella città dei luoghi vuoti che stanno nel mezzo, si pensi ad esempio agli spazi tra lo Stadio di Udine, la Fiera, il Polo universitario dei Rizzi, e la nostra ipotesi è riempire questi vuoti con dei boschi. Non solo per realizzare qualcosa che fa bene alla salute e al tempo libero – ha spiegato -, ma anche per un fatto economico: il bosco è un intervento migliorativo sul piano economico e sociale, ed è legato all’identità e alla storia delle popolazioni, dunque – ha concluso De Toni –, dunque può diventare un elemento essenziale di rigenerazione urbana e civile del territorio».
 
Mauro Pascolini, coordinatore del Cantiere Friuli, ha sottolineato la grande partecipazione di enti, professionisti, istituzioni del territorio ai tavoli odierni di Boscoregione. «Questo è frutto dell’importanza del tema e di due anni di lavoro del Cantiere Friuli – ha commentato –, perché il fatto di avere fin dall’inizio pensato che l’interlocutore con cui costruire questo progetto fossero proprio gli enti locali, le istituzioni, i professionisti, i rappresentanti delle associazioni ha portato ad avvicinare nel corso del lavoro anche nelle altre Officine una serie di soggetti che abbiamo per così dire ‘fidelizzato’.  Questo è un valore aggiunto – ha proseguito –, sia per trasmettere agli enti i valori e i progetti del Cantiere Friuli, sia per spronare e interessare quando su specifici argomenti è necessario l’intervento dei tecnici». Ai tavoli di Boscoregione oggi a Udine hanno preso parte numerosi rappresentanti della Regione, tecnici comunali, amministratori. «La loro presenza è un elemento fondamentale – ha sottolineato Pascolini -, questa università è sempre stata aperta al territorio, per esempio abbiamo collaborato per quattro anni per la realizzazione del Piano regionale del Paesaggio».
 
Dopo i saluti istituzionali del rettore e del coordinatore del Cantiere Friuli, nella sessione plenaria di sono alternati Mariapia Comand, professore ordinario di Cinema, fotografia e televisione, (Dipartimento di Studi umanistici e del patrimonio culturale), Christina Conti, professore associato di Tecnologia dell’architettura (Dipartimento Politecnico di Ingegneria e Architettura), Giovanni La Varra, professore associato di Composizione architettonica e urbana (Dipartimento Politecnico di Ingegneria e Architettura), Luca Marchiol, professore associato di Agronomia e coltivazioni erbacee (Dipartimento di Scienze agroalimentari, ambientali e animali). 
 
Giovanni La Varra, coordinatore del tavolo “Nuove logiche di sviluppo e rigenerazione degli ambienti urbani” ha lanciato l’idea dell’Officina per la città di Udine. «Il tema è costruire un grande bosco usando già le risorse che abbiamo, cioè i parchi del Torre e de Cormor – ha detto -, concludendo un’identità anulare, boschiva e forestale che possa dare una dimensione finita alla città, che negli ultimi anni è cresciuta senza una forma, aggiungendo anche in modo irrazionale brani che non sono in dialogo tra loro. Il bosco – ha continuato - può aiutare a ricostruire quell’identità che l’edilizia non ci dà più. Può essere l’elemento per ridisegnare il volto delle città nel XXI secolo – ha precisato -, certo con qualche difficoltà di gestione, ma anche con molte opportunità, perché il bosco è paesaggio, ma anche economia, ambiente, e quindi una risorsa. Inserire il bosco anche nelle aree produttive intorno alla città – ha aggiunto – con le Apea lanciate dalla Regione e quindi con i consorzi industriali, si può sviluppare un lavoro in cui il bosco è un elemento di qualità».
 
Luca Marchiol, coordinatore del tavolo “Servizi ecosistemici in aree produttive, dismesse e/o inquinate”, ha sottolineato che il bosco può essere utilizzato per contribuire a bonificare aree industriali anche inquinate, come il sito Caffaro di Torviscosa. «Anni fa come dipartimento avevamo già sviluppato un progetto dentro l’impianto Caffaro di Torviscosa – ha ricordato – e ora che quel progetto è finito, ci piacerebbe tornare a Torviscosa per poter applicare le conoscenze acquisite. L’intervento con materiale biologico non può essere sostitutivo di altri interventi che devono essere applicati in contesti seriamente inquinati – ha proseguito il docente -, però nelle aree di confine, associandosi a tecniche più robuste, chimiche e ingegneristiche, anche la componente vegetale può dare il suo contributo soprattutto per interventi con costi di gestione più contenuti. Anche al tavolo odierno – ha concluso - ci confrontiamo con Comune, Regione, Arpa, discutendo con il sindaco e la Direzione ambiente: vogliamo sviluppare un progetto, ma prima dobbiamo ottenere le risposte adeguate dal territorio, in questa fase».
 
Maurizia Sigura, coordinatrice del tavolo “Infrastrutture verdi e paesaggio”, ha spiegato che durante i lavori si è discusso su come rendere operativa l’infrastruttura verde del paesaggio, attraverso la rete ecologica e con una chiave di lettura legata alla multifunzionalità. «Le proposte che facciamo – ha aggiunto - sono legate alla visualizzazione e alla valorizzazione dei servizi ecosistemici, e a questo proposito abbiamo raccolto alcune aspettative e problematiche dei diversi contesti di paesaggio regionale, da quello rurale a quello montano».
 
Prima della discussione articolata in tavoli tavoli tematici, con la partecipazione di docenti e ricercatori dell’Università di Udine (al tavolo 1 Christina Conti e Giovanni La Varra, al tavolo 2 Luca Marchiol e Ambra Pecile, al tavolo 3 Maurizia Sigura ed Elisa Tomat), la docente Mariapia Comand e Andrea Mariani, ricercatore del Dams dell’Università di Udine (DIUM) responsabile scientifico dei progetti del Digital Storytelling Lab dell’ateneo, hanno presentato il film “L’Uomo selvatico”.
 
Diretto da Marco Devetak e scritto dallo stesso Devetak con Elisa Nocent, “L’Uomo selvatico” è interpretato da Daniele Fior, Sergio Pancaldi e Paolo Fagiolo. Prodotto dal Digital Storytelling Lab dell'ateneo, con Andrea Mariani delegato di produzione, il lavoro punta all’esplorazione del patrimonio culturale e delle leggende friulane sul bosco come «reame di confine, tra luogo dove la marginalità diventa forza di mediazione con il mondo urbano e potenza misteriosa e talvolta salvifica».
 
Buone prospettive per questo primo esito cinematografico di “Boscoregione”. «Intendiamo distribuirlo nei quaderni dell’Officina, che saranno pubblicati quest’anno e ai quali sarà allegato il Dvd – ha annunciato Andrea Mariani -, ma abbiamo anche avviato un dialogo con i distributori regionali e nazionali per capire che esiti potrà avere nel circuito delle sale e dei festival». 

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