Dalla collaborazione tra Dipartimento di Area Medica e Fondazione emergono risultati scientifici importanti

Malattie del fegato: Ateneo e Fondazione italiana fegato verso nuove strategie diagnostiche e terapeutiche

Tra i traguardi raggiunti, la scoperta di nuovi marcatori diagnostici e la prima Biobanca regionale per incentivare la ricerca scientifica

Laboratorio

Sede centrale delle più importanti reazioni biochimiche coinvolte nel nostro metabolismo ed organo in assoluto più grande del nostro corpo, il fegato è anche il focus su cui da tempo, e con ragguardevoli risultati, si concentrano gli sforzi e le attività congiunte del Dipartimento di Area Medica dell'Università di Udine e della Fondazione Italiana Fegato – FIF. Impegnate a portare avanti una solida linea di ricerca congiunta, con l’obiettivo di disegnare nuove rotte per la diagnosi tempestiva e la terapia efficace delle patologie del fegato, attraverso un ventaglio di progetti all’avanguardia, le due realtà stanno da tempo firmando risultati preziosi, oggetto anche di pubblicazioni internazionali.

A partire dalla sorprendente e recente scoperta in ambito oncologico che permette oggi alla Scienza di riconoscere nella molecola APE1 il possibile, e fino a poco tempo fa insospettabile, ruolo di marker prognostico e di aggressività dell’epatocarcinoma (HCC). Un risultato ancora più prezioso in virtù dell’incremento di nuovi casi e della difficoltà, sino ad oggi, di effettuare la diagnosi se non nella fase avanzata della malattia, ricorrendo solo a cure palliative.

«Questo studio preliminare, avviato cinque anni fa con il supporto della Fondazione Italiana Fegato, e in fase di ulteriore sviluppo, è stato possibile grazie ad una integrazione di saggi cellulari e molecolari, all’analisi di sequenziamento di ultima generazione (Next Generation Sequencing) e di miRNA cellulari e plasmatici sui pazienti con tumore epatico, soggetti sani e con cirrosi dimostrando una significativa correlazione tra i livelli plasmatici di APE1 e lo sviluppo del tumore – sottolinea il Prof. Gianluca Tell, Direttore del Laboratorio di Biologia molecolare e riparazione del DNA del Dipartimento di Area Medica UniUD mentre ricorda anche l’attività in corso, con il Gruppo coordinato dal Prof. Giorgio Soardo del DAME, sull’efficacia di alcuni composti naturali nel possibile rallentamento della progressione delle malattie croniche del fegato, tra le principali cause di morte a livello mondiale – I dati ottenuti forniscono oggi importanti informazioni sui geni coinvolti nei meccanismi di chemioresistenza controllati da APE1 attraverso la regolazione del miRNA nelle cellule tumorali e suggeriscono nuovi marcatori predittivi affidabili con profonde implicazioni per la terapia dei tumori».

Pionieristico anche lo “studio molecolare dell’impatto genomico ed epigenomico del ricettore sull’allotrapianto epatico”, a cura del Gruppo guidato dal prof. Umberto Baccarani del DAME, con il ricercatore della FIF Pablo Giraudi, sulla valutazione degli aspetti genomici ed epigenomici che potrebbero portare al danno iniziale del fegato trapiantato, alla ricomparsa della malattia cronica o al rigetto dell’organo. Reso possibile grazie al know how della FIF, del Centro Trapianti di Fegato del DAME e del Laboratorio di Genomica ed Epigenomica di Area Science Park di Trieste, il lavoro sperimentale consenitrà di comprendere meglio i meccanismi alla base della buona riuscita del trapianto garantendo la sopravvivenza dei pazienti che vi vengono sottoposti.

Un percorso diagnostico e terapeutico importante e pluriennale, quello che DAME e FIF stanno dunque portando avanti in un’ottica multidisciplinare e che potranno adesso potenziare ulteriormente anche grazie all’impegno profuso in questi anni, con il supporto del CRO di Aviano, per la creazione della prima Biobanca regionale di campioni umani disponibili per la caratterizzazione molecolare e per lo sviluppo di trials di fase 1.

«Questo lavoro innovativo consentirà soprattutto la creazione di Biobanche di campioni biologici e records infomatici, attraverso la generazione di “big data”, utili ad attivare collaborazioni nel digital health basate su modelli di Intelligenza Artificiale nell’ottica di una medicina sempre più personalizzata – sottolinea il Prof. Claudio Tiribelli, direttore scientifico di FIF – e permetterà di incentivare ulteriormente la sinergia tra i diversi enti coinvolti, avviare nuove linee di ricerca nazionali ed internazionali e potenziare la formazione di nuove risorse umane altamente specializzate aumentando così le già prolifiche collaborazioni locali ed estere. È importante sottolineare che chi più beneficerà di questa interazione sarà proprio il malato con patologia epatica e DAME e FIF sono effettivamente apripista, in questo settore, in ambito regionale, nazionale ed internazionale».

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