10 febbraio, Giorno del Ricordo

La riflessione del rettore Roberto Pinton

“Per troppo tempo le sofferenze patite dagli italiani giuliano-dalmati con la tragedia delle foibe e dell’esodo hanno costituito una pagina strappata nel libro della nostra storia”. Il chiarissimo monito del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ci ricorda l’imprescindibile dovere morale di celebrare il Giorno del Ricordo.

Ogni anno, il 10 febbraio data che ricorda la firma del trattato di pace del 1947 e l’inizio dell’esodo degli italiani istriani, commemoriamo i drammatici avvenimenti che caratterizzarono il confine orientale durante e dopo la conclusione del secondo conflitto mondiale. Ricordare significa coltivare e rafforzare la consapevolezza degli orrori compiuti in territori già sottoposti a prove durissime nei primi decenni del Novecento. Aiuta, si spera, a immunizzarsi contro l’odio. Serve a proteggere il nostro futuro e a educare le nuove generazioni al dialogo, alla fratellanza, alla comprensione reciproca, al valore della pace, alla complessità di ciò che accade nel mondo.

Non dobbiamo mai dimenticare, e il timore cresce di fronte alle tragedie belliche che ancora oggi si protraggono in diverse aree del mondo, che gli orrori della storia si possono ripetere. Per superare le divisioni e gli odi politici, razziali, etnici o religiosi che siano è necessario l’impegno di tutti.

L’Università di Udine, profondamente radicata nel suo territorio che l’ha fortemente voluta, sente il dovere di contribuire a conservare e trasmettere il Ricordo di quella tragedia che ha duramente colpito tanti nostri connazionali, segnando indelebilmente anche il Friuli Venezia Giulia.

Il rettore

Roberto Pinton