Nell’antica località denominata “Pras de Tombe” a Udine

Archeologia: aperto al pubblico il tumulo protostorico di Sant'Osvaldo

Inaugurata la struttura che conserva la sepoltura studiata nel 2002 dal gruppo di ricerca per la protostoria

Entrare nel cuore di una tomba risalente all’età del bronzo per scoprire come è stato sepolto un antico abitante del territorio udinese. È l’emozione che si è potuta vivere oggi, sui terreni dell’Azienda agraria “Servadei” dell’Università di Udine, nella località un tempo chiamata “Pras de Tombe”, dove si è concluso il lavoro di restauro e valorizzazione del tumulo funerario di età protostorica di Sant’Osvaldo. Dopo un lungo periodo di gestazione è stata inaugurata la struttura che protegge l’antica tomba, progettata dagli architetti Gianluca Rosso e Sophia Los, che renderà possibile la fruizione del sito da parte del pubblico. L’altura artificiale in terra e ciottoli, innalzata intorno al 1900 a.C. per seppellire un uomo giovane e robusto di 25-35 anni, è stata esplorata dal 2000 al 2002 dal gruppo di ricerca per la protostoria del Dipartimento di Storia e tutela dei beni culturali dell’Ateneo friulano, sotto la direzione di Paola Càssola Guida.
 
«Un momento emozionante e particolarmente significativo per il nostro Ateneo – ha sottolineato durante l’inaugurazione il rettore Cristiana Compagno – che restituisce alla città e al territorio un monumento di grande valore archeologico e scientifico». Alla cerimonia sono intervenuti, tra gli altri, il sindaco Furio Honsell, il presidente della Provincia Pietro Fontanini, l’assessore regionale Claudio Violino, il presidente della Fondazione Crup Lionello D’Agostini e il soprintendente ai Beni Archeologici della Regione Fvg Luigi Fozzati.
 
Le pratiche per il recupero del tumulo, che presenta allo stato attuale un diametro di circa 26 metri e un’altezza di 4, sono state lunghe e complesse. Grande attenzione è stata dedicata agli aspetti rituali del sito. Nello spazio scavato è stata ricavata una sorta di cella quadrata che evidenzia l’intervento attuale là dove in origine non c’era alcun ambiente ipogeo, ma soltanto lo spazio necessario ad ospitare un corpo inumato. Il problema più arduo era proprio quello di mettere il pubblico in condizioni di comprendere che, diversamente dalle tombe etrusche o dalle tholoi micenee, il tumulo di Sant’Osvaldo non ha mai contenuto una tomba a camera accessibile dall’esterno. Il costo dei lavori, iniziati nel 2010, è stato di 113 mila euro, coperto dal contributo della Fondazione Crup, della Provincia di Udine e della Regione Friuli Venezia Giulia nell’ambito del progetto “I tumuli funerari dell’età del bronzo in Friuli Venezia Giulia e nella protostoria europea”.
 
Quello effettuato dall’Università di Udine a Sant’Osvaldo è stato il primo scavo di un tumulo friulano, non sollecitato da motivi di urgenza, nel quale sia stato possibile applicare un procedimento rigorosamente stratigrafico. Una stretta collaborazione tra studiosi degli Atenei di Udine e Trieste e la disponibilità di una serie di tecnici dotati di varie competenze hanno consentito di applicare alcune moderne metodologie, ad esempio prospezioni geoelettriche e sismiche miranti all’individuazione di strutture sepolte preliminarmente allo scavo, e di svolgere una serie di analisi scientifiche per raccogliere tutte le possibili informazioni che un tumulo è in grado di fornire. Sulla sepoltura dell’inumato è stato eseguito un calco di resina poliestere di perfetta aderenza all’originale, che ne rende possibile la musealizzazione.

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