Inaugurato il diciassettesimo anno accademico

Internazionalizzazione della didattica e consolidamento delle sedi

Il Rettore: «Ma senza sinergia con le Istituzioni e tra Atenei regionali, tutto è a rischio alla luce delle nuove norme»

«A fronte di un forte ruolo economico regionale di Pordenone e della sua provincia nei comparti manifatturieri che oggi, in questa crisi inedita, vengono visti come i comparti da cui rinascere e da cui ripartire, paradossalmente è relativamente basso l’indice delle infrastrutture sociali, e in particolare, fra queste, l’indice relativo alle strutture per l’istruzione». Lo ha sottolineato oggi, dati alla mano, il rettore dell’università di Udine, Cristiana Compagno, all’inaugurazione del XVII anno accademico della sede di Pordenone dell’Ateneo friulano, il XXXI della sua storia. Oggi più che mai, dunque, «la presenza dell’università di Udine a Pordenone – ha detto il rettore - è necessaria e fondamentale» per far fronte allo «squilibrio tra capacità economica e capacità di formazione di competenze necessarie a sostenere i ritmi dello sviluppo tecnologico e innovativo di questo territorio».
 
L’impegno dell’Ateneo di Udine in questo senso è forte, indirizzato verso la qualificazione e specializzazione dell’offerta formativa e verso un consolidamento strutturale, fatto sia di spazi per laboratori, aule, studi, sia di presenza costante dell’attività di ricerca. Da sempre l’Ateneo friulano offre a Pordenone formazione e ricerca avanzata «sui temi duri – ha ricordato Compagno – del management, dell’organizzazione, dell’ingegneria industriale e meccanica». A questo si aggiunge «l’avvio – ha annunciato il rettore – di un processo di internazionalizzazione importante dei corsi di studio a Pordenone, per rispondere alla vocazione di un territorio che con la sua industria deve essere sempre più globale».
 
In questi giorni, in particolare, va definendosi l’accordo con l’università di Klagenfurt per l’attivazione di una doppia laurea magistrale in Comunicazione multimediale e Information technology; inoltre è in fase di studio il progetto di internazionalizzazione di una laurea magistrale in Management engineering con sede a Pordenone, interamente in lingua inglese, capace di attirare studenti da tutto il mondo, «interessati – ha detto Compagno – a completare la propria formazione con l’esperienza che l’Ateneo di Udine ha sviluppato, essendo stato tra i primi in Italia ad avviare una laurea in Ingegneria gestionale».
 
La consegna, prevista per il 2009, del centrale e prestigioso palazzo Badini, consentirà l’insediamento della sezione di Scienze del costituendo Dipartimento di Ingegneria e Scienze dell’innovazione, «una delle tappe fondamentali dello sviluppo degli studi universitari a Pordenone – ha detto il rettore – che dovrebbe avvenire nei prossimi mesi, salvo la verifica del blocco dei tagli e dentro il rispetto dei sempre più cogenti vincoli finanziari». Ancora, a dicembre è prevista l’apertura della mensa universitaria, costituita dal Consorzio universitario di Pordenone, adiacente alla sede di via Prasecco, ed è inoltre in costruzione, nelle vicinanze, la nuova residenza universitaria, sempre grazie al Consorzio.
 
Dunque, l’impegno dell’università di Udine a Pordenone rimane forte. Tuttavia, la sede universitaria di Pordenone «fortemente voluta dal territorio locale al pari dell’università di Udine – ha sottolineato il rettore – fortemente voluta da Friuli tutto, è a rischio». Stante l’applicazione attuale e integrale del “decreto Gelmini” 180/08 e della legge 133/08, «Udine – ha precisato il rettore – si troverebbe in rilevante difficoltà a consolidare la sua presenza a Pordenone. Vincoli imposti di requisiti minimi, fino probabilmente ad una sorta di “premio” per gli Atenei che invertissero la tendenza di questi anni a decentrare le attività didattiche in sedi periferiche, avranno effetti pesanti anche per gli Atenei della Regione».
 
Di fronte a questa situazione l’unica possibile via «è – ha indicato Compagno - quella di mettere insieme le risorse degli Atenei regionali per far sì che Pordenone continui ad avere un dinamismo universitario pari a quello delle imprese del suo territorio, che costituiscono importante volàno di ricchezza per l’intera Regione. Ecco allora che le Università di Trieste e Udine dovranno fare sinergie e creare integrazioni, specialmente e innanzitutto nelle loro sedi coordinate». «Ma questo – ha aggiunto Compagno - non può rimanere appannaggio, responsabilità e decisione dei singoli Rettori e degli organi accademici interni. Serve un nuovo e se possibile ancora più forte patto territoriale fra le istituzioni, da quelle regionali a quelle locali cittadine e provinciali, insieme. Sarà il sistema Friuli Venezia Giulia, anche nelle sue Università, autonome ma integrate, con punte di eccellenza diverse e complementari, a dare risposte non solo ai nuovi e più stringenti vincoli nazionali, ma a una competizione delle conoscenze, a una mobilità del sapere, che deve essere nazionale ed internazionale».
 
«Si dice – ha concluso Compagno - che nei momenti di maggiore difficoltà, di crisi, di ristrettezze, si operi la migliore selezione per costruire il futuro. L’auspicio, ma soprattutto il nostro impegno, va in questa direzione. I risultati ottenuti dimostrano come, ispirati dai millenari valori di civiltà, di etica e di rigore scientifico di cui è depositaria l’Istituzione Universitaria, con l’impegno consapevole di tutti i componenti che costituiscono la grande Comunità accademica, in sintonia con le istituzioni e le associazioni territoriali di questa città e di questa provincia, sia possibile contribuire in modo forte allo sviluppo del territorio e più in generale della Conoscenza».
 
La cerimonia di apertura dei corsi di laurea dell’Università di Udine a Pordenone, organizzati con il sostegno e la collaborazione del Consorzio di Pordenone per la formazione superiore, gli studi universitari e la ricerca, si è svolta all’insegna della sobrietà, a sottolineare il momento di grande difficoltà per l’Università, da mesi ormai al centro dell’attenzione. «Cerco di coglierne l’aspetto positivo – ha detto Compagno-: che se ne parla, che il Paese si rende maggiormente conto che la sfida del futuro si gioca nell’alta formazione e nella ricerca. Certo, se ne parla più in una logica di bilancio, di taglio di costi, di miglioramento dell’efficienza, ma l’auspicio è che da ciò finalmente scaturisca una vera, approfondita valutazione del sistema universitario nazionale, e che sia finalmente questa valutazione a governare la ripartizione dei fondi, gli indirizzi e le scelte di priorità. Come Università di Udine non solo non temiamo, ma da sempre peroriamo un serio sistema di valutazione, che troppo e per troppo tempo ha penalizzato Udine».
 
Di “Valutare l’Università: una missione possibile?” ha parlato nella sua prolusione Laura Pagani, docente di Statistica nella facoltà di Economia. «Da molte settimane – ha detto Pagani - si sta assistendo ad un acceso dibattito sulla situazione dell’Università italiana. In diverse occasioni, giornali, programmi televisivi, inchieste citano dati, classifiche, indicatori che, in genere, vedono l’Università italiana in posizione non certo di eccellenza. Se si dovesse procedere ad una analisi testuale delle discussioni fatte due parole avrebbero la frequenza più elevata: merito e valutazione». Da qui la necessità di considerare la valutazione delle attività e dei servizi forniti dalle Università italiane «come uno strumento importantissimo – ha affermato Pagani - di garanzia, per gli utenti e per una allocazione equa dei fondi, e di sistema di governo o governante, al fine di sostenere i processi decisionali e di verificare la fattibilità e la realizzazione degli obiettivi prefissati».
 

Alla cerimonia è intervenuto Giovanni Pavan, presidente del Consorzio Universitario di Pordenone. L’intermezzo audiovisivo, realizzato dagli studenti dei corsi in Scienze e tecnologie multimediali e Linguaggi e tecnologie dei nuovi media coordinati da Marco Rossitti, ha proposto un montaggio di dieci minuti di sequenze tratte da film (dal “Don Quixote” di Pabst a “Pleasantville”, passando per “Fahrenheit 451”, “Indiana Jones” e “Il nome della rosa”, ecc) che ricostruiscono momenti della storia dell'umanità in cui i libri sono stati messi al rogo. In aggiunta, due “variazioni sul tema”: i libri inchiodati (“Centochiodi” di Olmi) e le pagine del libri usate come carta da sigarette durante la seconda guerra mondiale (“Il federale” di Salce). Al termine il Coro Polifonico ‘Città di Pordenone’, diretto dal maestro Mario Scaramucci, ha eseguito il tradizionale Gaudeamus. Anche quest’anno le studentesse dell’Istituto professionale per il commercio, il turismo e i servizi sociali “Flora” di Pordenone sono state le hostess di cerimonia, in base alla convenzione per lo svolgimento di stage in occasione di eventi organizzati dall’Ateneo friulano.

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