15 Giugno 2007
Ricerca del dipartimento
di Scienze economiche
Competenze interne e reti di relazioni, così innovano le piccole e medie imprese
Indagine su tredici aziende del Friuli Venezia Giulia
e del Veneto
Nelle piccole e medie imprese la maggior parte delle innovazioni nascono da un presidio di competenze interne combinate con altre conoscenze distribuite in una rete di relazioni alla quale l’azienda appartiene: università, centri di ricerca pubblici e privati, designer, fornitori, canali distributivi, clienti. Ma le imprese innovano anche utilizzando le tecnologie della comunicazione e dell’informazione, strumenti essenziali per supportare e ripensare la propria strategia competitiva. È quanto emerge da uno studio, durato due anni, condotto da un gruppo di ricercatori del dipartimento di Scienze economiche dell’Università di Udine su tredici piccole e medie imprese, dodici del Friuli Venezia Giulia e una del Veneto. Obiettivo dell’indagine: identificare, descrivere e interpretare come le piccole e medie imprese affrontano la gestione dell’innovazione.
Gli imprenditori intervistati, pur nella specificità del loro percorso, condividono una attitudine: la capacità di gestire processi di innovazione che, discostandosi da quelli tipici della grande impresa, dipendono dalla capacità di inserirsi in una rete di relazioni sempre più estesa e globale. Le aziende esaminate, molte delle quali di recente formazione, appartengono ai settori della manifattura tradizionale (meccanica, plastica e arredamento) e dei servizi (tecnologici e commerciali). Tutte hanno introdotto recentemente un’importante innovazione in almeno un’area aziendale: produzione (nuovi prodotti o processi produttivi), marketing, organizzazione.
L’indagine ha individuato tre aree che influiscono sulla capacità dell’impresa di innovare: l’insieme delle conoscenze presidiate internamente dall’azienda, l’infrastruttura interna di gestione della conoscenza, il sistema relazionale esterno. La capacità di gestire queste tre aree è stata la leva per il successo dei casi aziendali analizzati. «Al contrario – spiega il coordinatore della ricerca, Andrea Moretti, docente di Economia e gestione delle imprese –, una certa debolezza nella comprensione della crucialità di questi elementi o di una loro evoluzione rispetto alla fase di introduzione dell’innovazione in azienda, risulta un fattore che ha indebolito la portata potenziale dell’innovazione, nello specifico, e dell’evoluzione dell’impresa, più in generale, rischiando di limitare la capacità dell’impresa di crescere e svilupparsi ulteriormente a partire da una formula imprenditoriale innovativa».
La ricerca, condotta da Guido Bortoluzzi, Maria Rosita Cagnina, Maria Chiarvesio, Andrea Moretti e Raffaella Tabacco, è stata presentata oggi nel corso del convegno “Knowledge management e innovazione: un confronto intersettoriale” organizzato dal dipartimento di Scienze economiche dell’ateneo udinese. Lo studio fa parte di un progetto di ricerca nazionale sul knowledge management, cofinanziato dal ministero dell'Università, cui hanno partecipato anche le università di Modena e Reggio Emilia, Salerno, Torino e Venezia Ca’ Foscari. I risultati sono stati pubblicati nel volume “Il knowledge management come strumento di vantaggio competitivo. Un confronto intersettoriale”, pubblicato da Carocci Editore (Roma).
Delle tredici imprese coinvolte nella ricerca, sei sono della provincia di Udine (Creativando srl e Karboxx srl di Udine; Marmax srl di Amaro; Max Design srl di Bagnaria; Nuova Geass srl di Pozzuolo del Friuli; Syn Factory srl di Gemona del Friuli), cinque della provincia di Pordenone (Dicon Italia srl di Fiume Veneto; Microglass srl e Microstamp srl di San Quirino; Smartech Italia spa di Azzano Decimo; Triana srl di Cordenons), una è di Trieste (Movendo spa) e una di Belluno (Joint Project srl).
Gli imprenditori intervistati, pur nella specificità del loro percorso, condividono una attitudine: la capacità di gestire processi di innovazione che, discostandosi da quelli tipici della grande impresa, dipendono dalla capacità di inserirsi in una rete di relazioni sempre più estesa e globale. Le aziende esaminate, molte delle quali di recente formazione, appartengono ai settori della manifattura tradizionale (meccanica, plastica e arredamento) e dei servizi (tecnologici e commerciali). Tutte hanno introdotto recentemente un’importante innovazione in almeno un’area aziendale: produzione (nuovi prodotti o processi produttivi), marketing, organizzazione.
L’indagine ha individuato tre aree che influiscono sulla capacità dell’impresa di innovare: l’insieme delle conoscenze presidiate internamente dall’azienda, l’infrastruttura interna di gestione della conoscenza, il sistema relazionale esterno. La capacità di gestire queste tre aree è stata la leva per il successo dei casi aziendali analizzati. «Al contrario – spiega il coordinatore della ricerca, Andrea Moretti, docente di Economia e gestione delle imprese –, una certa debolezza nella comprensione della crucialità di questi elementi o di una loro evoluzione rispetto alla fase di introduzione dell’innovazione in azienda, risulta un fattore che ha indebolito la portata potenziale dell’innovazione, nello specifico, e dell’evoluzione dell’impresa, più in generale, rischiando di limitare la capacità dell’impresa di crescere e svilupparsi ulteriormente a partire da una formula imprenditoriale innovativa».
La ricerca, condotta da Guido Bortoluzzi, Maria Rosita Cagnina, Maria Chiarvesio, Andrea Moretti e Raffaella Tabacco, è stata presentata oggi nel corso del convegno “Knowledge management e innovazione: un confronto intersettoriale” organizzato dal dipartimento di Scienze economiche dell’ateneo udinese. Lo studio fa parte di un progetto di ricerca nazionale sul knowledge management, cofinanziato dal ministero dell'Università, cui hanno partecipato anche le università di Modena e Reggio Emilia, Salerno, Torino e Venezia Ca’ Foscari. I risultati sono stati pubblicati nel volume “Il knowledge management come strumento di vantaggio competitivo. Un confronto intersettoriale”, pubblicato da Carocci Editore (Roma).
Delle tredici imprese coinvolte nella ricerca, sei sono della provincia di Udine (Creativando srl e Karboxx srl di Udine; Marmax srl di Amaro; Max Design srl di Bagnaria; Nuova Geass srl di Pozzuolo del Friuli; Syn Factory srl di Gemona del Friuli), cinque della provincia di Pordenone (Dicon Italia srl di Fiume Veneto; Microglass srl e Microstamp srl di San Quirino; Smartech Italia spa di Azzano Decimo; Triana srl di Cordenons), una è di Trieste (Movendo spa) e una di Belluno (Joint Project srl).