Lunedì 31 maggio alle 20.30 al Palazzo del Monte di Pietà

Dams, una "mosca" da incubo sugli schermi di Gradisca

"The fly" di Neumann segna l'ultima tappa della rassegna dell'Ateneo
Gran finale goliardico con l'hongkongese "Freddy vs Jason"

            Sugli schermi del Dams di Gradisca d'Isonzo plana una "Mosca" da incubo. Per l'ultima tappa della galleria filmica dedicata alla mostruosità di celluloide i curatori della rassegna (organizzata dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Gradisca in collaborazione con il corso di laurea in Discipline delle arti, della musica e dello spettacolo dell'Università di Udine a Gorizia) Marco Cumin, Mauro Glavina, Silvia Moras, Stefano Paoluzzi e Carlo Castellan hanno scelto un finale decisamente ad effetto. Con la proiezione (a ingresso libero) de "L’esperimento del dottor K" (Usa 1958) di Kurt Neumann, che, per novanta minuti, lunedì 31 maggio alle 20.30 nel Palazzo del Monte di Pietà di Gradisca, terrà - è quasi una certezza - gli spettatori incollati alla loro sedia. Ma niente paura. A risollevarli da tanta inquietudine patita, sarà una "chicca" ripescata dagli organizzatori, "Freddy vs Jason" (Usa 2003) del regista honkongese Ronny Yu, per offrire al pubblico di fedelissimi della rassegna «un finale goliardico e giocoso». Ma per premiare la fedeltà degli aficionados, i curatori del Dams hanno anche qualcos'altro in serbo: lunedì sera, infatti, sarà distribuito gratuitamente il catalogo della rassegna, un vero bijou per gli appassionati del genere, con tutte le schede, le filmografie, gli approfondimenti e le locandine originali delle pellicole che hanno animato la "mostruosa" retrospettiva.
            "L’esperimento del dottor K"  è uno dei film nel panorama science fiction anni ’50 che più ha affascinato il pubblico e i patiti del genere. Segno evidente del successo, la nutrita "prole" di epigoni che può vantare. Fra questi, i due sequel ufficiali, "The return of the fly"  (Edward Berns,1959) inedito in Italia, e "La maledizione della mosca" di Don Sharp del 1965, ma soprattutto il leggendario remake di David Cronenberg, "La mosca", del 1986 a cui è seguito quattro anni dopo l’inevitabile sequel, "La mosca 2", diretto dal mago del make-up Chris Walas. Al centro della pellicola, sicuramente uno dei film di maggior successo del regista di origini tedesche Kurt Neuman, il tema della metamorfosi del dottor André, così vicina all'inquietante mutazione dell'eroe di Kafka da condizionare addirittura la traduzione italiana del titolo. L’inquietudine  e l’angoscia che aleggiano nei novanta minuti di film colpiscono lo spettatore in maniera forte, non lasciandogli tirare un sospiro di sollievo neanche nella parte finale, che per quanto smaltata di rosa, cela pur sempre un tono  amaro.
            In fondo si tratta non altro che dell’ennesimo esempio di superbia e di arroganza umana. La volontà di stravolgere la natura nel segno del successo e del denaro che come  il desiderio di fama e l'orgoglio, porteranno il dottor André a usare se stesso come cavia per la sua macchina in grado di teletrasportare la materia. E la sua smania verrà punita. Fra le scene da non perdere, l'indimenticabile sequenza di fotogrammi in cui il volto di Patricia Owens appare moltiplicato in una sorta di mosaico, per rendere lo sguardo della mosca. A chiudere in bellezza (si fa per dire), la rassegna del Dams, due dei "mostri" più rappresentativi del cinema odierno, spaventosi e cattivissimi, come ai bei tempi di Godzilla e Tarantula. Protagonisti sugli schermi di Gradisca "Freddy vs Jason", chiamati a fronteggiarsi nella pellicola del regista honkongese Ronny Yu, già autore, ai tempi in cui lavorava nell'ex  colonia inglese, di due dei più bei fantasy del cinema Far east ("The bride with white hair 1" e "The bride with white hair 2") e, negli States, del divertente "La sposa di Chucky", ultimo capitolo della serie de "La bambola assassina". Il film proposto dal Dams è un gioco di citazioni, parodistico verso il cinema d'azione orientale e verso i canoni  dello slasher movie: un modo per rivivere la mostruosità, spaventosa e ingenua, delle origini e per chiudere con un guizzo goliardico la galleria degli orchi del terzo millennio.

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