Per il disegno di legge delega
sullo stato giuridico dei docenti

Honsell e Romeo hanno incontrato i parlamentari regionali

Chiesto un impegno per rivedere il provvedimento

        I rettori delle università di Udine e Trieste, Furio Honsell e Domenico Romeo, hanno incontrato a Udine i parlamentari regionali a cui hanno consegnato un documento per chiedere «di contribuire a riformulare, se non addirittura a ritirare, il disegno di legge delega sullo stato giuridico dei professori, fino a quando il sistema universitario non abbia preso parte e condiviso una sua riformulazione». All’appello dei rettori delle università del Friuli-Venezia Giulia hanno risposto i parlamentari regionali Daniele Franz, Roberto Damiani, Ferruccio Saro, Ettore Rosato, Alessandro Maran e i senatori Francesco Moro e Milos Budin.
           
        «Il sistema universitario italiano – scrivono i Rettori nel documento - sta attraversando da parecchi anni una crisi profonda. Pur avendo reagito con senso di responsabilità e serietà al deficit di alta formazione del nostro Paese quasi a “costo zero” (come evidenzia il raddoppiamento dei laureati dal 1993, anno in cui è stata avviata l’autonomia universitaria, ad oggi a fronte di un incremento dei costi di poco più del 30%), non ha ancora ricevuto la dovuta attenzione dal sistema politico». Attualmente, quindi, la situazione è particolarmente grave. Come evidenziato anche dalla Crui, «per mantenere il livello minimo di competitività al sistema universitario italiano, è indispensabile un aumento del 10% per 5 anni del Fondo di funzionamento dell’Università (Ffo).
            
        Tre sono le principali criticità del disegno di legge delega sullo stato giuridico dei professori attualmente in discussione: la messa ad esaurimento del ruolo dei ricercatori, l’annullamento della distinzione tra docenti a tempo pieno e docenti a tempo definito, lo strumento stesso della Legge Delega che di fatto allontana la discussione degli importantissimi aspetti operativi dai luoghi istituzionali di dibattito. «È nostra profonda convinzione – continuano Honsell e Romeo - che i tempi di tale proposta di legge siano inopportuni e che il testo sia pericoloso. Come si è detto, la reale priorità per il sistema universitario è la soluzione della questione finanziaria. Ma il testo, così come appare, rischia di indebolire, se non addirittura di mettere in crisi, l’Università intesa come bene e servizio pubblico essenziale».
            
        Inoltre, Honsell ha sottolineato altri quattro punti fondamentali, ovvero che la legge non ha una copertura finanziaria, che le università ormai da tempo operano in termini di contenimento dei costi cercando però di non pregiudicare gli investimenti e che esistono parti del disegno di legge condivisibili, ma che l’intero assetto degli attuali meccanismi che presiedono il finanziamento delle università dovrebbe essere rivisto prima di discutere dello stato giuridico dei docenti. Romeo ha posto l’accento sull’importanza dell’incontro avvenuto oggi fra i rettori e i parlamentari del Friuli Venezia Giulia. Il rettore di piazzale Europa ha auspicato infatti che confronti come questo si ripetano spesso, anche a Roma se necessario. Romeo ha inoltre ricordato che il Ddl Moratti spinge l’università italiana sempre più verso un sistema di didattica sostitutiva e produce un vero e proprio senso di vuoto fra i giovani che scelgono la strada della ricerca. 
           
        Queste le risposte dei parlamentari. Saro ha sottolineato la necessità di un maggiori coinvolgimento del sistema delle imprese, della Regione, degli enti locali e delle fondazioni bancarie che dovrebbero farsi carico in misura maggiore delle spese di gestione delle università. Franz, evidenziando l’intenzione di parlare della questione con il senatore Valditara, ha sottolineato come lo strumento della legge delega, temuto dalla comunità universitaria, prevede in realtà ancora margini di cambiamento, visto che il momento della concertazione è affidato ai decreti legislativi. Moro ha detto che prenderà contatto con il collega della Commissione cultura del Senato per sottoporgli la questione. Damiani, pur  ritenendo utile una riflessione sull’attuale normativa, ha ribadito la necessità di stoppare il disegno di legge, ricordandodi aver già firmato una richiesta ufficiale per il ritiro del provvedimento. Maran ha sottolineato come la credibilità della riforma sia minata anche dalla mancanza di copertura finanziaria. Rosato ha evidenziato come non sia un problema di mancanza di risorse nel Paese, bensì di scelte. Budin, infine, ha posto l’accento sul fatto che il provvedimento non si è fondato sul dialogo e sul confronto, mentre invece è indispensabile recuperare un rapporto con le università.