21 Novembre 2004
Venerdì 26 novembre negli spazi di piazza Vittoria a Gorizia
Al Dams tutta la poesia del cinema "povero" di Vittorio De Seta
Il regista sarà ospite dell'Ateneo
di Udine per un incontro pubblico
Ad inaugurare, per l’anno accademico 2004–2005, l’ormai consolidato appuntamento con la viva voce degli autori, promosso già da alcuni anni dal corso di laurea in Discipline delle arti, della musica e dello spettacolo dell’Università di Udine a Gorizia e dal Centro Studi Amidei, sarà il regista Vittorio De Seta. Importante opportunità, questa, permessa dall’"Associazione anno uno" di Trieste che in occasione della III edizione del Festival delle cinematografie e delle culture europee "I mille occhi" ha dedicato una retrospettiva al regista siciliano. De Seta, documentarista dallo stile del tutto personale, autore indipendente e insofferente ai compromessi, incontrerà gli studenti del corso di laurea in Discipline delle arti, della musica e dello spettacolo dell'Ateneo friulano venerdì 26 novembre, per parlare del suo percorso di cineasta. L’incontro avrà luogo negli spazi Dams di Piazza Vittoria 41 alle 11, nell’aula Bianca.
De Seta, giunto alla notorietà grazie al film Banditi ad Orgosolo (1961), ha sempre posto al centro della propria poetica l’attenzione alla realtà contadina e sottoproletaria del sud Italia e del mondo, alla quale ha dedicato gran parte della propria opera (Pasqua in Sicilia, 1954; Lu Tempu di li pisci spata, 1954; Surfarara, 1955, La Sicilia rivisitata, 1980, In Calabria, 1993, solo per citare alcuni titoli) mettendo sempre in evidenza, con lucida sensibilità, le contraddizioni insite nel rapporto tra un’industrializzazione scriteriata ed indiscriminata e la vita rurale fatta di ritmi propri, regole e rapporti sociali radicati e codificati nel tempo. Lo sguardo attento di De Seta si spinge oltre i confini nazionali e registra la difficile situazione dei profughi vietnamiti, e dei profughi tout court, che trovano asilo a Hong Kong (Hong Kong, città di profughi, 1980), argomento questo che gli da modo di affrontare il tema della fuga dalle campagne verso metropoli sempre più gigantesche e disumanizzanti; l’attenzione al Terzo Mondo lo porta ad indagare anche la difficile situazione delle ex colonie portoghesi in Guinea Bissau, indagine che rimarrà però solo un progetto sulla carta.
Il cinema di De Seta è un cinema fatto con pochissime apparecchiature, fatto, potremmo dire, di niente, ma retto da uno sguardo del tutto personale, spinto da un instancabile desiderio di scoprire e di interpretare la realtà. Il suo stile è uno stile scarno, costituito per lo più di silenzi che mettono in risalto i rumori e i suoni dell’ambiente, di cura per l’inquadratura, sempre volta alla ricerca di quadri interessanti, di montaggi alternati. Questo particolare approccio al linguaggio filmico caratterizza oltre la produzione documentaristica anche quella di film di finzione. Da ricordare tra questi Un uomo a metà (1966) che affronta, scendendo nel profondo della psiche, il tema scottante della malattia mentale, e L’invitata (1969) che analizza, in un epoca di cambiamenti del costume sessuale, l’ingarbugliato mondo delle relazioni di coppia. Negli anni Settanta, De Seta insatura un importante collaborazione con la Rai, per la quale realizza alcuni tra i suoi più celebri lavori pensati per la televisione. Va ricordato, tra questi il film in quattro puntate, a metà strada tra documentario e Cinéma Vérité, Diario di un maestro (1973), nel quale viene seguita l’odissea di un giovane maestro meridionale alla sua prima vera esperienza di insegnamento, alle prese con gli studenti difficili di una scuola di borgata, nella periferia romana. Dalle polemiche suscitate da Diario di un maestro prende vita un altro ciclo a puntate di film - documentario, Quando la scuola cambia (1978), sempre incentrato sul difficile mondo della pubblica istruzione nel quale si indaga la possibilità di fornire esempi di scuola all’avanguardia.