Ado Furlan: parlano i figli dello scultore pordenonese

Svelati i documenti epistolari conservati nell’archivio domestico

        Ultimo giorno per il convegno “Ado Furlan nella scultura italiana del Novecento” . L’iniziativa, vede impegnati l’Università degli studi di Udine, la Provincia di Pordenone, il Comune di Pordenone e il Centro Iniziative Culturali Pordenone e si colloca nell’ambito delle manifestazioni per il centenario della nascita dell’artista, che cadrà il prossimo anno (3 dicembre 2005) e sarà celebrato con una mostra delle sue principali opere. Sabato 4 dicembre verranno affrontati i seguenti argomenti: l’ambiente romano, gli interessi culturali di Ado Furlan e la produzione del secondo dopoguerra. Dalle 9.30 Italo Furlan, figlio dello scultore e docente dell’Università di Padova, illustrerà il soggiorno romano di Ado, il critico Domenico Guzzi interesserà il pubblico facendo riferimento ai rapporti con gli amici pittori di via Margutta. Di altri amici, questa volta scultori, ci parlerà invece il romano Giuseppe Appella.
        
        Attilio Mauro Caproni dell’Università di Udine, si soffermerà sulla passione di Ado Furlan per i libri mentre quella per la musica sarà analizzata da Maurizio d’Arcano Grattoni. La figlia dello scultore, Caterina Furlan, dell’ateneo udinese, ricostruirà alcuni aspetti della vita e dell’opera paterne attraverso i documenti epistolari conservati nell’archivio domestico. Paolo Pastres riferirà dell’impegno dello scultore nell’ambito della Pro Pordenone; delle mostre e opere del dopoguerra si occuperà Giorgia Gemo, dell’Università di Udine, mentre Vania Gransinigh ricostruirà l’attività della galleria d’arte “Il Camino”, fondata da Furlan nel 1957. Infine, spetterà a Flavio Fergonzi il compito di fare il bilancio delle tre giornate di studio, che certamente permetteranno di delineare un quadro più preciso non solo della figura di Ado Furlan ma anche del contesto nel quale egli ha operato.
        
        Ado Furlan dopo aver frequentato l’Accademia di Belle arti di Venezia, dove ebbe come maestro Eugenio Bellotto, nel 1939 Furlan si trasferì a Roma, stabilendosi in Via Margutta. Entrato in contatto con alcuni tra i più significativi esponenti della scuola romana, svolse un’intensa attività che culminò nel 1941 con la commissione di alcune fontane destinate al Foro Mussolini e all’E42.
Amico di poeti e scrittori (Carlo Betocchi, Aldo Camerino, Giovanni Comisso, Amedeo Giacomini, Pier Paolo Pasolini, Diego Valeri), egli fu in stretto rapporto, oltre che con i vari artisti frequentati durante il suo soggiorno romano (Virgilio Guzzi, Pericle Fazzini, Marino Mazzacurati, Luigi Montanarini, Angelo Savelli ecc.), anche con numerosi pittori e scultori friulani, tra cui Anzil, Franco Brunetta, Emilio Caucigh, Carlo Ciussi, Duilio Corompai, Luigi De Paoli, Eugenio Polesello, Silvio Olivo, Fred Pittino, Armando Pizzinato, Virgilio Tramontin e Italo Michieli, con il quale ebbe un lungo sodalizio.
        
        Sin dagli esordi, contraddistinti dalla partecipazioni a varie mostre sindacali a Venezia (1930, 1932), Udine (1931) e Firenze (1933), si impose all’attenzione del pubblico e della critica per le sue qualità di ritrattista. Nel 1933 fu coinvolto dagli architetti Ermes Midena, Pietro Zanini e Cesare Scoccimarro nella decorazione della Casa dell’aviatore, progettata per la quinta Triennale di Milano. Inoltre tra gli anni Trenta e Quaranta del Novecento eseguì sculture, bassorilievi ed elementi decorativi per la Casa del Balilla, per la Casa del Mutilato e per la Casa del Fascio a Pordenone. Nel secondo dopoguerra lo scultore si dedicò soprattutto alla creazione di nudi femminili e di suggestive “maschere” di uomini e donne che, al pari dei numerosi ritratti, si caratterizzano per la sensibilità interpretativa e la vibrante plasticità del modellato. Inoltre eseguì diverse opere pubbliche, tra cui il busto di Franco Martelli, medaglia d’oro alla Resistenza (Pordenone, Centro studi), e quello del cardinale Celso Costantini (Castions di Zoppola, Galleria civica).Tra le mostre di questo periodo, oltre a quelle con Anzil (Udine 1947) e con Seibezzi (Milano 1956), particolare importanza riveste l’antologica organizzata dalla Pro Spilimbergo nel 1968. Poco prima della morte, avvenuta nel 1971, ritrasse il poeta Ezra Pound e si cimentò nella medaglistica, partecipando alla seconda Triennale italiana della medaglia d’arte (Udine 1970).

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