Al via il progetto Moma, coordinato dall’università di Udine

Ricerca nello spazio: in orbita il primo esperimento

Altea è a bordo dello shuttle Discovery. Valuterà l’esposizione
alle radiazioni cosmiche dei membri dell’equipaggio

        Si chiama Altea ed è il primo esperimento nello spazio di Moma, il mega-progetto che applicherà la ricerca spaziale al miglioramento della qualità della vita della popolazione anziana e che vede l’Università di Udine protagonista in Italia in questo settore. Altea è stato mandato in orbita con lo shuttle Discovery, partito dal dal Centro spaziale Kennedy di Cape Canaveral, in Florida, lo scorso 4 luglio e atterrato sulla Stazione Spaziale Internazionale (Iss), in orbita a 341 chilometri sopra la Terra, dove rimarrà fino al 14 luglio.
 
        Lo shuttle, secondo i programmi della Nasa, resterà agganciato per otto giorni alla stazione, per dare agli astronauti la possibilità di consegnare 2.272 chilogrammi di materiale e rifornimenti e prelevare i rifiuti della base orbitante. Due membri dell'equipaggio della navetta, Piers Sellers e Michael Fossum, saranno impegnati fino a metà luglio in lunghe passeggiate spaziali per riparare un guasto al sistema di trasporto della stazione e completare la costruzione di una postazione spaziale da 100 miliardi di dollari. Un’altro membro dell'equipaggio, l'astronauta tedesco Thomas Reiter, resterà a bordo della stazione per sei mesi: sarà lui ad avere la funzione di assistente anche per l’esperimento Altea che fa parte del progetto Moma, coordinato da Francesco Saverio Ambesi Impiombato, del dipartimento di Patologia e medicina sperimentale e clinica dell’ateneo friulano.
 
        L’obiettivo di Altea è quello di valutare l’esposizione delle radiazioni cosmiche dei membri dell’equipaggio e il loro impatto sul sistema nervoso centrale umano e sul sistema visivo, oltre a studiare in maniera dettagliata l’ambiente radioattivo della stazione spaziale. La durata degli esperimenti già pianificati sarà di circa tre anni. Altea rientra nella terza area del progetto Moma, quella dedicata a “Uomo, Radiazioni, Contromisure” e che studierà l’effetto dell’ambiente spaziale sulla fisiologia umana come modello per lo studio dell’invecchiamento e per lo sviluppo di strategie efficaci per il miglioramento della qualità della vita dell’anziano.
 
        In particolare, la linea scientifica di Altea, coordinata dal professor Livio Narici di Tor Vergata di Roma, studierà gli effetti anomali a lungo termine sugli astronauti. “I dati ricavati – spiega Narici – faranno capire come le radiazioni influiscano sulle funzioni cerebrali, sia sulla terra sia nello spazio. I test condotti aiuteranno gli scienziati a capire il modo in cui le radiazioni ioniche pesanti dello spazio hanno impatto sul cervello e se le radiazioni causino o meno anormalità temporanee o permanenti nel funzionamento cerebrale ed in particolare nel sistema visivo”.