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Sedegliano, concluse le campagne di scavi archeologici sul castelliere

Definiti due gruppi di sepolture del 1700 e 1800 a.C.
e venuti alla luce numerosi frammenti ceramici

        È giunta a conclusione la terza campagna di scavi dell’università di Udine, con il sostegno della Fondazione Crup, nel castelliere di Sedegliano di Udine. «Si tratta – dice Susi Corazza, archeologa dell’ateneo di Udine e direttore dei lavori sul campo – di uno dei più straordinari abitati protostorici dell’Italia nord-orientale». «Lo scavo – precisa Paola Càssola Guida, ordinario di Preistoria e protostoria dell’ateneo friulano – ha coniugato finalità della ricerca e documentazione delle complesse stratificazioni del terrapieno difensivo e dei fossati, e ha prodotto una considerevole quantità di frammenti di ceramica di abitato». Nel corso del 2006, analisi col metodo del carbonio radioattivo, commissionate a un laboratorio specializzato di Miami in Florida, «hanno dato – racconta Càssola Guida – preziose informazioni sull’epoca della deposizione delle tombe entro il nucleo primitivo del terrapieno, che, quindi, va considerato molto più antico di quanto si pensava». Inoltre, le indagini «hanno consentito di distinguere – aggiunge Corazza – due piccoli gruppi di tombe databili intorno al 1800 a. C. il primo e al 1700 a. C. il secondo». 

        I lavori di scavo sono organizzati dal dipartimento di Storia e tutela dei beni culturali dell’ateneo friulano e dalla cattedra di Preistoria e protostoria, nell’ambito dell’accordo di collaborazione scientifica sottoscritto dall’università di Udine e dalla Soprintendenza ai beni archeologici della regione, insieme a un gruppo di comuni consorziati del Medio Friuli. La campagna di scavi, sostenuta dall’amministrazione comunale di Sedegliano, è cofinanziata dalla Fondazione Crup e usufruisce di un contributo regionale da parte del Centro di catalogazione e restauro di Passariano. 

        Nel corso delle due precedenti campagne di scavi, nel 2004 e 2005, le cinque sepolture rinvenute di inumati «rappresentano – dice Corazza – una peculiarità del castelliere. Esse inoltre rivestono un valore fortemente simbolico, in quanto contenevano i corpi di personaggi di spicco nell’ambito della comunità che furono posti, dopo la morte, a protezione dell’abitato». «A partire dai primi sondaggi commissionati dalla Soprintendenza nel 2000 – afferma Càssola Guida - questo castelliere, dotato di un terrapieno quadrangolare giunto fino a noi in perfette condizioni, non ha mai smesso di riservare sorprese». 

        Il primo impianto della fortificazione consiste in un piccolo terrapieno, alto circa un metro e largo sei, munito di un fossatello esterno. Questo sistema difensivo è stato datato in una fase inoltrata dell’antica età del bronzo (intorno al 1800 a.C.) grazie ad alcune analisi al C14 eseguite su campioni di ossa di inumati rinvenuti al suo interno. «Si tratta dunque, allo stato attuale – sottolinea Corazza -, del più antico insediamento fortificato “di lunga durata” finora indagato nel Friuli protostorico. Con il suo impianto si apriva una prima, prolungata fase di fervore costruttivo, durata fino al Bronzo Recente (ossia fino al 1300 a.C. circa), che vide sorgere un po’ alla volta i castellieri arginati di Variano, Udine, Galleriano, Castions di Strada, Savalons e via via tutti gli altri». 

        Il primo arginello di terra, completato da fossato e palizzate, delimitava e proteggeva l’area abitata, distinguendo nettamente il “dentro” (le case con le loro modeste infrastrutture, i piccoli orti, i recinti per il bestiame) dal “fuori” (il territorio esterno appartenente alla comunità, coi pascoli e i campi coltivati che sostentavano gli abitanti del sito, e che bisognava difendere dagli eventuali aggressori). Questa modesta opera fortificata ebbe nei secoli successivi (tra Bronzo Medio e Bronzo Recente) due serie di potenziamenti con cassoni di terra, ghiaia e ciottoloni, che resero monumentale la struttura difensiva del villaggio. «Il fossato – conclude Guida -, come si è potuto constatare con le ricerche di quest’anno, fu spostato più all’esterno ed enormemente ampliato, fino a raggiungere una larghezza di circa 15 metri. Il momento dell’abbandono del castelliere potrà essere stabilito con più sicurezza dopo lo studio dei reperti, ma è presumibile che si ponga attorno al 1300-1200 a.C., ossia al passaggio dal Bronzo Recente al Finale».

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