Presto il neodottore sarà protagonista di nuovi progetti con l’ateneo

Volcic testimone della grande storia, costruttore della grande Europa

L’Ateneo di Udine ha conferito al giornalista la laurea honoris causa. Il rettore: «Ha mediato per noi i fatti più importanti del XX secolo»

        Da giornalista “di razza”, ci ha raccontato il crepuscolo e il disfacimento di una superpotenza, il crollo dei vecchi equilibri. Da parlamentare Ue, ha contribuito a rinsaldarne di nuovi. «I fatti più importanti del secolo scorso sono stati mediati per noi dagli occhi e dall’intelligenza di Demetrio Volcic. La nuova Europa che qui a Gorizia si sta costruendo parte anche da come Volcic ha saputo insegnarci a leggere la storia e la cultura recente dell’Europa centro-orientale». Nelle parole del rettore dell’Università di Udine, Furio Honsell, i motivi che hanno spinto l’ateneo friulano ad attribuire al celebre giornalista, impareggiabile testimone degli eventi che sconvolsero gli equilibri mondiali, la laurea magistrale honoris causa in Relazioni Pubbliche delle Istituzioni, assegnata oggi, 6 novembre, al Castello di Gorizia. Come ha sottolineato il preside della Facoltà di Lingue Vincenzo Orioles, «la laurea honoris causa non è un episodio, ma l’inizio di un percorso comune fra Volcic e l’Università di Udine». Dopo il suo coinvolgimento nel corso di perfezionamento “Notizie dal mondo” del polo goriziano, di cui è stato vicedirettore e organizzatore, infatti, Volcic presto sarà protagonista di nuovi progetti assieme all’ateneo friulano 

        In quel ventesimo secolo che «ha visto più finali che albe», come ha detto lui stesso durante la sua lectio da neo-dottore magistrale, Demetrio Volcic ha assistito in presa diretta all’«implosione dell’Urss», caduta sotto il peso di «un logorio accumulato nei decenni». E, non a caso, proprio quella pagina di storia ha voluto raccontare alla platea del Castello goriziano, ma parlando della “Ricerca dei nuovi equilibri”. Protagonista della sua lectio Mihail Gorbaciov, l’uomo della perestrojka, che «ha voluto rovesciare tutto: così entrò nella storia, come personaggio decisivo nello scombussolamento dei vecchi e nella ricerca dei nuovi equilibri, ed è uscito troppo presto dalla cronaca». Il Gorbaciov che nella notte prima della sua elezione, con la moglie, nel parco della sua villa, convenne che «bisognava cambiare». Che, con «il solito movimento di due passi indietro e uno avanti», cercò «la terza via, oggetto ancor oggi misterioso», con il piano dei cinquecento giorni, lottando contro «il valzer dell’orso davanti ad un uditorio di non vedenti» della burocrazia da tre milioni di funzionari e dirigenti. Il Gorbaciov che fece la battaglia della vodka e che proprio nei fumi dell’alcol vide naufragare nel ’91 il tentativo di golpe, che cercò di detronizzarlo mentre si trovava nella dacia di Foros in Crimea: i marescialli, ha raccontato Volcic, bevvero così tanto da finire all’ospedale, ma non furono in grado di agire. Guardando alla Russia di oggi, patria dei «lupenmilionari», il neo-dottore magistrale in Relazioni Pubbliche delle Istituzioni ha chiuso la narrazione «della parabola di un impero e di uno statista che cercava di riformare l’irriformabile. Mosca volta velocemente pagina. Si avverte tuttavia una sensazione molto russa: la perdita di un padre, un padre incapace di riempire i negozi, ma pur sempre un padre». 

        Il rettore Honsell, che ha conferito il riconoscimento a Volcic «per l’intensa e qualificata azione svolta nell’ambito giornalistico, televisivo ed editoriale, per le competenze nel campo della storia contemporanea, delle relazioni internazionali e del giornalismo, nonchè per l’ottima conoscenza di più lingue straniere e per il ruolo avuto nella recente attività politica, sia come senatore che come parlamentare europeo», ha ribadito che «questa laurea magistrale ad honorem conferma il forte impegno dell’Università di Udine verso la costruzione di un’Università europea orientata all’Europa dell’Est». Il preside Vincenzo Orioles ha espresso la gratificazione propria e di tutta la facoltà per il riconoscimento accordato a Volcic, «la cui personalità esprime appieno le caratteristiche salienti del corso di laurea in Relazioni Pubbliche delle Istituzioni. Lungi dall’essere un semplice cronista, ha dato spessore storico agli avvenimenti da lui vissuti: li ha saputi rielaborare e far rivivere ad un pubblico come quello italiano, che poteva non percepire le atmosfere di quegli anni». Nella laudatio, infatti, il docente del settore di Filologia ugro-finnica Andrea Csillaghy ha posto l’attenzione sull’abilità di Volcic nel saper «comunicare la storia», definendo il giornalista «un cavaliere errante della cultura», quasi «un clericus vagans col mandato di vedere, capire e testimoniare». 

        Nato a Lubiana il 22 novembre 1931 da padre triestino e madre goriziana, Demetrio Volcic, nella capitale slovena trascorse l’infanzia e la prima adolescenza. Negli anni ’50 iniziò la sua carriera giornalistica, in seno alla Rai, che lo assunse nel ‘56. Dopo le prime esperienze da inviato speciale nel Nordeuropa nel ’65, nel ’69 divenne corrispondente permanente Rai per l’Europa centro-orientale, per poi approdare a Mosca come corrispondente e rappresentante dell’emittente pubblica presso il Governo sovietico. Testimone dell’agonia del maresciallo Tito e della rivolta di Solidarnosch, da Mosca documentò e visse in prima persona il crollo dell’Urss. E’ stato direttore del Tg1 da settembre 1993 alla primavera del 1995. Autore di una ventina di film documentari, Volcic ha anche scritto una trilogia di monografie pubblicata da Mondadori nei primi anni ’90, dedicata a Mosca, Sarajevo e ai Paesi dell’ex blocco comunista e recentemente ha pubblicato “Anno 1956: Krusciov contro Stalin”. Ha ricevuto una quarantina di premi per le sue attività da giornalista, saggista e politico. Senatore dell’Ulivo dal 1997 al 2001, dal ’99 al 2004 è stato parlamentare europeo.