Fausto Schiavi e il suo ruolo per l’Università del Friuli

Un ricordo a 50 anni dalla sua morte

"Ta cheste viere cjase fra il 1968 e il 1972 Fausto Schiavi President dal Moviment Friûl al à scombatût cun altris autonomiscj pe Universitât e pe Rinassince dal popul furlan" recita così l'epigrafe che rende onore in Via Palladio a Udine a Fausto Schiavi, del quale in questi giorni ricorre l’anniversario della morte.

Nato a Pontebba il 30 agosto 1928, morì a Udine il 23 gennaio 1972, a soli 43 anni. Ingegnere di Pontebba, laureato al Politecnico di Milano, Schiavi trasformò il Movimento Friuli in un partito autonomista che fu in grado di finalizzare le lotte del partito verso l’obiettivo di un Friuli moderno e autonomo. Europeista, autonomista ed ecologista, seppe condurre il Movimento alla conquista di tre seggi in Consiglio regionale.

Eletto in Consiglio regionale nel 1968 fu in grado di dare corpo alla nascita di un’Università del Friuli, che da una semplice idea di un gruppo ristretto di intellettuali divenne un vero e proprio programma politico, supportato dalla maggioranza democristiana e dell'opposizione comunista.

Schiavi, come scrive Gianfranco Ellero, aveva capito che l’Università friulana “era una metà irrinunciabile non solo per far crescere il numero dei laureati ma anche per tenere a galla la baricentrica capitale del Friuli, destinata altrimenti a una rapida decadenza”.

“Per vincere dobbiamo convincere” era lo slogan coniato da Schiavi e che rispecchia la sua personalità di uomo d’ azione ma anche di parola.

Pre Toni Beline lo descrive come un “uomo equilibrato, autorevole, concreto, pacato, in poco tempo prese in mano l’organizzazione del partito e riuscì a farla funzionare par adattarla sia alla vita interna, sia all’attività legislativa che alla propaganda”.

Poco tempo prima di morire Fausto Schiavi scrisse una lettera breve ma perentoria all’assemblea che si tenne il 28 novembre del 1971 nella quale diceva: “Dobbiamo creare continuamente idee nuove, proporle e, lentamente, con la persuasione, con la costanza, imporle. Noi dobbiamo essere avanti a tutti in un’opera che, per essere poco appariscente, per essere molto meno piacevole della protesta, non di meno è la sola che oggi possa produrre dei risultati”.