Gaza: dichiarazione del rettore Roberto Pinton

L’Università di Udine è, da sempre, schierata in favore della tutela di libertà, dignità, eguaglianza e salvaguardia dei diritti delle persone in ogni angolo della Terra.

Convinta che il suo ruolo non sia soltanto quello di preparare i lavoratori del futuro, ma innanzitutto di formare persone dotate di capacità critica e visione, nella cornice dei valori consacrati nella nostra Costituzione.

Non sono queste pure enunciazioni di principio, ma piuttosto un chiaro perimetro di azione ove l’Ateneo si è più volte speso senza se e senza ma contro ogni azione bellica o terroristica che sia, in cui purtroppo a patire e a morire sono le popolazioni civili.

Fu così l’11 settembre 2001 quando parlammo di “sonno della Ragione”.

E così pure successivamente di fronte ad altri scenari bellici che hanno funestato Paesi e popolazioni, fino all’attuale drammatica situazione che coinvolge centinaia di migliaia di famiglie innocenti tormentate da un conflitto che, purtroppo, perdura da decenni e che, nel caso in specie, è stato riacceso da un criminoso e odioso atto terroristico anch’esso ai danni di innocenti.

Il rettore e l’intera comunità accademica hanno immediatamente reagito di fronte a questi drammi, con espressioni di condanna molto chiare e condivise con il sistema accademico nazionale, rappresentato dalla Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui).

L’impegno dell’Università, per sua stessa natura luogo di incontro e dialogo fra le culture, non può che essere quello di promuovere una cultura della pace e dei diritti umani mediante iniziative culturali e di ricerca, di educazione e di informazione.

L’Università di Udine si riconosce nelle sagge parole del Capo dello Stato che a Trieste il 12 aprile scorso ha sottolineato come «le Università sono sempre state, oltre che sede di approfondimento e trasmissione del sapere, luogo del libero dibattito, della critica e anche del dissenso nei confronti del potere. Dibattito, critica e dissenso collegati tra gli atenei di tutti i Paesi, al di sopra dei confini e al di sopra dei contrasti tra gli Stati. Se si recide questo collegamento – ha detto Mattarella –, questo prezioso scambio di riflessioni, di collaborazioni, di esperienze, non si aiutano i diritti, non si aiuta la libertà né la pace, ma si indebolisce la forza del dibattito, della critica, del dissenso».

Per questo rispettiamo e, anzi, favoriamo le iniziative degli studenti che intendono esprimere posizioni e approfondire pacificamente con dibattiti seri e costruttivi questioni e tematiche di rilievo globale come quello della Pace. Fermo restando che il diritto di esprimere qualunque opinione all’interno degli spazi universitari, si svolga nel rispetto del confronto culturale e del vivere civile.

In particolare, relativamente alla questione del conflitto in Medioriente, l’Università di Udine ribadisce, in linea con la Crui, la richiesta di un’immediata cessazione delle ostilità nella Striscia di Gaza e del rilascio degli ostaggi sequestrati nel corso del disumano attacco del 7 ottobre contro Israele. L’Ateneo friulano condivide con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, l’urgenza di porre fine alla catena di azioni e reazioni per consentire l’avvio di un processo che conduca a una pace stabile in quell’area.

Per quanto riguarda la “Mozione di solidarietà alla popolazione civile palestinese” votata all’unanimità dal Consiglio degli studenti l’11 dicembre 2023, essa è stata comunicata al Senato accademico il 24 gennaio scorso dalla senatrice Brenni in rappresentanza degli studenti. In quella occasione il rettore ha ricordato come l’Università di Udine sia da diverso tempo attiva in molte iniziative a sostegno della pace e della cessazione delle violenze che coinvolgono le popolazioni civili, cercando per quanto possibile di portare un contributo concreto e non solo simbolico in aiuto di chi soffre. A questo proposito, giova ricordare, ad esempio, le iniziative a favore dei ricercatori e studenti dell’Ucraina, delle donne afgane, la partecipazione attiva al progetto “Scholar at risk” e alla Rete delle Università italiane per la pace (RUniPace).

Successivamente, il Senato accademico del 20 febbraio a maggioranza non ha approvato la mozione. Pur condividendo l’impegno nel condannare ogni forma di guerra e la costante solidarietà nei confronti delle vittime coinvolte nelle aree di crisi, l’organo di governo dell’Ateneo non ha ritenuto di condividere un testo suscettibile di strumentalizzazioni e che avrebbe portato ad accendere controversie, senza alcun reale beneficio nei confronti delle popolazioni in guerra, ribadendo, inoltre, l’impossibilità per l’Ateneo di mettere in atto azioni non alla sua portata.

In occasione della seduta del Senato accademico del 28 maggio veniva concesso alla rappresentante degli studenti di presentare una comunicazione (seppur non annunciata con il dovuto preavviso), in cui si ribadiva la necessità di un intervento dell’Ateneo e la presa di posizione netta di chiusura di attività di collaborazione scientifica con università israeliane, in particolare, impegnate con l’apparato bellico.

Mentre per quanto riguarda le collaborazioni scientifiche con università di altri Paesi, riteniamo siano sufficienti le parole del Capo dello Stato, non trova alcun fondamento il presunto impegno dell’Ateneo in attività collegate all’apparato bellico.

Da ultimo, seppur simbolicamente meritevole, si ritiene che le iniziative a favore della popolazione sofferente, così come a favore di studenti e ricercatori in difficoltà, debbano prevedere una concreta possibilità di realizzazione.

L’Università di Udine, quindi, ribadisce il suo impegno nel perseguire in ogni sua attività, percorsi che portino alla diffusione di una cultura della pace e a contribuire, nel limite del possibile e concretamente praticabile, a collaborare con l’intero sistema universitario nazionale per sollecitare una soluzione pacifica del conflitto mediorientale e di ogni altro conflitto in essere.

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