Venerdì 27 novembre a palazzo di Toppo Wassermann

I "diritti umani" dall'antico a oggi: dalla romana humanitas alla devianza rispetto alle norme

Ne parla Alessandro Saggioro, docente di storia delle religioni dell’Università di Roma “La Sapienza

Alessandro Saggioro

 “Umano e non umano nelle leggi dell’Impero cristiano: dalle tradizioni antiche alla dimensione storico-religiosa e giuridica della devianza” è il titolo della conferenza che Alessandro Saggioro, docente di storia delle religioni all’Università di Roma “La Sapienza”, terrà venerdì 27 novembre alle 9 all’Università di Udine, nell’ambito delle discipline di argomento storico-religioso che fanno capo al Dipartimento di scienze umane. L’appuntamento è nell’aula 9 di palazzo di Toppo Wassermann in via Gemona 92 a Udine. L’intervento ruoterà attorno alle discussioni antiche e recenti circa i diritti “umani”, attraverso la riflessione sul concetto di humanitas che la romanità ha elaborato e trasmesso.

 
«Qualsiasi riflessione sul cittadino romano – anticipa Alessandro Saggioro - implica, di necessità, che si tenga conto dei limiti e delle modalità ‘disumane’ nel trattare ciò che sarebbe per noi umano e che era invece considerato alienum rispetto a quella sfera. La comprensione delle diverse posizioni e prospettive filosofiche e antropologiche deve essere collegata anche alla riflessione sulle azioni, pubbliche e private, lecite e concesse, regolamentate o consuetudinarie, che spesso sono altra cosa rispetto alle idee e ai principi generali».
 

Traendo spunto da alcune frasi famosissime che l'antichità romana ci ha tramandato, come "Homo sum: nihil humanum a me alienum puto" o "Homo homini lupus", l’intervento prenderà poi in esame «alcune norme legislative – aggiunge Saggioro - che, utilizzando lo stesso concetto di humanus, lo piegano in direzione di una rappresentazione dicotomica della realtà. Nelle leggi del Codice Teodosiano che saranno analizzate, l’uso di humanus entra nell’agone politico-religioso in funzione retorica e sostanziale, per sancire la condanna della devianza rispetto ad una norma statale e intesa come maggioritaria, che trova nelle leggi il proprio spazio di attuazione».

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