L’Ateneo ricorda il professor Nereo Perini, pioniere nell’insegnamento delle lingue materne e minoritarie

Avviò l’allora Centro linguistico audiovisivi, il Centro interdipartimentale di ricerca didattica e partecipò alla nascita del Centro internazionale sul plurilinguismo

Nereo Perini

Avrebbe compiuto 104 anni il 2 dicembre il professor Nereo Perini, ma nella mattinata di giovedì 30 ottobre ha concluso una vita profondamente segnata dall’impegno civile, dalla passione educativa e dal rigore scientifico.

Nato ad Artegna nel 1921, nella Seconda guerra mondiale partecipò come ufficiale degli alpini alla Campagna di Russia. Nella successiva tragica ritirata, nonostante le ferite, dimostrò uno spirito di sacrificio e un senso del dovere che gli valsero la Medaglia d’argento al valor militare.

Dopo l’8 settembre 1943 venne catturato dai nazisti e internato in diversi campi di concentramento. Decorato anche con il Diploma d’onore al combattente per la libertà, sulla base dell’esperienza maturò la profonda convinzione che le guerre non devono mai essere esaltate, ma sempre respinte e ripudiate.

Terminato il conflitto, Perini si laureò in Lingue e letterature straniere all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Per diversi anni insegnò francese nelle scuole medie e superiori di Udine. Nel 1962, in occasione dell’istituzione della scuola media unificata, collaborò con il Ministero della Pubblica istruzione profondendo il proprio impegno in particolare per l’aggiornamento della didattica.

E proprio nella didattica delle lingue moderne Perini ha svolto un ruolo pionieristico a livello nazionale. Numerosissimi, infatti, gli studi e le ricerche da lui pubblicati in quest’ambito, a partire dal manuale Elementi di glottodidattica (Padova, 1968).

Preside dell’Istituto tecnico “Antonio Zanon” fino al 1974, in università lavorò dapprima come assistente di Lingua e letteratura francese nella sede udinese dell’Ateneo di Trieste. In seguito, dal 1974 al 1977, come direttore dell’Istituto di pedagogia e didattica delle lingue moderne.

Anche dopo l’istituzione dell’Università di Udine si dedicò instancabilmente all’attività di formazione e aggiornamento degli insegnanti di lingue, in vista non soltanto dell’apprendimento delle lingue straniere, ma anche dell’italiano come lingua seconda e del friulano e dello sloveno come lingue minoritarie.

A lui si devono l’avvio dell’allora Centro linguistico audiovisivi (Clav), del quale fu anche direttore, e del Centro interdipartimentale di ricerca didattica (Cird). Partecipò inoltre alla nascita del Centro internazionale sul plurilinguismo.

Studioso di altissimo profilo scientifico e di rara eleganza umana, dalla seconda metà degli anni Settanta promosse numerosi studi di carattere scientifico sul bilinguismo scolastico in Friuli e sull’uso del friulano nella scuola. Produsse un’ampia bibliografia che va dall’insegnamento delle lingue a varie questioni di linguistica applicata, dal bilinguismo alla politica linguistica.

Il suo merito più importante è stato proprio quello di aver preso in considerazione, nella costruzione della competenza comunicativa in più lingue, non soltanto quelle straniere, ma anche le lingue materne e minoritarie presenti sul territorio. Per questo riteneva necessaria una lettura critica e lucidamente contestualizzata delle caratteristiche tipiche della nostra realtà regionale. Inoltre si avvaleva degli apporti che alla glottodidattica provenivano non soltanto dalla cultura francese, americana e anglosassone, ma anche dal mondo dell’Est (per esempio la psicolinguistica sviluppata da Tatiana Slama-Cazacu). Le metodologie glottodidattiche dovevano fondarsi su principi di rispetto della consapevolezza e della personalità dell’apprendente, della sua cultura, della sua lingua materna.

Benché nei primi anni della sua attività mancassero ancora docenti di friulano preparati e motivati, materiali didattici di buon livello, una grafia unitaria, studi rigorosi sulla lingua e sulle situazioni di contatto fra le diverse lingue minoritarie della regione, e benché fosse raro, soprattutto negli insegnanti, un atteggiamento positivo nei confronti di quella realtà linguistico-culturale di partenza della quale il friulano faceva parte, Perini ebbe il coraggio di insistere sulla centralità del problema della lingua, respingendo l’impostazione che poneva l’accento semplicemente sulla cultura locale.

Dagli scritti di Perini, infatti, si evince l’idea di un «plurilinguismo che, muovendo dalla concreta esperienza dei parlanti, sappia salvaguardare, consolidare e sviluppare il patrimonio nativo di lingue e di culture già posseduto [...] per innestare nel gioco comunicativo esistente altri linguaggi, altri strumenti di comunicazione a livello più formale e di più largo impiego» (Silvana Schiavi Fachin).

Attorno alla cattedra di Didattica delle lingue moderne, della quale era titolare, tra gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso Perini raccolse un gruppo di lavoro che coordinò diversi progetti-pilota di educazione bilingue friulano-italiano e sloveno-italiano nelle scuole dell’infanzia della Provincia di Udine, elaborando materiali didattici anche in collaborazione con le istituzioni europee, con centri di ricerca italiani e stranieri, con associazioni che lavorano negli ambiti della linguistica e della linguistica applicata alla didattica, e con il coinvolgimento di numerosi artisti, musicisti, scrittori, registi e attori.

Numerose anche le esperienze di Nereo Perini all’estero, soprattutto in Inghilterra e in Francia e, dopo il pensionamento, anche in Canada, dove, all’Università di Toronto, ebbe modo di impegnarsi per la promozione del friulano tra i discendenti degli emigrati provenienti dal Friuli Venezia Giulia.

Il professor Perini è stato membro della Società italiana di glottologia, della Società di linguistica italiana e dell’Associazione italiana insegnanti lingue straniere. Su iniziativa del Ministero dell’educazione nazionale della Francia venne nominato Cavaliere dell’ordine delle Palme accademiche, prestigiosa onorificenza attribuita a coloro che hanno contribuito allo sviluppo della cultura nazionale francese.