Laurea magistrale in Traduzione
e mediazione culturale

Libertà, diritti, Europa: Václav Havel proclamato dottore honoris causa

Honsell: «Un grande artefice dell’Europa capace
di realizzare una rivoluzione senza vittime»

«La libertà è indivisibile. L’attacco alla libertà di uno è un attacco alla libertà di tutti. Fino a quando la società sarà divisa nell’indifferenza, e gli uni osserveranno in silenzio la persecuzione degli altri, nessuno si affrancherà dalla manipolazione generale». È il monito che il drammaturgo ed ex presidente ceco Václav Havel ha lanciato oggi da Cividale del Friuli dove l’Università di Udine gli ha conferito la laurea honoris causa in “Traduzione e mediazione culturale. Lingue dell’Europa centrale e orientale”. Havel non ha partecipato alla cerimonia per motivi di salute. Il riconoscimento è stato ritirato dall’ amico e collaboratore Petr Oslzlý, prorettore dell’Accademia d’arte drammatica “Janáček” di Brno, che ha anche letto la sua lectio magistralis dedicata a “Charta 77 e l’Europa”. L’evento, infatti, è stato organizzato nell’ambito di Mittelfest, quest’anno dedicato al tema dei diritti, per ricordare il trentesimo anniversario della nascita del movimento “Charta 77” nella Cecoslovacchia comunista. 

        «L’Università di Udine – ha detto il rettore, Furio Honsell – celebra una straordinaria figura di drammaturgo, di statista, di operatore di pace e di dignità umana. Celebriamo chi ha saputo spezzare il binomio rivoluzione e morte, ed è stato capace di realizzare una rivoluzione senza vittime. Celebriamo un grande artefice dell’Europa e con lui celebriamo anche la vocazione del Friuli, dei suoi giovani e dei nostri docenti e ricercatori verso l’Europa centro-orientale». 

        Havel, uomo simbolo del dissenso e dell’opposizione al regime, fu tra i fondatori e il principale portavoce del movimento Charta 77 che chiedeva il rispetto dei diritti umani e civili. «Charta 77 – ha detto Havel nel videomessaggio di ringraziamento – fu il tentativo di ridestare le menti, di disporre lo spirito umano, la coscienza umana, la solidarietà umana contro apparati onnipotenti. Era un programma di trasformazione pacifica. Divenne un’autentica fonte di ispirazione: le sue idee, i suoi metodi, furono ripresi da vari movimenti anche in altri Paesi». Intellettuale, statista e autorità morale indiscussa in tutto il mondo per il suo impegno in difesa della dignità e della libertà dell’uomo, Havel ha «posto – spiega la motivazione della laurea – il suo coerente impegno di intellettuale al servizio della politica, contribuendo in modo risolutivo ai processi di liberalizzazione instauratisi nell’Est europeo».

Charta 77 riuniva persone e gruppi molto diversi accumunati da una motivazione innanzitutto morale. «Derivò dal desiderio – racconta Havel nella lectio – di oltrepassare l’orizzonte degli interessi personali, di chiedere di partecipare alle cose pubbliche, di smettere di elogiare gli abiti del re nudo per dire invece la verità; di comportarsi, insomma, in accordo con la propria coscienza e, semplicemente, di raddrizzare la schiena, da uomini». Un esempio vivo e attuale anche per il presente e per il futuro dell’Europa e delle sue genti. «L’autentica partecipazione dei cittadini, dei gruppi sociali, dei comuni e delle regioni costituisce – spiega Havel – il terreno migliore per la solidarietà, che non può provenire solo dallo Stato. In un grande organismo sovrastatale come l’Unione europea, che deve funzionare come strumento di solidarietà, occorre che il vero fondamento civico sia ancora più profondo e solido. Quindi, la vitalità dell'Unione europea dipende tra l’altro, e forse soprattutto, dalla misura in cui i suoi cittadini faranno proprio lo spirito di appartenenza civica europea». 

        Il contributo ideale e politico di Havel al processo di allargamento dell’Unione Europea, ha sottolineato la professoressa Annalisa Cosentino nella laudatio «è solo uno dei tanti esempi dell’attività di mediazione culturale da lui svolta nell’ambito dell’Europa centrale e orientale». Mettendo in evidenza anche la sua capacità di mediare tra la vita e l’arte, tra la politica e il teatro, Cosentino ha ricordato che Havel è innanzitutto un drammaturgo, un poeta, un saggista che nelle sue opere, soprattutto teatrali, ha saputo analizzare «il funzionamento dei meccanismi di affermazione e conservazione del potere svelando le manipolazioni che il potere opera». È tuttavia «lontano dal teatro – ha sottolineato Cosentino –, e in particolare nella vita politica, che l’imperativo morale sempre sotteso alle sue scelte ha trovato una realizzazione e un compimento». 

        Portando il saluto della facoltà di Lingue e letterature straniere, il professor Andrea Csillaghy, ordinario di Magiaristica, ha detto: «Con Charta 77  Havel aveva dichiarato ad un sistema politico rancoroso, chiuso su se stesso, l’imbecillità di questo sistema. Un sistema che prometteva la felicità a delle condizioni intollerabili, togliendo una libertà che è condizione stessa della felicità quindi cadendo in una profonda contraddizione con se stesso».

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