L’istituzione è sostenuta da Mur, Regione Friuli Venezia Giulia-Ardis e Fondazione Friuli

Alla Scuola superiore “di Toppo Wassermann” un milione 285mila euro dal Ministero dell’università e della ricerca

Inaugurato il XXI anno accademico dell’istituto di eccellenza dell’Ateneo

La cerimonia

La Scuola superiore “di Toppo Wassermann” dell’Università di Udine è stata finanziata con un milione 285mila euro dal Ministero dell’università e della ricerca per potenziare le attività didattiche e di transizione dalla scuola all’università. Lo ha annunciato oggi il direttore dell’istituto di eccellenza dell’Ateneo friulano, Alberto Policriti, all’inaugurazione del XXI anno accademico 2024-2025 della Scuola. Durante la cerimonia sono stati consegnati i titoli finali ai 22 allievi che hanno concluso il percorso di studi nell’anno accademico 2023–2024. La Scuola conta attualmente 89 allievi e, dalla sua nascita, nel 2004, ne ha diplomati 185 che ora occupano importanti ruoli in realtà private e pubbliche in ogni parte del mondo. L’istituto di eccellenza è sostenuto dal Ministero dell’università e della ricerca, dalla Regione Friuli Venezia Giulia con l’Agenzia regionale per il diritto allo studio (Ardis) e dalla Fondazione Friuli.

La cerimonia si è svolta nel Palazzo di Toppo Wassermann a Udine, sede della Scuola. All’evento sono intervenuti: il rettore dell’Ateneo friulano, Roberto Pinton; il vicesindaco del Comune di Udine, Alessandro Venanzi; il direttore generale dell’Agenzia regionale per il diritto allo studio (Ardis), Pierpaolo Olla; il presidente della Fondazione Friuli, Giuseppe Morandini, e l’assessore al lavoro, formazione, istruzione, ricerca, università e famiglia della Regione Friuli Venezia Giulia, Alessia Rosolen.

Dopo la relazione del direttore della Scuola, Alberto Policriti, hanno preso la parola il rappresentante degli allievi della Scuola, Andrea Perbellini, e il presidente dell’Associazione Alumni della Scuola, Giacomo Alzetta.

La cerimonia è proseguita con l’intervento intitolato “Intelligenza artificiale, settanta anni ben portati”, pronunciato da Luigia Carlucci Aiello, professoressa emerita di Intelligenza artificiale dell’Università “La Sapienza” di Roma.

Gli allievi “titolati”

I 22 allievi che hanno ricevuto il titolo finale sono: Danilo Avaro, Greta Bruno, Silvia Burgio, Alice Chiaruttini, Alessio Corrado, Cristian Curaba, Emma Cuttini, Denis D’Ambrosi, Davide Della Giustina, Matteo Dordolo, Roberto Gradara, Matilde Graziano, Luca Mauri, Michele Mignani, Beatrice Musizza, Filippo Olivetti, Enrico Sartor, Claudia Savaris, Sarah Sisto, Enrico Tiozzo Netti, Gaia Tomadini, Luca Trevisan.

Il progetto nazionale

Il finanziamento ministeriale di un milione 285mila euro per la Scuola “di Toppo Wassermann” rientra in un progetto nazionale che coinvolge otto scuole universitarie italiane. L’obiettivo è potenziare la formazione di eccellenza degli istituti superiori degli atenei e le opportunità di orientamento verso le università degli studenti delle scuole superiori. Il progetto, denominato “Educating future citizens”, è finanziato con 12.8 milioni di euro dal Ministero dell’università e della ricerca nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). All’iniziativa progettuale aderiscono otto scuole universitarie superiori: oltre a quella dell’Ateneo, l’Istituto universitario di studi superiori di Pavia (capofila), la Scuola Imt Alti studi di Lucca, la Scuola di studi superiori ‘Carlo Urbani’ dell’Università di Camerino, la Scuola internazionale superiore di studi avanzati di Trieste, la Scuola di studi superiori ‘Giacomo Leopardi’ dell'Università di Macerata, la Scuola di studi superiori ‘Ferdinando Rossi’ dell’Università di Torino, il Collegio internazionale Ca' Foscari dell’Università di Venezia.

La Scuola

La Scuola superiore era stata prevista fin dal 1993 nello Statuto di autonomia dell’Università per potenziare il valore didattico e scientifico dell’Ateneo e il suo ruolo nello sviluppo del territorio. Il suo obiettivo è creare una comunità di allievi e docenti uniti nel progetto di approfondire conoscenze e competenze scientifiche e culturali. A questo scopo integra con attività parallele interdisciplinari di alta qualificazione la frequenza ai normali corsi di laurea universitari. Si accede per concorso e prevede vitto e alloggio gratuiti, esonero dalle tasse universitarie e docenti tutor. Al termine del percorso rilascia un diploma di licenza equiparato al titolo di master di secondo livello. La Scuola si divide di due classi: umanistica e scientifico-economica, che comprende Medicina e chirurgia. Oltre al primo anno, come matricola, è possibile iscriversi anche al quarto anno dopo il conseguimento del diploma di laurea triennale. I posti disponibili al primo anno sono dieci per la classe scientifico-economica (due riservati a Medicina e chirurgia) e otto per quella umanistica. Sei i posti a disposizione al quarto anno, tre per l’umanistica e altrettanti per la scientifico-economica.

Gli interventi

«La Scuola superiore – ha detto il rettore Roberto Pinton – è un'eccellenza dell’Università di Udine. Un ruolo riconosciuto anche a livello nazionale, come conferma il nuovo finanziamento ministeriale, frutto di un innovativo e lungimirante progetto dedicato agli studenti universitari e delle scuole superiori. La Scuola “di Toppo Wassermann” è diventata un punto di riferimento per i giovani, un trampolino di lancio per le loro carriere in Italia e nel mondo dove contribuiscono a portare alto il valore del nostro territorio. E questo grazie al costante e convinto sostegno del Ministero dell’università e della ricerca, della Regione Friuli Venezia Giulia e della Fondazione Friuli, ma anche delle preziose collaborazioni con le scuole del territorio».

Nella sua relazione il direttore Alberto Policriti ha sottolineato il fatto che «la Scuola negli ultimi sei anni ha consolidato il suo ruolo e rafforzato le collaborazioni con altre istituzioni di eccellenza offrendo opportunità aperte a tutta la comunità accademica. La Superiore persegue l’eccellenza, ma il suo obiettivo – ha evidenziato – è e rimane quello di condividere esperienze, i contatti e le opportunità con tutta la comunità accademica udinese. I progetti sviluppati, come “Educating Future Citizens” e le iniziative interdisciplinari, dimostrano l’importanza di un’educazione innovativa, aperta e condivisa – ha concluso Policriti – capace di affrontare le sfide del presente e del futuro».

Per il direttore generale dell’Ardis, Pierpaolo Olla, «in un momento particolarmente delicato come quello che stiamo vivendo nel contesto degli equilibri internazionali e, in particolar modo, europei, ritengo che le comunità universitarie abbiano il dovere di profondere il loro impegno nella ricerca della conoscenza, dell’ascolto e del dialogo per guidare il cambiamento sociale ed economico in atto. La Scuola Superiore “di Toppo Wassermann”, che garantisce l’accesso a un percorso di eccellenza interno dell’Università di Udine formando una comunità interdisciplinare nella quale un ristretto gruppo di allievi – ha affermato Olla – ha l’opportunità di condividere un’esperienza formativa altamente qualificata, si caratterizza per la capacità di mantenere sempre elevato il livello di curiosità intellettuale di chi la frequenta. Grazie a questa specificità, a questa voglia di scoprire e di capire che distingue coloro che guardano avanti, si alimenta quel circolo virtuoso di sviluppo del sapere scientifico che arricchisce la società e la comunità da cui essa è costituita.

«Grazie, quindi, alla Scuola Superiore dell’Università di Udine per l’impegno che essa garantisce e per contribuire a rendere sempre più attrattivo, anche in termini di opportunità di studio, il nostro bellissimo territorio» ha sottolineato infine il direttore generale dell’Ardis.

«Con la Scuola Superiore si è consolidata una grande collaborazione – ha detto il presidente della Fondazione Friuli, Giuseppe Morandini – e io personalmente ho imparato molto, pur non frequentando i corsi: figuriamoci, quindi, che capacità di attrazione e di elevazione del capitale umano ha esercitato sui giovani. E lungo questo percorso voglio ricordare che Udine ha ospitato l’anno scorso l’incontro dell'Assemblea nazionale della Rete italiana allievi scuole istituti studi superiori universitari (Riasissu), dimostrando così anche la capacità delle eccellenze di questo tipo di fare rete tra loro. Questo porta prestigio all’interna Università friulana perché con la sua Scuola Superiore riesce a coltivare i valori di concretezza, multiculturalità e internazionalità che sono i presupposti, visti i tempi che viviamo, per saper cambiare».

«Quando sentiamo parlare della Scuola Superiore – ha spiegato il rappresentante degli allievi, Andrea Perbellini – il discorso cade spesso sull’aspetto puramente accademico quando invece l’obiettivo della Scuola non è quello di formare delle “macchine da esame”, ma di accompagnare allieve e allievi lungo un percorso di crescita umana. Senza sottovalutare la componente didattica, speriamo che il tratto distintivo della Superiore possa diventare l’unione dei saperi delle diverse discipline, la condivisione e il dialogo, la vita di comunità, che è quello che più resta al termine del percorso».

Il presidente dell’Associazione Alumni della Scuola, Giacomo Alzetta, ha sottolineato come «al di là delle statistiche e della preparazione che la Scuola offre ai suoi allievi, la cosa più importante che gli ex-allievi ottengono dalla Scuola è la rete di relazioni che si viene ad instaurare. I rapporti personali e umani che si creano sono un vero moltiplicatore delle esperienze di ciascuno, sia in termini di crescita e arricchimento personale che di supporto vero proprio nell’affrontare le sfide che la vita ci offre».

«La nostra città – ha detto il vicesindaco di Udine, Alessandro Venanzi – sta affrontando due sfide cruciali: la natalità in calo e una difficoltà crescente nell'imprenditoria giovanile. Troppi giovani laureati, dopo aver completato il proprio percorso di studi, non trovano le opportunità professionali che meritano nel nostro territorio, finendo per affrontare un mercato del lavoro che non riesce ad accogliere appieno le loro competenze e ambizioni e affrontando la strada dell’emigrazione. Una emigrazione che ha tolto 30.000 giovani in 12 anni alla nostra regione, metà dei quali laureati. Una diaspora che penalizza i nostri territori e che ci priva di un capitale umano di inestimabile valore. Abbiamo il compito di investire dando possibilità ai giovani di formarsi e rimanere qui e in questo senso la nostra Scuola Superiore è una sicura eccellenza».

Per l’assessore regionale Alessia Rosolen «i giovani devono essere al centro della responsabilità collettiva di tutte le istituzioni pubbliche e private. Quella di oggi è l'occasione giusta per rivolgere un appello a tutti: i giovani laureati su cui tanto investiamo vanno trattenuti, dobbiamo tutti agire affinché i costi della loro formazione siano compensati dai benefici che possono lasciare sul territorio.

«Questa Scuola – ha proseguito Rosolen – è la dimostrazione dell'eccellenza formativa e della fiducia con cui il Friuli Venezia Giulia investe sull'alta formazione. Nell'ultimo triennio la Regione ha investito sul sistema universitario oltre 82 milioni di euro, senza contare le risorse destinate al diritto allo studio, alle infrastrutture, all'edilizia universitaria. Il 2024 per la nostra regione si è chiuso con il record di numero di occupati, di donne che hanno fatto ingresso nel mercato del lavoro, di riduzione del gender gap, di crescita del numero di giovani occupati e del numero di contratti a tempo indeterminato.

«Ciononostante – ha evidenziato l’assessore regionale – negli ultimi 10 anni abbiamo perso oltre 7.433 ragazzi che hanno scelto di andare all'estero, il 50% dei quali aveva meno di 34 anni. Altri 15mila giovani si sono trasferiti in altre regioni. Nel complesso il bilancio tra chi se ne va e chi arriva è in negativo.

«Il principale motivo che sta alla base di questo fenomeno – secondo Rosolen – va cercato nei salari bassi, il Friuli Venezia Giulia ha i salari più bassi tra tutte le regioni del Nord, e nella precarietà dei contratti. L’altro motivo riguarda le più alte possibilità di carriera e la qualità del bilanciamento tra la vita privata e quella lavorativa che i giovani trovano all’estero».

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