Dolomiti mountain school, la colonna sonora delle terre alte
A Forni di Sopra un confronto tra tradizione, identità e nuove prospettive musicali
Venerdì 26 settembre Forni di Sopra ha ospitato la quarta tappa della Dolomiti Mountain School 2025, dal titolo “La colonna sonora delle terre alte”. Studiosi, musicisti e operatori culturali hanno discusso il rapporto tra musica e montagna, con riflessioni che hanno intrecciato memoria, identità e cambiamenti in atto.
Gian Paolo Gri, docente emerito di Antropologia culturale all’Università di Udine, ha sottolineato il lungo legame tra montagna e musica: “Duecento, duecentocinquanta anni di musicisti, musicologi, compositori che hanno lavorato sulla montagna da un lato, e di comunità alpine che hanno cantato e suonato dall'altro. Sarebbe interessante capire quanto la montagna abbia influito sull’ispirazione musicale e quanto la composizione musicale abbia arricchito la nostra percezione della montagna”.
Valter Colle, antropologo visuale e imprenditore culturale, ha ricordato i suoi cinquant’anni di lavoro in Carnia: “Molte cose sono cambiate, molte si sono riconfermate, alcune generazioni sono scomparse, ma la necessità di fare musica, di cantare è ancora presente. Oggi siamo in un momento critico di evoluzione tecnologica legata alla rete, per cui molte tradizioni sono in una fase di definitiva trasformazione”.
Flavio Schiava, presidente del Coro “Giuseppe Peresson” di Arta Terme, ha raccontato la realtà corale friulana: “Ogni coro ha una sua identità e valori da difendere. Negli anni ’60-’70 cantare era un’abitudine, oggi è una scelta. I cori hanno senso solo se parlano di cose che servono, pescando dalla tradizione e dall’attualità. È una scommessa sul futuro e un augurio che ci facciamo tutti”.
Paolo Grigolli, Destination Management Expert, ha portato l’esperienza dei Suoni delle Dolomiti: “È un festival che ha cambiato pelle negli anni. Nato per portare le persone a godere la montagna con grandi nomi e infrastrutture, oggi punta sulla leggerezza: concerti con poche strutture, dove la qualità del suono si sposa con il silenzio della montagna”.
Claudio Mansutti, direttore della Fondazione Luigi Bon e direttore artistico dell’FVG Orchestra, ha evidenziato il ruolo della musica come strumento di apertura: “Le stagioni che stiamo affrontando ci hanno portato a transitare con la musica in tutta la montagna. Questo ha mostrato anche un problema: il rapporto con l’estero. È spesso più facile andare a Londra che passare il confine con Austria o Slovenia. Grazie alla musica e ad alcuni fondi europei abbiamo però cominciato a smussare queste chiusure, creando relazioni che vanno sviluppate”.
Il ciclo proseguirà venerdì 31 ottobre a Socchieve (UD), con l’ultimo incontro di quest’anno dedicato a “La trasformazione del rifugio da punto di appoggio a meta”.
La Dolomiti Mountain School è promossa dalla Regione autonoma Friuli Venezia Giulia in collaborazione con l’Università degli Studi di Udine, la Fondazione Dolomiti UNESCO, la Magnifica Comunità di montagna Dolomiti Friulane, Cavallo e Cansiglio, la Comunità di montagna della Carnia e l’ASCA / Leggimontagna-Cortomontagna