A Basiliano uno spazio culturale aperto che promuoverà e divulgherà la storia del territorio

Il Friuli prima dei romani, un museo per valorizzare il patrimonio archeologico protostorico di tumuli e castellieri

Grazie al progetto “Terra dei castellieri” con Regione, Soprintendenza, un consorzio di 17 Comuni, Università di Udine e Banca 360 che l’ha promosso

Il documentario "Il Friuli prima dei romani"

Realizzare un museo moderno e multidimensionale con le testimonianze archeologiche protostoriche costituite da tumuli e castellieri della pianura friulana studiati dall’Università di Udine con la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per il Friuli Venezia Giulia. Uno spazio culturale aperto a tutti, con sede a Basiliano, per raccontare com’era il Friuli prima dell’arrivo dei Romani attraverso i monumenti più caratteristici dell’antico paesaggio. È l’obiettivo del protocollo d’intenti che unisce 21 istituzioni nel “Progetto Terra dei castellieri” per valorizzare e promuovere il patrimonio archeologico territoriale.

L’iniziativa è stata presentata oggi a Palazzo Antonini Maseri, sede del rettorato dell’Ateneo friulano.

Al progetto partecipano: la Regione Friuli Venezia Giulia; la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per il Friuli Venezia Giulia; l’Università di Udine, con il Dipartimento di Studi umanistici e del patrimonio culturale; un consorzio di 17 Comuni, capofila Sedegliano; Banca 360 Fvg, promotrice dell’iniziativa.

I Comuni coinvolti sono: Basiliano, Campoformido, Castions di Strada, Codroipo, Coseano, Dignano, Fagagna, Flaibano, Lestizza, Mereto di Tomba, Meduno, Montereale Valcellina, Pozzuolo del Friuli, Rive d’Arcano, Sedegliano, Spilimbergo, Udine.

Il museo

Obiettivo del museo è quello di diventare un luogo di narrazione, uno spazio di comunicazione e di condivisione aperto a un pubblico ampio. Sarà inoltre dedicato alla didattica e alla convegnistica per farne uno strumento centrale di divulgazione e promozione dell’antica storia del Friuli. A questo scopo Banca 360 ha già individuato a Basiliano un immobile di sua proprietà.

Il contesto

La protostoria comprende le età dei metalli, ossia l’età del Rame (IV-III millennio a.C.), quella del Bronzo (dal 2300 a.C. circa) e, a partire dall’inizio del I millennio a.C., l’età del Ferro. Il Friuli Venezia Giulia è ricco delle testimonianze di questo periodo e il suo territorio, soprattutto a partire dal 2000 a.C., era caratterizzato dalla presenza di tumuli, tombe monumentali, e castellieri, villaggi fortificati con imponenti terrapieni. Monumenti che l’Ateneo studia fin dalla sua nascita grazie agli archeologi del Gruppo di ricerca di Protostoria del Dipartimento di Studi umanistici e del patrimonio culturale. (Il documentario “Il Friuli prima dei Romani”)

Tumuli e castellieri

Dall’avvio delle ricerche in Friuli diversi enti di ricerca hanno potuto esplorare i tumuli di Mereto di Tomba e di Sant’Osvaldo a Udine e i castellieri di: Castions di Strada, Codroipo, Galleriano di Lestizza, Gradisca di Spilimbergo, Novacco di Aiello, Pozzuolo del Friuli, Savalons di Mereto di Tomba, Sedegliano, Udine e Variano di Basiliano.

I partecipanti

Alla presentazione sono intervenuti: per l’Università di Udine, il rettore, Angelo Montanari; la direttrice del Dipartimento di Studi umanistici e del patrimonio culturale, Linda Borean, e la referente dell’accordo per l’Ateneo, Elisabetta Borgna; il vice presidente e assessore alla cultura della Regione Friuli Venezia Giulia, Mario Anzil; in rappresentanza della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per il Friuli Venezia Giulia, il funzionario archeologo, Roberto Micheli; il presidente di Banca 360 Fvg, Luca Occhialini; la sindaca di Sedegliano, Comune capofila del progetto, Debora Donati; l’assessore alla cultura del Comune di Udine, Federico Pirone, e il docente dell’Università di Padova, Alessandro Fontana. Erano presenti anche sindaci e assessori degli altri Comuni del consorzio che aderisce al progetto.

Le dichiarazioni

«L’Università di Udine – ha dichiarato Angelo Montanari – è orgogliosa e grata a tutti i partner di questo straordinario progetto di valorizzazione delle conoscenze. Un progetto dalle grandi potenzialità che vuole mettere a disposizione della collettività e dei visitatori del Friuli Venezia Giulia un grande patrimonio di testimonianze archeologiche. Il museo che si vuole realizzare è il frutto di decenni di ricerche sul territorio che hanno coinvolto anche i colleghi del dipartimento di eccellenza nazionale di Studi umanistici e del patrimonio culturale specializzati in protostoria» ha sottolineato il rettore.

«Il Dipartimento di Studi umanistici e del patrimonio culturale – ha detto Linda Borean – è profondamente orgoglioso di poter contribuire a questo progetto mettendo a fattor comune le competenze e l’esperienza dei nostri studiosi. È molto bello vedere collaborare insieme così tanti partner, cui siamo molto grati, a favore della storia e della cultura del nostro territorio, per la sua valorizzazione e divulgazione a tutti e non solo come oggetto di conoscenza all’interno dell’università e per gli appassionati».

«È un’iniziativa – ha detto Elisabetta Borgna – che prefigura una cooperazione virtuosa tra istituzioni per valorizzare e promuovere il patrimonio archeologico della protostoria friulana. Alla conoscenza, al recupero, alla divulgazione di questo patrimonio l'Ateneo friulano per il territorio ha operato in prima linea, in particolare attraverso il Laboratorio di Preistoria e Protostoria, polo attivo di ricerca e didattica: i materiali provenienti dagli scavi in tumuli e castellieri e la documentazione prodotta in decenni di ricerche costituiscono una risorsa a disposizione del progetto"

«Il progetto Terra dei castellieri - ha affermato Mario Anzil - rappresenta per la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia una scelta strategica che unisce la responsabilità delle istituzioni, la competenza scientifica dell’Università, la capacità operativa dei Comuni e la sensibilità del mondo privato in un’alleanza volta a dare finalmente una casa riconoscibile al patrimonio dei tumuli e dei castellieri del Medio Friuli. Riteniamo che la fondazione partecipativa, aperta anche ai soggetti privati, sia lo strumento più adatto per garantire una gestione moderna, stabile e allo stesso tempo dinamica del Museo Archeologico Terra dei Castellieri, in stretto raccordo con la Soprintendenza, con l’Università di Udine e con i Comuni che custodiscono siti e testimonianze della protostoria».

Roberto Micheli ha sottolineato l’importanza del progetto, coerente con gli obiettivi istituzionali del Ministero della cultura e ha ricordato la partecipazione della Soprintendenza fin dalle prime fasi di ricerca sulla protostoria in Friuli Venezia Giulia. «Basiliano – ha affermato Micheli – è stato individuato come sede del museo per la presenza nel territorio circostante di importanti evidenze archeologiche che meritano di essere valorizzate assieme a quelle degli altri siti protostorici del Medio Friuli. La Soprintendenza – ha aggiunto Micheli – metterà a disposizione il materiale archeologico di proprietà statale legato al tema dei castellieri e dei tumuli funerari in età protostorica che ancora non è stato giustamente valorizzato e assicurerà l’esecuzione e la corretta attuazione delle procedure per quanto di competenza. L’apertura del museo sarà un’occasione per esporre in un’unica sede molti reperti mai visti dal pubblico e creare una innovativa narrazione della protostoria dell’alta pianura friulana».

«In qualità di Sindaco del Comune capofila della convenzione “Protostoria in Friuli” – ha spiegato Debora Donati –, alla quale aderiscono altri 16 Comuni con l’obiettivo di promuovere e sostenere il patrimonio archeologico presente nei propri territori, allo scopo di fornire un modello di sviluppo legato alla loro valorizzazione, sottolineo l’importanza strategica di questo percorso, avviato per tutelare questa nostra ricchezza archeologica e culturale e l’essenzialità della sinergia tra le varie istituzioni, a vario titolo coinvolte.

«Grazie alla sottoscrizione di un protocollo d’intesa – ha evidenziato Donati –, i 17 Comuni, la Regione, la Soprintendenza, l’Università di Udine e la Banca 360 condividono la volontà di realizzare un museo moderno, che integri le risorse culturali, paesaggistiche e socioeconomiche del territorio, con un approccio multidisciplinare, avente come focus il patrimonio archeologico e storico dei tumuli e dei castellieri. Questo spazio museale, realizzato in un immobile di proprietà di Banca 360, verrà gestito da una Fondazione, denominata “Fondazione Terra dei Castellieri” e diventerà uno spazio culturale capace di restituire alla propria comunità e soprattutto alle nuove generazioni la conoscenza e la consapevolezza del proprio passato».

«Manca un museo per valorizzare un aspetto così importante della storia del nostro territorio» ha detto Luca Occhialini, presidente di Banca 360 che ha promosso il progetto e sostenuto anche il lavoro di catalogazione dei reperti protostorici tra cui poi scegliere quelli da collocare nel museo. Occhialini ha quindi scandito il cronoprogramma del progetto complessivo che prevede, tra le altre cose, la costituzione di un comitato tecnico-scientifico e di una fondazione.

«Il progetto Terra dei Castellieri dimostra in modo concreto come le ambizioni di Udine e del Friuli coincidano e possano rafforzarsi reciprocamente – ha spiegato Federico Pirone –. Siamo parte di una rete ampia e coesa — diciassette Comuni, l’Università, la Soprintendenza, la Regione e realtà private come Banca 360 — che ha saputo costruire un vero progetto di comunità. Udine è orgogliosa di partecipare con il Colle del Castello, uno dei luoghi più identitari, contribuendo a un’iniziativa che parla dell’intero Friuli e della sua storia più profonda.

«È un passaggio importante – ha sottolineato Pirone – di un percorso comune: Friuli e Udine condividono un destino anche culturale che oggi trova una straordinaria occasione per esprimersi e rinnovarsi. Questo progetto e il lavoro di cooperazione che stiamo portando avanti insieme per valorizzare i tumuli, i castellieri e la nostra protostoria restituisce alla comunità — e in particolare alle nuove generazioni — la piena consapevolezza di quanto siano profondi i legami che ci uniscono». (sg)

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