Scrittore, politologo e filosofo

Europa e Sarajevo, l’intellettuale bosniaco Igor Štiks ospite dell’Ateneo

Incontro del Dipartimento di lingue e letterature, comunicazione, formazione e società

Scrittore, politologo e filosofo bosniaco, Igor Štiks è stato ospite dell’Università di Udine dove ha partecipato a un incontro del Dipartimento di lingue e letterature, comunicazione, formazione e società. “L’Europa e Sarajevo. La guerra di ieri, la guerra di oggi” è stato il titolo dell’incontro coordinato da Natka Badurina, professoressa di slavistica dell’Ateneo friulano.

Nella conversazione lo scrittore è partito dal suo romanzo “Elijahova stolica” (tradotto in italiano con il titolo “Mentre Alma dorme”, edito da Frassinelli nel 2008), ambientato nella Sarajevo assediata. Štiks ha portato il pubblico in un viaggio tra temi storici e attuali, tra i traumi del passato e le preoccupazioni odierne, senza mai perdere di vista gli ideali umanistici e la speranza in un miglioramento del mondo.

Nei giorni in cui ricorre il 33esimo anniversario dell’inizio dell’assedio di Sarajevo, il 5 aprile 1992, e nell’anno in cui si celebrano i 30 anni dagli accordi di Dayton, con i quali si concluse la guerra in Bosnia ed Erzegovina, Štiks ha riflettuto del ruolo che ebbe l’Unione europea nella Bosnia di allora e di quello che dovrebbe avere oggi, in un rinnovato clima di instabilità.

«Nonostante la crisi attuale – ha spiegato Natka Badurina –, lo scrittore ha trovato spunti di ottimismo nel fatto che la Bosnia ed Erzegovina ha una esistenza, e resistenza, di lunga durata: vi si sono succeduti diversi dominatori e formazioni statali, ma il Paese, seppur abitato da differenti popoli, e quindi inadatto a formare uno stato-nazione, è resistito per più di 300 anni».

Parlando delle giovani generazioni in Serbia, Bosnia e Croazia, Štiks ha raccontato di aver percepito in loro le idee di solidarietà e di condivisione di eredità culturali, ma anche il ritorno alle comunità piccole e concentrate solo sulla propria sofferenza.

«La Bosnia del dopo Dayton – ha detto Badurina – è uno Stato dominato dalle definizioni etniche e religiose in cui il concetto di cittadinanza fa fatica ad affermarsi. Ciò vuol dire che la convivenza e la multiculturalità bosniaca, e jugoslava, è solo un mito del passato, oppure esiste ancora?» si è chiesta la docente.

Secondo Štiks essa sopravvive, e non solo nello spazio in cui si parla la lingua comune, nonostante i suoi differenti standard linguistici, ma anche nella diaspora, sparsa in tutto il mondo. «L’Unione europea – secondo l’intellettuale bosniaco – può trarre esperienze utili dal crollo della Jugoslavia, ma soprattutto dovrebbe aspirare a un allargamento a tutta l’area, allargamento che la sottrarrebbe agli influssi, meno pacifici, di nuove e imprevedibili alleanze».

Igor Štiks (Sarajevo, 1977) è autore di drammi e romanzi. In italiano sono tradotti “Mentre Alma dorme” (Frassinelli, 2008) e “W” (Mesogea, 2024). Dopo il dottorato all’Institut d’Études Politiques di Parigi e la Northwestern University di Chicago, ha insegnato a Edimburgo, Lubiana, Graz, Sarajevo e Belgrado. È anche autore di “Nations and citizens in Jugoslavia and the post-yugoslav states: one hundred years of citizenship (Bloomsbury 2015) e, con Srećko Horvat, di “Welcome to the desert of post-socialism: radical politics after Jugoslavia (Verso 2015). Nel 2014 è stato insignito del prestigioso riconoscimento francese di “Cavaliere delle arti e delle lettere”.