Evento del Dipartimento di lingue e letterature, comunicazione, formazione e società

Lev Tolstoj e la nascita del pacifismo in Russia

Giovedì 27 e venerdì 28 aprile, due giornate di studi a Palazzo Antonini

Il rapporto tra “Lev Tolstoj e la nascita del pacifismo in Russia” sarà analizzato in due giornate di studi che l’Università di Udine organizza il 27 (dalle 15.30) e 28 aprile (dalle 9.30) nella sala Gusmani di Palazzo Antonini (via Petracco 8, Udine). Il convegno è organizzato dal Dipartimento di lingue e letterature, comunicazione, formazione e società in collaborazione con la Scuola Superiore “di Toppo Wassermann”.

«Parlare di pacifismo in Russia, nel tragico contesto di oggi – spiega la coordinatrice scientifica dell’evento, Roberta De Giorgi, docente di slavistica dell’Ateneo friulano –, potrebbe suonare addirittura strano. Eppure proprio all’autore di “Guerra e pace”, e non a caso, si deve la diffusione del pacifismo in Russia. Pacifismo che poi si diffonderà anche in Europa e Stati Uniti».

Il programma - Giovedì 27 aprile i lavori, presieduti da Roberta De Giorgi, inizieranno con l’intervento di Irina Gordeeva, massima esperta mondiale della storia del pacifismo in Russia e autrice di fondamentali studi sull’argomento. Gordeeva racconterà le vicende del movimento pacifista di matrice tolstoiana nel primo trentennio del XX secolo. La sua relazione di apertura, in lingua russa, sarà tradotta in modalità consecutiva da Francesca Lazzarin, del comitato scientifico e organizzativo del convegno.

A seguire, Massimo Maurizio e Mario Caramitti presenteranno l’edizione in italiano (di cui sono curatori e traduttori) di una raccolta di poesie e prose di molti tra i massimi protagonisti della letteratura russa di oggi (in parte coperti dall’anonimato o da pseudonimi). Autori che nell’arco dei primi due mesi della guerra su larga scala in Ucraina si sono espressi contro l’invasione russa. Si tratta del volume: “*** ***** Voci russe contro la guerra”, disponibile in open access sul sito della collana Petushki dell’Università di Torino. Il loro intervento sarà accompagnato dalla lettura di alcuni brani a cura dell’attrice Serena Di Blasio.

Chiuderà la prima giornata di studi Francesca Lazzarin, che analizzerà alcuni testi di canzoni contro la guerra, quasi completamente sconosciute al pubblico italiano, scritte nel 2022 da artisti russi attualmente residenti all'estero e ostracizzati in patria. Particolare attenzione sarà riservata al genere dell’hip hop, dove la tematica antibellica può essere messa in rilievo già dal lontano 2014.

Venerdì 28 aprile, si partirà con Valerio Marchetti che presenterà il libro di Roberta De Giorgi “Storia di un’ossessione, Lev Tolstoj e Vladimir Čertkov” (Del Vecchio Editore 2022). L’opera ricostruisce i rapporti tra i due, basandosi principalmente sul fitto carteggio che intrattennero a partire dal 1883, anno del loro primo incontro. Allontanandosi dalla vulgata che vede Čertkov come manipolatore del grande scrittore, De Giorgi sottolinea il ruolo di primo piano da lui svolto come interprete del tolstoismo. È infatti attraverso la sua attività editoriale che Gandhi 'scopre' l’insegnamento di Tolstoj.

Prenderà poi la parola Viktorija Peretickaja, una delle massime esperte del movimento religioso dei duchobory che vide in Tolstoj uno dei più fervidi sostenitori. L’intervento di Cinzia Cadamagnani analizzerà il trattato pacifista “La suppression des guerres et l'édification de la paix” del figlio di Tolstoj, Lev (junior), riportato alla luce dall’Archivio di stato di Roma. Infine, Emanuela Guercetti, la più importante traduttrice di letteratura russa in Italia, parlerà della sua (ri)traduzione di “Guerra e pace” (1865-1869).

LE VICENDE DEL PACIFISMO RUSSO

Prima di Tolstoj - In Russia la dottrina pacifista era appannaggio dei mennoniti tedeschi prima della diffusione del pensiero di Tolstoj. A fine Settecento Caterina la Grande invitò gli aderenti alla più numerosa delle chiese anabattiste a colonizzare i territori di nuova annessione concedendogli, in cambio, l’esenzione per trent’anni dalla leva obbligatoria. Si trattava di un patto con coloni stranieri dai quali l’Impero russo sapeva di poter trarre un sicuro vantaggio economico. Diverso infatti era l’atteggiamento che il governo zarista assumeva con quelle sette religiose autoctone che si ribellavano alla coscrizione obbligatoria: queste venivano punite con l’esilio o con l’inserimento forzato nei cosiddetti “battaglioni disciplinari”.

Il percorso di Tolstoj - Scrittore alle prime armi, in giovinezza Tolstoj aveva servito l’esercito. Nel 1851 unendosi volontario (poi come ufficiale di artiglieria) alle truppe russe impegnate nella conquista del Caucaso. Tre anni dopo a Sebastopoli, nei mesi dell’assedio, come ufficiale della quattordicesima brigata di artiglieria. In Crimea rimase fin quando, dopo un assedio di undici mesi (dal 17 ottobre 1854 al 6 settembre 1855), Sebastopoli non fu abbandonata dai soldati russi. Fu in questa temperie che Tolstoj scrisse di getto i “Racconti di Sebastopoli” (1855-1856). Se nel primo racconto si percepisce ancora un’eco di quello spirito patriottico che lo aveva spinto fino in Crimea, nell’ultimo la condanna della guerra è radicale. Nel 1856 si congeda dall’esercito. Anche se solo a livello di riflessioni e di pensieri, prende il via in Tolstoj un percorso spirituale che genererà verso la metà degli anni Settanta una vera e propria crisi esistenziale.

La crisi spirituale - Il suo rifiuto della guerra, il carico di violenza che essa genera e l’inutilità del sacrificio di vite umane saranno pensieri che nel corso del tempo, opportunamente rielaborati, si trasformeranno in una vera e propria dottrina morale. Con “Guerra e Pace” Tolstoj ‘dimostra’ di aver compreso appieno il significato della guerra per la storia dell’umanità, e il suo rifiuto è irreversibile: memorabili in questo senso sono le riflessioni del principe Andrej sotto il cielo di Austerlitz.

Il pacifismo di Tolstoj - L’insegnamento dello scrittore parte dai comandamenti negativi del Sermone della Montagna (non uccidere, non commettere adulterio, non giurare, non opporsi al male) e insiste sull’ammonimento «Ama Dio e il tuo prossimo come te stesso». Le convinzioni di Tolstoj si rafforzano di fronte a un'imponente protesta pacifista attuata dalla setta religiosa dei duchobory nella notte tra il 28 e il 29 giugno del 1895, giorno dei santi Pietro e Paolo. Di comune accordo, più di mille duchobory, in alcuni distretti del Caucaso, in segno di ribellione bruciarono quasi contemporaneamente tutte le armi di cui disponevano. Interrogati, i duchobory affermarono di ubbidire al comandamento cristiano. In loro Tolstoj vide concretizzato il proprio ideale pacifista e si erse a loro difensore. Non solo diede al loro caso una risonanza internazionale, ma decise di riprendere in mano, dopo anni, l’abbozzo di una storia. Di fatto è per loro che scrisse il suo ultimo grande romanzo “Resurrezione” (1899-1900), e col ricavato dalla vendita finanziò l’esodo di numerosi duchobory in Canada (dove a tutt’oggi vivono nel culto del loro salvatore).

Il discepolo per eccellenza - È grazie ai suoi discepoli, e soprattutto a Vladimir Čertkov (1854-1936), il discepolo per eccellenza, che il grande romanziere diventa il punto di riferimento dei giovani movimenti pacifisti e di numerosi obiettori di coscienza. Čertkov fondò, a Londra, una casa editrice (la “Free Age press”) per divulgare in russo e in inglese gli scritti di Tolstoj sulla “non resistenza al male”, molto spesso proibiti in patria.

Ostacoli familiari - I figli maschi della famiglia Tolstoj non concordavano con i precetti dell’insegnamento paterno. Soprattutto perché questi avevano portato lo scrittore alla convinzione che fosse giusto affidare alla sua morte tutti gli scritti (editi e inediti) all’umanità intera e a cedere la terra di Jasnaja Poljana ai contadini: e tale fu il lascito tolstoiano. Fu soprattutto Lev (junior) a osteggiare gli intenti del padre e a condurre un’esistenza che sembrava negare tutti i principi morali che Tolstoj andava predicando. Al contempo, fu anche autore di un importante trattato pacifista (“La suppression des guerres et l'édification de la paix”).

L’Urss e i tolstoiani - In epoca sovietica l’eredità tolstoiana non sopravvisse che per pochi decenni. I suoi seguaci, i cosiddetti tolstoiani, furono sottoposti a persecuzioni, processi e pagarono con l’esilio e la deportazione la fedeltà all’ideale di pace del loro maestro. Il governo sovietico ha visto i pacifisti come una minaccia per la sua stessa esistenza.

La situazione oggi - Voci a sostegno della pace si levano anche nella Russia di oggi. In particolare, ne è una prova la raccolta di poesie e prose “*** ***** Voci russe contro la guerra”, dove sono stati tradotti in italiano dei testi di molti tra i massimi protagonisti della letteratura russa contemporanea, in parte coperti dall’anonimato o da pseudonimi. Ma ci sono anche testi di canzoni contro la guerra, soprattutto del genere hip hop, scritte nel 2022 da artisti russi attualmente residenti all'estero e ostracizzati in patria.

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