Iniziativa annuale la prima volta a Udine. Studiosi da tutta Europa

Informatica Umanistica: ora si attende che il Ministero si faccia carico del riconoscimento

Forte appello perché le 'Digital Humanities' diventino disciplina accademica dal convegno dell'Aiucd, che si conclude oggi

Molta partecipazione sia in termini di relatori, sia di uditori, con un numero notevole di presenze anche dall'estero e di interventi in videoconferenza. È il bilancio dell'ottavo convegno annuale dell'Associazione per l'Informatica Umanistica e la Cultura Digitale che si conclude oggi (dalle 9 alle 13.30) nella sede di Palazzo Garzolini di Toppo Wassermann in via Gemona, ospitato per la prima volta dall'Università di Udine. Dal simposio, intitolato “Pedagogia, insegnamento e ricerca nell'età delle Digital Humanities”, che ha visto alternarsi al tavolo dei relatori dal 22 gennaio più di 50 specialisti provenienti da tutta Europa, è stato lanciato un forte appello affinché l'informatica umanistica sia riconosciuta come disciplina accademica.
 
A tracciare un primo bilancio della quattro giorni è stato ieri Alberto Campagnolo, docente di Informatica Umanistica all'ateneo friulano. «Il tema principale sotto la lente è stato l'insegnamento dell'informatica umanistica – ha detto -, che è piuttosto problematico. Non essendo una normale area disciplinare, l'informatica umanistica richiede interventi da vari punti di vista e un modo per poterla definire in tutti i suoi termini. Ci siamo chiesti – ha aggiunto - quali competenze e quali strumenti bisogna dare agli insegnanti e agli studenti perché la prossima generazione sia ancora più forte in questa disciplina».
 
Dalla tavola rotonda con alcuni esperti svoltasi ieri, è uscito un appello al riconoscimento delle “Digital Humanities” come disciplina accademica. «L'informatica umanistica è un ambito molto proficuo di ricerca e di didattica – ha sottolineato la vicepresidente di Aiucd, Francesca Tomasi, docente all'Università di Bologna -; si fa tantissima attività in questo campo a livello internazionale e il mercato del lavoro, anche in Italia, richiede fortemente figure di questo tipo. Pertanto è assolutamente necessario – ha aggiunto - che ci sia un riconoscimento istituzionale, proprio per consentire alle nuove generazioni di fare ricerca su questi temi. In Italia abbiamo una organizzazione dei saperi basata su settori scientifico disciplinari, che non comprendono l'informatica umanistica, ma senza questa 'inclusione' non può esserci ricerca».
 
Sul versante dei rapporti con il Ministero (Miur), un auspicio che il riconoscimento possa arrivare in tempi non troppo lunghi è arrivato al convegno dalla professoresa Francesca Dovetto (Università Federico II di Napoli), consigliere del Cun, Consiglio Universitario Nazionale organo consultivo de Ministero, per le discipline di area umanistica, che ha fatto il punto sull'iter già avviato. «Su mandato del precedente ministro - ha riferito –, abbiamo presentato al Ministero lo scorso maggio una proposta di riorganizzazione dei saperi accademici e di revisione delle classi di corso di studio, e ora siamo in attesa di sapere se questa proposta verrà presa in considerazione dal nuovo ministro. Ci auguriamo tutti che questo avvenga - ha proseguito -, perché abbiamo bisogno di flessibilità. Il mondo cambia velocemente – ha aggiunto – e con esso i saperi, e la disciplina dell'informatica umanistica è quella che più evidenzia questa necessità, essendo una disciplina di estrema dinamicità e a cavallo tra vari saperi».
 
Una sottolineatura sullo speciale statuto dell'informatica umanistica è stata consegnata al convegno udinese dal presidente dell'Aiucd, Fabio Ciotti, docente all'Università Tor Vergata di Roma. «Le Digital Humanities – ha detto – possono essere definite, secondo me, il luogo in cui si studiano i fondamenti delle metodologie informatiche e il loro nuovo rapporto con le metodologie delle scienze umane in senso lato. Si cerca di capire – ha precisato - come applicare le tipologie di dati e algoritmi ai diversi ambiti delle discipline umanistiche, dalla storia all'architettura, dalla letteratura all'archeologia».
 
Soddisfazione per l'alto livello scientifico del convegno è stata espressa dai tre docenti dell’ateneo, organizzatori locali dell’evento Emanuela Colombi Francesco Pitassio e Tommaso Mazzoli. «Questo appuntamento – hanno evidenziato - è stato un’occasione importante per approfondire come gli studi umanistici stiano cambiando e possano dire la loro in un mondo in vertiginosa trasformazione».
 
Nata a Firenze nel 2011, l'Aiucd è il punto di riferimento nazionale nell'ambito sempre più emergente dell'informatica umanistica. Il contributo dell'informatica alla ricerca e alla didattica è stato il tema scelto per il convegno di quest'anno, ospitato dal Dipartimento di Studi Umanistici e del Patrimonio Culturale, un centro di ricerca che proprio sulle digital humanities sta svolgendo una riflessione approfondita e che grazie anche ai fondi ottenuti con il riconoscimento ministeriale di dipartimento di eccellenza ha avuto la possibilità di organizzare questo importante occasione scientifica nel capoluogo friulano.
 

 

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