Collaborazione interdisciplinare archeologia-ingegneria
Siti archeologici nell’alto Adriatico: tutela e valorizzazione con la video sorveglianza
Al via la sperimentazione sui relitti delle imbarcazioni Grado 2 (III a.C.) e Caorle 1 (II-I sec. a.C.)
Favorire la tutela e la valorizzazione dei siti archeologici sommersi nell’Alto Adriatico grazie a un sistema di video sorveglianza di superficie e subacquea. È l’obiettivo di un progetto di ricerca interdisciplinare condotto dall’Università di Udine e dalle Soprintendenze archeologia del Friuli Venezia Giulia e del Veneto, cofinanziato dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (Mibact), con l’ausilio di Eutelsat S.A. (uno dei maggiori operatori satellitari al mondo) e il supporto tecnico di Open Sky Srl (leader in Italia nelle connessioni internet e nei servizi professionali satellitari).
L’iniziativa nasce dall’esigenza innanzitutto di proteggere e contemporaneamente anche di promuovere la fruizione dei siti archeologici sommersi. Siti che sono sottoposti, oltre al naturale stress ambientale, anche alla costante minaccia della pesca professionale e dell’attività subacquea ricreativa. Il progetto vede coinvolti, per l’ateneo friulano, i ricercatori dei dipartimenti di Storia e tutela dei beni culturali, di Ingegneria elettrica, gestionale e meccanica e di Matematica e informatica; per le strutture ministeriali, funzionari e dirigenti archeologi specializzati nel settore dell’archeologia subacquea.
Il sistema, energeticamente autonomo, prevede l’invio dei flussi video, raccolti da telecamere subacquee installate sulla griglia metallica di protezione dell’area e da quelle di superficie, a un sistema di gestione e smistamento collocato su una boa in prossimità del sito archeologico. Le immagini acquisite e registrate vengono trasmesse anche via satellite verso un server remoto. Questo provvede sia alla loro distribuzione, per la realizzazione di un eventuale museo virtuale per i visitatori a distanza, sia a verificare eventuali situazioni di allarme che potranno successivamente essere indagate grazie alle informazioni registrate.
La sperimentazione del progetto è prevista sui relitti delle imbarcazioni Grado 2 (III a.C.) e Caorle 1 (II-I sec. a.C.). Con i satelliti di Eutelsat S.A. e l’intervento tecnico di Open Sky Srl (che ha messo a disposizione la banda satellitare necessaria per la trasmissione) la prima fase di test in mare si è conclusa positivamente con l’invio di video in tempo reale dal relitto Caorle 1 che si trova a circa 13 miglia nautiche dalla costa a una profondità di 29 metri. Il relitto Grado 2 si trova a circa 7 miglia dalla costa a una profondità di 19 metri.
La principale sfida tecnica del progetto è la necessità di autonomia del sistema sulla boa e la ragguardevole distanza dalla costa del sito archeologico da sorvegliare. Due fattori che pongono vincoli stringenti sull'efficienza del sistema di elaborazione e di comunicazione da implementare.
«L’interdisciplinarità è una delle linee guida del nostro Ateneo – ha sottolineato il rettore Alberto Felice De Toni – e in questo progetto di archeologia e ingegneria si concretizza una convergenza di saperi che l’Università di Udine esprime al meglio».
«Il mare è da sempre involontario museo delle vicende umane – spiega il coordinatore del progetto, Massimo Capulli, docente di metodologia della ricerca archeologica all’ateneo friulano –. Accoglie le tracce del nostro passato, le conserva nei propri fondali e spesso le anima di nuova vita. La moderna ricerca archeologica subacquea ha restituito alla memoria alcune di queste testimonianze, che oggi trovano spazio in molti musei. Non sempre tuttavia è possibile o corretto recuperare questi resti del passato. La valorizzazione in situ, in linea con le direttive Unesco, è così per molti versi da preferirsi. Questo progetto mira pertanto ad allargare la platea dei fruitori di questi beni: non solo chi ha un brevetto sub, ma tutti potranno godere di questo straordinario museo che è il mare».
Inoltre, come richiesto dalle Soprintendenze, l’introduzione di nuovi sistemi di controllo a distanza, specialmente nel caso di relitti giacenti al largo delle coste, concorre a una più efficace azione di tutela, nel rispetto delle normative nazionali e della convenzione Unesco sulla salvaguardia del patrimonio sommerso, in collaborazione con le Capitanerie di porto e il Nucleo tutela patrimonio culturale dell’Arma dei Carabinieri.
Il gruppo di lavoro del progetto, coordinato da Simonetta Bonomi, soprintendente archeologia del Veneto, e Luigi Fozzati, soprintendente archeologia del Friuli Venezia Giulia, coinvolge anche Alessandro Asta (Soprintendenza archeologia del Veneto), Domenico Marino (Soprintendenza archeologia del FVG) e, per l’Ateneo di Udine, Massimo Capulli e Simonetta Minguzzi (dipartimento di Storia e tutela dei beni culturali), Roberto Rinaldo, Stefano Boscolo Nale, Mirko Loghi, Stefano Saggini (dipartimento di Ingegneria Elettrica, Gestionale e Meccanica), Vito Roberto (dipartimento di Matematica e Informatica).