Domani, venerdì 6, a Verona enologi da tutta Italia all’assaggio

Varietà di vite resistente alle malattie: produzione in dirittura d'arrivo

Il Rettore: «Grande successo di trasferimento tecnologico
del gruppo di Genomica dell’Ateneo di Udine»

È in dirittura d’arrivo il progetto di ricerca dell’università di Udine per la produzione della prima varietà certificata di uva da vino resistente alle malattie. Venerdì 6 marzo dall’assaggio dei vini prodotti da una ventina di selezionatissime viti, frutto di dieci anni di incroci, saranno scelte le piante migliori che verranno quindi introdotte in diverse aree viticole italiane. Tra queste viti, dopo una coltivazione di tre anni, nel 2012 sarà individuata e certificata la prima vite resistente alle malattie in grado di competere con le migliori varietà coltivate. «Destinatari – dice Raffaele Testolin, ideatore del progetto assieme a Enrico Peterlunger e Michele Morgante - i produttori friulani innanzitutto, con un occhio al resto del mondo». L’assaggio dei vini prodotti dalle venti viti selezionate si terrà presso i laboratori dell’Unione italiana vini di Verona.
 
«Si tratta – commenta con soddisfazione il rettore, Cristiana Compagno – di un grande obiettivo di trasferimento tecnologico del gruppo di ricerca di Genomica dell’ateneo di Udine che si collega al progetto, nato nel 2005 e finanziato per il 70% da fondi privati regionali e per il 30% da fondi pubblici, di sequenziamento del Dna della vite. Risultato, questo, raggiunto nel 2007, e che ha reso il team udinese protagonista nel campo della ricerca scientifica di livello mondiale».
 
Entra dunque nella fase finale il progetto di ricerca avviato dall’ateneo di Udine nel 1998. Nato dall’ambiziosa idea di creare varietà di uve da vino resistenti alle malattie, il progetto è mirato anche sollevare la viticoltura mondiale dal paradosso in cui vive. «Essa – afferma Testolin – è un gigante dai piedi d’argilla. Muove un giro d’affari colossale basandosi sulla produzione di piante incapaci di difendersi dalle malattie». Inoltre, dati Eurostat 2007 alla mano, «l’Unione Europea – aggiunge Testolin –, a fronte di appena il 3% della superficie agricola investita a vite, impiega, per difendere la coltura dalle malattie, ben il 65% di tutti i fungicidi impiegati in agricoltura, la bellezza di 68 mila tonnellate l’anno».
 
Il gruppo di ricerca multidisciplinare dell’ateneo di Udine è costituito da Morgante, Testolin, Peterlunger e Gabriele Di Gaspero e da ricercatori del dipartimento di Scienze agrarie e ambientali. Il gruppo collabora da qualche anno con l’Istituto di Genomica applicata, con sede al Parco scientifico e tecnologico, che nel 2007 ha portato a termine il sequenziamento del genoma della vite, eccezionale risultato che ha accelerato la selezione delle viti. In particolare, il gruppo ha studiato i meccanismi con cui le viti americane si difendono, ha incrociato i migliori ibridi già ottenuti in Ungheria, Serbia, Germania, Austria e Francia con vitigni di pregio e ha ottenuto 170 selezioni scelte in campo a Udine e vinificate a Verona, già assaggiate e ridotte ora a venti. Da queste sarà ricavata e certificata la vite da vino resistente alle malattie. Il nome della nuova varietà? «Appuntamento – sorridono i ricercatori – al 2012».
 
Il progetto è finanziato dal 1998 dalla Regione, con un contributo di circa 80 mila euro all’anno. Sostengono la ricerca le Fondazioni bancarie regionali Crup, Crt e Carigo, le Banche di credito cooperativo della regione, i Vivai cooperativi di Rauscedo (Pn) e i produttori e consorzi Le Vigne di zamò, Livio Felluga, Marco Felluga, Venica&Venica, Consorzio Collio.

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