Convegno online giovedì 30 giugno, dalle ore 10, su piattaforma Zoom
Cancro al seno triplo negativo, sempre più vicina la possibilità di un farmaco cellulare
A confermarlo sono i promettenti risultati ottenuti dal progetto pilota transfrontaliero Immuno-Cluster
A due anni e mezzo dall'avvio, l'ambizioso obiettivo del progetto pilota Interreg Italia-Slovenia Immuno-Cluster è stato infine raggiunto. È dunque un dato di fatto la definizione e la validazione di un protocollo clinico che servirà a produrre, in futuro, una terapia cellulare autologa, basata quindi sull’impiego di cellule prelevate dalla stessa paziente, per il trattamento del carcinoma mammario triplo negativo, una delle forme più aggressive di cancro al seno e più difficili da trattare.
A delineare l’importante traguardo, raggiunto attraverso un grande lavoro di squadra, sarà il network di eccellenza coinvolto, giovedì 30 giugno dalle ore 10 tramite piattaforma Zoom, composto da università, ospedali all'avanguardia, aziende farmaceutiche e biotecnologiche già molto attive nelle terapie avanzate per il trattamento del cancro e nell'immunoterapia.
«Secondo i dati piu recenti, il tumore al seno rappresenta il 30% delle diagnosi totali di cancro alla mammella, che colpisce prevalentemente donne giovani con alta incidenza nel Nord Est d’Italia e in Slovenia (oltre 160 e 120 casi per 100.000 donne) e per cui la possibilità di recidive, pur con chemioterapia, è estremamente elevata – chiarisce Francesco Curcio, ordinario di Patologia Clinica e responsabile scientifico per il Dipartimento di Area Medica UniUD, insieme all'Ospedale Ortopedico Valdoltra (SLO) – Stiamo parlando di un tumore molto grave e difficile da trattare per cui l’immunoterapia potrebbe effettivamente rappresentare una possibilità interessante come già dimostrato dal protocollo sviluppato da Celica Biomedical, modello anche per Immuno-Cluster».
È infatti HybriCureR© il nome dello studio clinico costruito proprio dal Lead Partner di progetto di Lubiana, clinicamente già testato con successo su pazienti con cancro alla prostata resistente alla terapia ormonale e dimostratosi «sicuro, non tossico e in grado di prolungare di oltre 4 volte il periodo medio per il ricorso alla terapia successiva – spiega il Direttore, Robert Zorec – confermandosi quindi candidato ideale anche per il trattamento del cancro al seno triplo negativo».
Obiettivo del protocollo: riuscire a produrre quelle cellule del sistema immunitario, cosiddette “dendritiche”, che sono specializzate proprio nel riconoscimento e nella cattura di proteine antigeniche (estranee) e nello stimolo di una risposta immunitaria da parte dell’organismo prelevandole direttamente dal sangue, ibridandole tramite elettrofusione con quelle tumorali, rimosse chirurgicamente dalla stessa paziente, e reiniettandole per attivare finalmente la risposta contro la neoplasia.
«Il ruolo del Dipartimento di Medicina trasfusionale della provincia di Venezia – precisa il Direttore, dott. Gianluca Gessoni - è stato proprio quello di individuare gli emocomponenti più adatti allo studio da cui fosse possibile ottenere un adeguato numero di cellule mononucleate per la successiva caratterizzazione ed espansione e valutare, allo stesso tempo, gli emocomponenti utilizzabili anche nella parte clinica del progetto». All’azienda friulana VivaBiocell, infine, il compito di sperimentare la procedura con tecniche automatizzate, mediante gli innovativi sistemi NANT, così da garantire alta produttività e contenuti costi di produzione del farmaco cellulare per renderlo disponbiile, un domani, a più pazienti possibile.
«Con il progetto Immuno-Cluster – precisa Flavia Mazzarol, Business Development Manager di VivaBioCell - abbiamo dimostrato come l’automazione possa supportare la produzione delle terapie cellulari superando i problemi di standardizzazione e riproducibilità del processo manuale con cui sono ancora prevalentemente prodotte». E mentre già ci si adopera per poter trasferire la procedura direttamente “al letto del paziente”, per garantire una migliore qualità di vita e una speranza di guarigione, appare chiaro sin d’ora che i risultati attesi avranno un impatto decisamente positivo anche sulle imprese e sui sistemi sanitari transnazionali, con minori costi per le terapie e l'assistenza.
«L’area comune rappresentata dalle regioni Friuli Venezia Giulia, Veneto e Slovenia vanta un importante potenziale rappresentato, tra gli altri, da aziende sanitarie universitarie di eccellenza ed high-tech specializzate, parchi tecnologici, cluster e organizzazioni di supporto alle imprese che devono collaborare per realizzare il loro pieno potenziale e per rendere le nuove terapie accessibili ai pazienti creando al contempo ricchezza e innovazioni – precisa Antonio Sfiligoj, Legal Rapresentative dell’Azienda friulana, specializzata nello sviluppo e produzione di dispositivi medici per terapie di Medicina Rigenerativa e strumentazione medicale – E con Immuno-Cluster si è voluto effettivamente stimolare questa sinergia favorendo la nascita di un ambiente fertile per l'innovazione, lo scambio di terapie, lo sviluppo aziendale e di lavoro ad elevata qualificazione».
Link per il collegamento all’evento: ID riunione: 819 9748 8015 ; passcode: 2022