Si inaugura la mostra

Dal centro dell’impero. Nuove scoperte archeologiche dell’Università di Udine nell’antica Assiria

Dal 17 dicembre al 30 aprile al Castello di Udine una nuova mostra archeologica porterà i visitatori nel cuore dell’antica Assiria, il primo impero globale della storia

Ai Civici Musei di Udine apre una nuova mostra archeologica che condurrà il pubblico nell’antico Oriente, nel cuore dell’impero assiro.

Fino alla metà dell’Ottocento, il nome dell’antica Assiria risuonava nella memoria dell’Occidente solo attraverso le potenti immagini costruite dai profeti biblici. Isaia, nella sua furia contro il popolo d’Israele che non manteneva la propria fede in un solo dio, così evocava l’Assiria: ‘Guai all’Assiria, verga della mia ira (di Yahweh)! Il bastone che ha in mano, è lo strumento della mia indignazione’. Gli autori greci e latini, per contro, ricordavano l’Assiria per la sua arrogante certezza nella propria invincibilità, la sua idolatria, la crudeltà e lascivia dei suoi sovrani e la sua enorme ricchezza. Esattamente 180 anni fa, nel 1842, nella regione di Mosul, le ricerche archeologiche, condotte da un’intraprendente schiera di diplomatici-esploratori francesi e inglesi in competizione fra loro nel grande gioco delle potenze coloniali fra Medio Oriente e Indie, portavano alla luce le prime imponenti vestigia di questo antico impero. Iniziava così la riscoperta dell’Assiria, che, fra VIII e VII secolo a.C., costituì il più vasto impero nella storia della Mesopotamia prima dell’emergere dell’impero persiano. Della sua eredità imperiale si appropriarono poi gli imperi babilonese e achemenide e, successivamente, l’impero macedone di Alessandro Magno, gli imperi dei Parti e dei Sasanidi.

Le ricerche condotte dall’Ateneo friulano nella Regione del Kurdistan in Iraq, nel cuore dell’Assiria, e le straordinarie scoperte effettuate nelle pianure dell’alta Mesopotamia hanno contribuito a gettare luce su aspetti fino ad oggi poco o per nulla noti del processo formativo dell’impero assiro, consentendo di comprendere come l’élite imperiale abbia gestito l’organizzazione territoriale dell’Assiria attraverso la creazione di una vasta rete d’infrastrutture imperiali”, spiega Daniele Morandi Bonacossi, uno dei curatori della mostra. Queste includevano estesi e complessi sistemi d’irrigazione regionali che aumentavano la produttività agricola dell’impero garantendo una base economica stabile, vie di comunicazione, la fondazione di nuove capitali e grandi centri urbani per amministrare le province dell’Assiria, ma anche deportazioni di massa di prigionieri di guerra che riconfigurarono la demografia del centro dell’impero, mettendo a disposizione dei sovrani assiri una vasta forza lavoro per realizzare le infrastrutture strategiche e coloni agricoli che coltivassero le vaste estensioni di terra irrigate dalle reti di canali di nuova creazione. La mostra presenterà al grande pubblico i risultati scientifici e le scoperte archeologiche più importanti effettuate dagli archeologi friulani durante questa ricerca attraverso un serrato e innovativo dialogo fra materiali documentari, reperti archeologici, immagini fotografiche e materiali multimediali che renderà concretamente comprensibili le scoperte presentate. La visita sarà assistita da una comunicazione multimediale, realizzata dal Digital Storytelling Lab del Dipartimento di Studi Umanistici e del Patrimonio Culturale dell’Università di Udine e dal Laboratorio GIS GPS e Cartografia Automatica dell’Università Roma TRE, “che aiuti il visitatore a individuare una fruizione adeguata alla propria condizione fisica, alla propria preparazione culturale e sensibilità, come è ormai di tradizione per le mostre realizzate dal Museo” ricorda Paola Visentini, curatrice del Museo Archeologico, che rammenta “come questa mostra, al pari della precedente esposizione archeologica, voglia proporre anche l’importante messaggio dell’ecosostenibilità degli allestimenti”.

Il percorso espositivo sarà coadiuvato da strumenti che rendano accessibili a tutti i contenuti culturali proposti e illustrato da splendidi bassorilievi e iscrizioni cuneiformi provenienti dai palazzi reali dei grandi sovrani assiri Sargon II a Khorsabad (l’antica Dur Sharrukin) e Sennacherib a Ninive. I bassorilievi e le ceramiche assire in esposizione, giunte a Udine grazie a un accurato lavoro di gestione dei prestiti di opere condotto dalla Registrar dei Civici Musei, Francesca Tesei, provengono dalla collezioni dei Musei Vaticani, del Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco di Roma, dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze, della Fondazione Musei Civici di Venezia-Museo Correr di Venezia, del Museo Archeologico di Como e del Museo Archeologico Ligure di Genova, mentre parte del materiale documentale è stata messa a disposizione dal Museo del Louvre di Parigi, dalla Royal Asiatic Society of Great Britain and Ireland di Londra e dalla Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia.

In anteprima assoluta e fiore all’occhiello della mostra allestita dallo Studio CIT + S di Gorizia, una replica tridimensionale a grandezza naturale di uno degli straordinari e monumentali bassorilievi rupestri assiri di Faida scoperti dalla missione archeologica friulana nel 2019 nel Kurdistan iracheno, realizzata da Serena Del Piccolo. All’inaugurazione della mostra saranno presenti il Direttore Generale delle Antichità della Regione del Kurdistan – Iraq, Kaifi Mustafa Ali, e il Direttore delle Antichità di Duhok, Bekas Jamaluddin Hasan.

Ad accompagnamento della mostra, un catalogo in italiano e inglese con articoli di taglio divulgativo di alcuni dei maggiori esperti internazionali dell’impero assiro corredati da splendide foto a colori.

Il Sindaco di Udine, Pietro Fontanini, evidenzia “come questa mostra suggelli il consolidato rapporto pluriennale tra il Comune e l’Università di Udine in un dialogo finalizzato alla crescita culturale della città. Un progetto congiunto di levatura internazionale che arricchisce il programma di mostre che i Musei di Udine offriranno nei prossimi mesi”.

Il Rettore dell’Università di Udine, Roberto Pinton, sottolinea come “attraverso le intense e proficue campagne di ricerca sul campo e la costante attività di formazione dei suoi allievi e di divulgazione dei risultati delle scoperte, l’Università di Udine si sia fatta apprezzare nel mondo, aprendo nuove prospettive allo studio delle più antiche fasi della storia della civiltà umana in una regione difficile, ma cruciale del pianeta. Da questo impegno continuo negli ultimi trent’anni, nasce la mostra che, assieme al Comune di Udine, l’Ateneo offre alla città e al territorio”.

La mostra, che si propone di avvicinare il grande pubblico alla conoscenza dell’Oriente antico attraverso il racconto delle eccezionali scoperte archeologiche effettuate dall’Ateneo udinese nel centro dell’impero assiro, il primo impero globale della storia, sarà inaugurata il 16 dicembre (Salone del Parlamento, ore 18:00, entrata libera) ed è il risultato della collaborazione fra il Dipartimento di Studi Umanistici e del Patrimonio Culturale dell’Università di Udine e il Museo Archeologico di Udine con il sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. L’esposizione è curata da Daniele Morandi Bonacossi, professore di Archeologia del Vicino Oriente antico e direttore della “Missione Archeologica Italiana nella Regione del Kurdistan – Iraq”, dalla vice-direttrice del progetto, l’archeologa Francesca Simi, Luigi Turri, storico del Vicino oriente antico dell’Università di Verona, e Paola Visentini, curatrice del Museo Archeologico.

“Con questa mostra, che è l’esito di un’intensa e proficua collaborazione tra il Comune di Udine, l’Università di Udine e la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, con il supporto di Maico Sordità” – ricorda l’Assessore alla Cultura del Comune di Udine, Fabrizio Cigolot – “si conferma ancora una volta l’esperienza nella valorizzazione del patrimonio culturale maturata dallo staff dei Civici Musei di Udine. Mi fa piacere ricordare” – aggiunge Cigolot – “che alla realizzazione di ogni mostra allestita nei nostri musei concorrono esperienza e competenze del nostro personale tecnico scientifico e amministrativo, coordinato dal Dirigente del Servizio Cultura e Istruzione, Antonio Impagnatiello. Approfitto pertanto di questa occasione per ringraziarli per il lavoro fin qui svolto e per aver consentito la realizzazione di questo nuovo progetto allestitivo”.

Giuseppe Morandini, Presidente della Fondazione Friuli, che da anni – assieme al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e alla Regione Friuli Venezia Giulia – sostiene le campagne di ricerca archeologica dell’Università di Udine in Iraq, sottolinea: “Siamo molto orgogliosi e gratificati dagli straordinari risultati raggiunti dagli archeologi dell’Ateneo friulano nella Regione del Kurdistan iracheno, nel corso di una competente e meticolosa attività di ricerca, che la Fondazione ha sostenuto fin dall’inizio con convinzione; un’operazione di sistema che ha portato a scoperte di rilevanza internazionale, divenendo un fiore all’occhiello e un biglietto da visita distintivo per la nostra Università e per l’intera comunità friulana”.

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