L’Ateneo friulano coordina l’unità di lavoro italiana
Disastri, emergenze sanitarie e comunicazione inclusiva: progetto europeo per la gestione del rischio
Coinvolgere le persone fragili e vulnerabili con strumenti interattivi è l’obiettivo della ricerca Sonar-Cities finanziata da Bruxelles con quattro milioni di euro
Migliorare la preparazione al rischio delle persone vulnerabili e con fragilità sociale in caso di disastri ed emergenze sanitarie – come terremoti, incendi, pandemie – con strumenti di comunicazione inclusiva. È l’obiettivo del progetto internazionale Sonar-Cities, al quale partecipa l’Università di Udine, finanziato dall’Unione europea con quattro milioni di euro per tre anni. Tredici i partner provenienti da Austria, Belgio, Francia, Italia, Paesi Bassi, Slovenia, Svezia, con capofila l’Istituto Pasteur di Parigi. L’Ateneo friulano, con Manuela Farinosi, coordinerà l’unità di ricerca italiana. Il progetto è stato selezionato nell’ambito programma Horizon.
Lo sviluppo progettuale - Per strumenti di comunicazione inclusiva si intende un insieme di dispositivi interattivi che saranno progettati insieme a persone in condizioni di vulnerabilità e fragilità sociale, caregiver, associazioni attive sul territorio ed enti preposti alla gestione di situazioni emergenziali. Grazie al diretto coinvolgimento di tutti gli attori interessati sul territorio, Sonar-Cities promuoverà un sistema attivo di inclusione nella gestione dell’emergenza. In questo modo intende contribuire a migliorare la preparazione al rischio, a potenziare le capacità decisionali e mitigare le conseguenze connesse a disastri e altri tipi di eventi straordinari. Mediante l’analisi retrospettiva di situazioni emergenziali passate e l’attivazione di un processo partecipativo, il progetto mira anche a fornire agli attori istituzionali un supporto nel caso di eventuali emergenze future.
«È essenziale – sottolinea Manuela Farinosi – che le attività di prevenzione e gestione dei rischi siano sviluppate in modo inclusivo, tenendo in stretta considerazione le specifiche esigenze, temporanee o permanenti, dei soggetti e le diverse cause della vulnerabilità, come ad esempio l’età, il genere, il livello di istruzione, la condizione di disabilità, l’esposizione a rischi specifici. Sonar-Cities si muove in questa direzione e, attraverso un percorso partecipativo, mira a studiare e inserire a pieno titolo queste variabili come elementi fondamentali della progettazione della sicurezza».
Il contesto - Il Friuli Venezia Giulia è da sempre punto di riferimento in Italia su questi temi: la tragica esperienza del terremoto del 1976 è stata determinante sia per l’istituzione della Protezione civile nazionale, sia per l’avvio della tradizione italiana degli studi della sociologia dei disastri.
A Udine lo studio retrospettivo della governance a partire dal sisma del 1976 - L’Ateneo friulano, finanziato con 400 mila euro, sarà coinvolto in tutte le fasi di realizzazione del progetto. In particolare, coordinerà, con Vienna, la parte dedicata all’analisi retrospettiva della governance, della comunicazione e del coinvolgimento delle persone vulnerabili nel caso di precedenti emergenze di massa. Questa fase, funzionale anche alla rilevazione dei bisogni della popolazione vulnerabile, prenderà in considerazione, in un’ottica comparativa, sei diverse città europee che, in tempi più o meno recenti, per ragioni diverse, hanno vissuto una situazione emergenziale: Zagabria, Lubiana, Vienna, Groningen, Stoccolma e Udine. In quest’ultimo caso il punto di partenza dell’analisi retrospettiva sarà costituito dall’esperienza del terremoto del Friuli.
Disastri, emergenze, società - Dal punto di vista delle scienze sociali, disastri naturali ed emergenze sanitarie di massa sono fenomeni di tipo complesso, che mettono a dura prova la capacità di risposta di interi territori, esacerbando le sfide climatiche, politiche, economiche e sociali preesistenti. «Simili eventi – spiega Farinosi – minano la salute e il benessere dell’intera società, ma colpiscono in modo particolarmente grave coloro che sono già in origine più fragili e vulnerabili. Pianificare risposte inclusive può fare la differenza e contribuire significativamente a ridurre l’impatto di future emergenze».
Il team dell’Ateneo - Il gruppo di lavoro dell’Università di Udine è interdisciplinare. Coinvolge studiosi dei dipartimenti di Scienze matematiche, informatiche e fisiche, Lingue e letterature, comunicazione, formazione e società e Scienze economiche e statistiche. Ne fanno parte, oltre alla coordinatrice Manuela Farinosi, docente di sociologia dei processi culturali e comunicativi, la statistica Laura Pagani e Claudio Melchior, sociologo dei processi culturali e comunicativi.
I sostenitori regionali - Numerose sono le istituzioni e le associazioni regionali, e non solo, che hanno manifestato il loro sostegno al progetto già dalla fase di presentazione all’Unione europea. Tra queste: la Protezione civile, il Comune di Udine, Federsanità Anci Fvg, la Consulta regionale delle associazioni delle persone con disabilità e delle loro famiglie, la Federazione italiana per il superamento dell’handicap, la Fondazione down, il Centro europeo di ricerca e promozione dell’accessibilità, l’Ente azionale per la protezione e l’assistenza dei sordi e la Fondazione bambini e autismo.
I partner - Oltre all’Università di Udine, il progetto coinvolge, per la Francia, l’Istituto Pasteur e la Sonar-Global Association; per i Paesi Bassi, l’Università di Amsterdam, il Netherlands Institute for Health Services Research e il Safety Region Groningen; per l’Austria, la Medical University di Vienna e l’Austrian Red Cross; l’Università di Lubiana (Slovenia); l’Università di Zagabria (Croazia); la Swedish Defence University (Svezia), la Mental Health Europe (Belgio) e Social It (Italia).