21 Aprile 2004
Nuova istituzione al Policlinico universitario di Udine
Futuro senza trapianti d'organo: al via il Centro di medicina rignerativa
Che si candida a sede della prima Banca dei tessuti regionale
Affrontare il problema della scarsità di organi disponibili per il trapianto attraverso l'utilizzo dell'ingegneria tessutale, sviluppare tecniche per ovviare al problema del rigetto e produrre apparecchiature per aiutare i pazienti in attesa di trapianto a superare in buone condizioni il periodo necessario al reperimento d'organo, conoscere i meccanismi che regolano la proliferazione e la differenziazione cellulare. Sono i principali obiettivi del Centro interdipartimentale di medicina rigenerativa (Cime) istituito dall'università di Udine, alla cui direzione, per i prossimi tre anni accademici, ci sarà Carlo Alberto Beltrami, direttore anche dell'Istituto di anatomia patologica del Policlinico universitario udinese, che da tempo si occupa dello studio delle cellule staminali al fine di riparare tessuti e organi danneggiati, senza dover ricorrere, in futuro, ai trapianti. Affiancherà Beltrami il consiglio direttivo, di cui fanno parte i direttori dei dipartimenti di Scienze e tecnologie biomediche, Paolo Viglino, Ricerche mediche e morfologiche, Maurizio Marchini, Patologia e medicina sperimentale e clinica, Alfred Tenore, Scienze chirurgiche, Alfio Ferlito, e i responsabili dei progetti di ricerca. Al Cime, «che - dice Beltrami - contribuirà alla crescita culturale favorendo l'inserimento della ricerca friulana nel panorama di uno degli ambiti più attuali e promettenti della ricerca mondiale qual è l'ingegneria tessutale», possono aderire docenti e ricercatori dell'ateneo friulano e di atenei italiani ed esteri, esperti esterni, enti, istituzioni, associazioni e soggetti privati.
Accanto al trapianto di organi, «terapia consolidata e - dice Beltrami - spesso l'unica in grado di salvare e migliorare la vita di malati affetti da insufficienza irreversibile d'organo», per alleviare il problema dell'insufficienza di donatori, oggi maggior ostacolo al pieno sviluppo dei trapianti, si è sviluppata la tecnologia dei trapianti di tessuti. «Il numero di pazienti in lista di trapianto - precisa Beltrami - continua ad aumentare. La domanda di organi dal 1998 ad oggi è praticamente raddoppiata a livello nazionale e regionale, e nel mondo il suo aumento annuale è del 15% con la morte di un paziente su 5 in attesa di trapianto. In Italia nel 2001 il numero di donatori disponibili ha soddisfatto meno di un terzo della domanda». L'attività del Cime consentirà l'utilizzo di cellule coltivate in vitro per la produzione di sostituti funzionali di organi, ma anche lo sviluppo di apparecchiature per il trattamento di patologie acute terminali o da utilizzare in attesa di un organo compatibile. «Una delle finalità del Cime - afferma Beltrami - è lo sviluppo della conoscenza in alcuni settori d'avanguardia della medicina moderna, con finalità di operare il trasferimento delle conoscenze "dai banchi del laboratorio al letto del malato", il che rappresenta una delle maggiori sfide della ricerca attuale».
Tra le aspirazioni del Cime, anche quella di diventare sede di attivazione di una Banca dei tessuti regionale, che contribuirebbe ad alleviare considerevolmente i problemi relativi alla disponibilità di organi per il trapianto terapeutico. «La Banca dei tessuti - spiega Beltrami - è una struttura del Servizio sanitario regionale che si occupa della disponibilità di organi, tessuti e cellule per i trapianti. Ogni Regione riceve un finanziamento statale per la Banca, e organizza le strutture presso le realtà sanitarie locali a seconda delle loro specificità e professionalità». Attualmente la Regione investe fondi in varie strutture extra-regionali, tra cui la Banca di epatociti di Ferrara, con cui lavora la clinica Chirurgica del Policlinico universitario udinese. «Come ricaduta dell'attività del Cime - aggiunge Beltrami - ci proponiamo di riuscire a convincere la Regione a credere nelle nostre capacità e a finanziare specifiche Banche d'organo nell'ambito delle attività del Cime stesso».
L'uso dei tessuti a scopo di trapianto terapeutico presenta molte analogie rispetto al trapianto degli organi. «Comuni - spiega Beltrami - sono l'origine (il donatore), la destinazione (il ricevente) e le garanzie di sicurezza e qualità che gli operatori del sistema sanitario devono offrire ai pazienti». Anche nel caso dei tessuti rimane, però, il problema dell'impossibilità di soddisfare le richieste. Per questo motivo sono state sviluppate tecniche che consentono la proliferazione di cellule in vitro, sia provenienti dal tessuto stesso la cui funzione si intende sostituire, sia provenienti dal midollo. «L'attività del Cime prevede ricadute anche sul piano industriale e occupazionale con l'apporto - conclude Beltrami - di importanti innovazioni tecnologiche, la partecipazione sempre più massiccia del mondo produttivo e commerciale nell'ambito medico-chirurgico, motore della creazione di industrie del comparto avanzato delle biotecnologie, anche da parte del personale che ha completato la formazione presso il Centro con effetti moltiplicativi sull'occupazione».