Studio del Dipartimento di Lingue e letterature, comunicazione, formazione e società
Educazione all’aperto, indagine con 145 scuole dell’infanzia e primarie del Friuli Venezia Giulia
Presentazione giovedì 11 dicembre, alle 14.15, nell’auditorium “Carlo Sgorlon” del polo della formazione
L’“educazione all’aperto” è radicata soprattutto nella scuola dell’infanzia e in plessi di piccoli centri urbani, spesso caratterizzati da un accesso immediato agli ambienti naturali. Le scuole dell’infanzia e primaria hanno un elemento comune, la relazione con la comunità: amministrazioni locali, associazioni e famiglie collaborano con gli insegnanti che propongono queste esperienze. In questo modo diventano una pratica che supera i confini dell’istituzione scolastica e si inserisce in un vissuto territoriale più ampio e condiviso.
Sono alcuni dei principali risultati di una ricerca dell’Università di Udine sull’attitudine all’educazione all’aperto delle scuole dell’infanzia e primarie (“outdoor education”) del comparto pubblico e paritario. Il progetto ha riguardato 145 scuole del Friuli Venezia Giulia con un questionario online che ha coinvolto i team di docenti di ogni plesso. L’attenzione è stata rivolta a questi due livelli scolastici dove l’applicazione di questo approccio pedagogico è più capillare e consolidato. Delle 145 scuole coinvolte, 51 sono dell’infanzia pubblica e 48 paritarie, le primarie pubbliche sono 44 e due quelle paritarie.
Lo studio, intitolato “Educazione all’aperto e insegnamento geografico: fertili connessioni e opportunità di sviluppo per una effettiva cittadinanza territoriale”, è stato condotto da un gruppo di ricerca del Dipartimento di Lingue e letterature, comunicazione, formazione e società.
I risultati verranno presentati nell’incontro “La scuola si fa spazio” che si terrà giovedì 11 dicembre, dalle 14.15, nell’auditorium “Carlo Sgorlon” del polo della formazione dell’Ateneo friulano (via Margreth 3, Udine). Nell’occasione, alcuni degli insegnanti che hanno preso parte alla ricerca racconteranno le esperienze di educazione all’aperto che caratterizzano il loro plesso e le ricadute sugli alunni.
I dati raccolti
Dai dati si vede che per quanto riguarda la frequenza delle proposte didattiche svolte all’aperto le scuole (infanzia e primaria): 39 l’hanno svolta almeno una volta alla settimana, 30 almeno una volta al mese, 46 senza una pianificazione, 19 in un periodo specifico dell’anno, 15 una volta ogni tre mesi, quattro meno di tre volte l’anno.
I luoghi delle esperienze didattiche “outdoor” sono stati: 42 il giardino della scuola, 29 il giardino della scuola e ambienti naturali, 22 il giardino della scuola, ambienti naturali e antropici/urbani, 14 il giardino della scuola e ambienti antropici/urbani, 18 ambienti naturali e antropici/urbani, tre ambienti naturali.
Alla domanda se nella progettazione di plesso era previsto almeno un progetto in cui viene utilizzata la strategia dell’educazione all’aperto, le risposte sono state: il 6,9% la utilizza come strategia predominante, nel 29,7% è utilizzata insieme ad altre strategie, nel 32,4% è utilizzata ma non ha un ruolo privilegiato, il 31% invece non utilizza la strategia dell’ “outdoor education”.
Le criticità
Dall’indagine emergono anche alcune criticità. In particolare, nell’organizzazione delle attività e legate alla persistenza di assetti scolastici rigidi che possono risultare poco compatibili con un approccio educativo flessibile come l’outdoor. Inoltre, questo approccio appare ancora penalizzato da pregiudizi diffusi, alimentati anche dalla scarsa presenza di docenti formati su questi temi. Tuttavia, osservando le pratiche delle realtà scolastiche coinvolte nella ricerca, si vede che molti di questi ostacoli sono superabili grazie a scelte condivise dal team docente, al supporto del dirigente scolastico e alla fiducia delle famiglie. L’esempio di queste scuole mostra che l’educazione all’aperto può essere integrata in modo efficace e sostenibile anche in contesti ordinari, superando le rigidità organizzative.
Indagare e promuovere
Il progetto si proponeva di indagare e promuovere la diffusione delle esperienze di educazione all’aperto nelle scuole regionali per valorizzare un approccio pratico e partecipativo dell’insegnamento. In particolare, ha cercato di capire come l’esplorazione degli spazi urbani e naturali abitati dai bambini possa avere positive ricadute sullo sviluppo del senso di appartenenza a questi luoghi e sulla successiva maturazione di una cittadinanza territoriale.
Le valutazioni
«Tra una scuola unicamente all’interno degli spazi chiusi degli edifici scolastici e una scuola integralmente in natura – spiega il responsabile del progetto Andrea Guaran – esistono infinite altre possibilità di relazione virtuosa tra fuori e dentro, trasferendo l’esterno all’interno e affidando alle potenzialità degli spazi esterni molte delle occasioni di apprendimento e di maturazione che si presume di poter ritrovare unicamente all’interno delle aule».
Per Giulia Masarotti, che si è occupata della raccolta dei dati e dell’osservazione all’interno delle scuole, «la ricerca ha messo in luce la ricchezza e la varietà delle scuole che praticano l’educazione all’aperto, realtà diffuse ma raramente raccontate, che stanno già incidendo in modo significativo sulla qualità delle proposte educative all’aperto in regione.
«Infatti – sottolinea Masarotti – è emersa, in particolare, la potenzialità di un approccio pedagogico che offre ai docenti un’ampia libertà nel progettare una scuola capace di fare del “fuori” un autentico ambiente di apprendimento, modellato sulle caratteristiche del territorio e, al contempo, sull’unicità dei suoi alunni. L’”outdoor education" si conferma così un modello flessibile e inclusivo, in grado di dare centralità agli spazi esterni e di accompagnare i bambini nel loro percorso per diventare cittadini del mondo».