Ricerca pubblicata dalla rivista “Scientific Reports”
L’invecchiamento sano facilita la capacità di raccontare e di esprimere emozioni e desideri
Studio con 90 partecipanti condotto dal Language Lab del Dipartimento di lingue e letterature, comunicazione, formazione e società
L’invecchiamento sano favorisce la capacità di produrre narrazioni e di esprimere stati mentali, come credenze, desideri, intenzioni ed emozioni attraverso il linguaggio. È quanto mette in evidenza uno studio condotto dall’Università di Udine in collaborazione con quella di Torino. Novanta i partecipanti alla ricerca, suddivisi in tre fasce d’età: giovani adulti, 20–40 anni; adulti anziani, 65–74 anni; anziani (senior–old), 75–86 anni. Lo studio è stato pubblicato dalla rivista scientifica “Scientific Reports”.
L’indagine ha analizzato tre dimensioni fondamentali della produzione narrativa: la “produttività”, cioè il numero di parole, la velocità del parlato e la percentuale di parole informative; i “marcatori di soggettività”, ovvero aggettivi e avverbi che esprimono il punto di vista, le emozioni o le valutazioni del narratore; la descrizione spontanea delle emozioni nel racconto. Parallelamente, ha osservato la relazione tra questi aspetti narrativi e la capacità di comprendere e rappresentare gli stati mentali propri e altrui, per esempio i desideri, le intenzioni, le emozioni (“Teoria della mente”).
Dallo studio è emerso che gli adulti anziani (65–74 anni) sono quelli che utilizzano di più le espressioni linguistiche (modalizzatori) che indicano gradi di certezza o incertezza nel racconto. Cioè aggettivi e verbi che riflettono la valutazione del parlante sul grado di certezza o dubbio di ciò che viene detto.
Al contrario, nei partecipanti più anziani (75–86 anni) si è osservato un calo significativo nella descrizione spontanea delle emozioni durante la narrazione.
Inoltre, le abilità nell’esprimere desideri, intenzioni e sentimenti (Teoria della mente) sono risultate legate alla tendenza spontanea a descrivere emozioni e a produrre parole informative. Ma non all’uso di marcatori di soggettività (aggettivi e avverbi che esprimono il punto di vista).
«I risultati – spiega il coordinatore dello studio, Andrea Marini, professore di Psicologia generale dell’Ateneo friulano – offrono nuove evidenze sul rapporto tra linguaggio, espressività soggettiva e abilità socio-cognitive nelle diverse fasi dell’invecchiamento sano. Comprendere come cambiano le capacità narrative nel corso della vita contribuisce a delineare modelli più accurati di comunicazione, benessere cognitivo ed empatia nelle persone anziane».
Il lavoro è stato condotto dal Language Lab del Dipartimento di lingue e letterature, comunicazione, formazione e società dell’Ateneo friulano in collaborazione con il gruppo di ricerca dell’università torinese coordinato da Francesca Marina Bosco. Lo studio rientra nei Progetti di ricerca di rilevante interesse nazionale (Prin) finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). (sg)