Sicurezza dei pazienti nelle terapie intensive, l’Ateneo nel progetto europeo

Con un gruppo di ricerca in infermieristica del Dipartimento di Medicina

Sviluppare un approccio europeo condiviso per valutare la sicurezza dei pazienti nelle terapie intensive. È l’obiettivo del progetto europeo quadriennale “Patient Safety Related Outcome Measures in European ICUs – SAFE ICU” al quale partecipa il Dipartimento di Medicina dell’Università di Udine con il gruppo di ricerca coordinato da Alvisa Palese. L’iniziativa punta a sviluppare un approccio condiviso e standardizzato per misurare tre indicatori di sicurezza nelle terapie intensive: le lesioni da pressione, le infezioni correlate all’assistenza e il delirium. Nonostante si tratti di eventi prevenibili, la loro incidenza rimane elevata a causa delle differenze tra i sistemi sanitari europei e delle discrepanze nelle modalità di monitoraggio e valutazione.

Sono previste attività di rete, scambi formativi, workshop, pubblicazioni e sviluppo di strumenti di collaborazione internazionale. Il progetto, quadriennale e con 24 Paesi partecipanti, è coordinato dal Royal College of Surgeons in Irlanda. Rientra nel programma Cost – European Cooperation in Science and Technology finanziato dall’Unione europea.

Il network coinvolge ricercatori, professionisti sanitari e rappresentanti dei pazienti di: Albania, Belgio, Croazia, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Israele, Italia, Lettonia, Malta, Paesi Bassi, Macedonia del Nord, Norvegia, Polonia, Serbia, Slovacchia, Spagna, Turchia, Regno Unito.

Il primo passo è stato definire cinque gruppi di lavoro dedicati: alla prevenzione delle lesioni da pressione, alle infezioni correlate all’assistenza, al delirium, alla formazione degli infermieri di terapia intensiva, alle strategie di policy, disseminazione e impatto. Nel primo anno di attività si prevede l’identificazione degli strumenti di misurazione affidabili, la mappatura delle pratiche cliniche esistenti e la pianificazione delle prime azioni formative e di disseminazione. Nei prossimi quattro anni, la rete lavorerà per creare strumenti comuni in grado di armonizzare la valutazione di questi esiti a livello internazionale, ridurre le disuguaglianze tra i sistemi sanitari e promuovere pratiche assistenziali basate su evidenze condivise. Un elemento distintivo dell’iniziativa è il coinvolgimento diretto dei pazienti e dei loro familiari nei processi di ricerca, affinché le loro esperienze e prospettive contribuiscano a orientare le strategie di miglioramento dell’assistenza.

«La partecipazione dell’Università di Udine – spiega la professoressa Alvisa Palese – rappresenta un’importante opportunità di collaborazione internazionale e crescita per il sistema sanitario europeo, con l’obiettivo di garantire cure sempre più sicure, efficaci e centrate sulla persona». (sg)

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