Nell’ambito del Dipartimento di Scienze agroalimentari, ambientali e animali

Acquacoltura e sostenibilità, l'Ateneo modello di buone pratiche

Visita di esperti di Fao (Onu) e Associazione piscicoltori italiani agli impianti di acquacoltura dell’Azienda agraria universitaria “Antonio Servadei” a Pagnacco

Gli impianti di acquacoltura a ricircolo dell’Università di Udine, in grado di operare sia in acqua dolce che marina, sono un modello di “buone pratiche gestionali” (Best practices management) che verrà proposto a livello internazionale. È quanto è emerso dopo la visita di studio agli impianti del consulente dell’Organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), Davide Fezzardi, e del direttore dell’Associazione piscicoltori italiani, Andrea Fabris. Gli impianti saranno proposti come esempio di buone pratiche a partire da alcune realtà produttive in Paesi dell’Europa orientale. A guidare la visita è stata la responsabile del gruppo di ricerca in Acquacoltura del Dipartimento di Scienze agroalimentari, ambientali e animali dell’Ateneo friulano, Francesca Tulli. Gli impianti di acquacoltura si trovano nella sede di Pagnacco dell’Azienda agraria universitaria “Antonio Servadei”.

«La gestione efficiente e sostenibile delle risorse – spiega la professoressa Tulli – è diventata un’esigenza sempre più stringente. La formazione e lo studio di alimenti e ingredienti che rendano tale pratica produttiva sempre più sostenibile rappresenta il focus del gruppo di lavoro dell’Università di Udine che da anni collabora con associazioni e istituzioni di altri Paesi europei e l’interesse emerso nella visita è un ottimo esempio di questa collaborazione».

L’acquacoltura, secondo la Fao, è il settore di produzione alimentare in più rapida crescita e può contribuire a «colmare il divario crescente tra l’offerta alimentare di proteine di origine ittica e la domanda di una popolazione mondiale in crescita e più intraprendente» (Fao, 2022).

In risposta alla domanda impellente sull’origine del nostro cibo in futuro, sempre secondo la Fao, «lo spazio limitato per espandere l’uso agricolo delle risorse terra e acqua, l’incremento di produzione necessario per soddisfare la crescente domanda di cibo dovrà derivare principalmente dal miglioramento nella produttività e nell’efficienza nell’uso di tali risorse» (Fao, 2020).

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