Finanziato con 320 milioni di euro nell’ambito del Pnrr

Biodiversità, l’Università di Udine nel centro nazionale di ricerca e innovazione

Il National biodiversity future centre è la più importante iniziativa nel settore mai tentata prima in Italia. L’Ateneo è impegnato con un gruppo di ricerca che opererà sull’analisi delle relazioni fra biodiversità e funzioni e servizi ecosistemici

Campanula morettiana, specie endemica delle Alpi sud orientali

L’Università di Udine è fra gli enti fondatori del National biodiversity future centre (Nbfc), la più importante iniziativa di ricerca e innovazione sulla biodiversità mai intrapresa prima in Italia. Coordinato dal Consiglio nazionale delle ricerche, il Centro prevede un finanziamento di 320 milioni di euro per i primi tre anni, 2023-2025, nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

Obiettivo del Centro è aggregare la ricerca scientifica nazionale di eccellenza e le moderne tecnologie per supportare interventi operativi volti a: monitorare, preservare e ripristinare la biodiversità negli ecosistemi marini, terrestri e urbani della Penisola; valorizzare la biodiversità e renderla un elemento centrale su cui fondare lo sviluppo sostenibile.

L’Ateneo friulano partecipa con un gruppo di ricerca, coordinato da Michele Morgante, che lavorerà su tre tematiche principali: sistemi avanzati per l’analisi, il monitoraggio e la gestione della biodiversità; adattamento e mitigazione degli ecosistemi terrestri al cambiamento climatico; approcci genetico-molecolari per lo sviluppo di strumenti applicativi alla conservazione degli ecosistemi. Nelle attività sono coinvolti i dipartimenti di Scienze agroalimentari, ambientali e animali e di Scienze matematiche, informatiche e fisiche.

«Il mantenimento, e in molti casi la rigenerazione, della biodiversità – spiega il professor Morgante, ordinario di genetica – sono un presupposto indispensabile per restituire alle generazioni future un pianeta non compromesso in maniera irrimediabile. La scienza può aiutarci a individuare le misure migliori per raggiungere questo scopo. La biodiversità che per noi è fatta di forme, colori, odori, suoni trova il suo fondamento nella diversità a livello di sequenza del DNA. Con questo importante progetto vogliamo arrivare a descrivere la Biodiversità con strumenti digitali e ad essere predittivi su ciò che ogni specie può contribuire in termini di funzionalità all’ecosistema in cui vive, in altre parole vorremmo arrivare ad avere il libretto di istruzioni di ciascun ecosistema naturale per capire come meglio curarne la manutenzione».

I partner sono 48, scelti tra università, organismi di ricerca, fondazioni e aziende, scelti in base alla loro comprovata leadership scientifica, tecnologica, etica e di mercato. Oltre 1300 ricercatori i ricercatori coinvolti e un centinaio i neoassunti. La sede sarà a Palermo con otto “nodi” distribuiti sul territorio nazionale.

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