Salita al ghiacciaio del Montasio, aperitivo scientifico a Tarvisio e incontro a Malborghetto
Climbing for Climate 4, successo degli appuntamenti in Fvg
Gli eventi sono stati organizzati in collaborazione tra le Università di Udine e Trieste, Cai FVG, Legambiente FVG e la “Carovana dei Ghiacciai”
Successo degli appuntamenti proposti il 1 e 2 settembre in Friuli Venezia Giulia nell’ambito di "Climbing for Climate", iniziativa promossa dalla Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile, di cui fa parte l’Ateneo friulano, e dal Club Alpino Italiano, per sensibilizzare l’opinione pubblica sugli effetti dei cambiamenti climatici in atto. La salita al ghiacciaio occidentale del Montasio – alla quale hanno partecipato oltre 50 persone – l’aperitivo scientifico a Tarvisio e l’incontro pubblico a Malborghetto, sono stati organizzati in collaborazione tra le Università di Udine e Trieste, Cai FVG, Legambiente FVG e la “Carovana dei Ghiacciai”.
«La risposta del territorio agli eventi è stata numerosa e interessata, un pubblico partecipe ha approfittato della presenza degli esperti per porre domande e condividere esperienze» afferma Ivana Bassi, docente dell’Ateneo friulano coinvolta nell’organizzazione delle iniziative. «Giovedì 1 settembre – racconta in merito al primo appuntamento – una suggestiva escursione nei boschi della Val Saisera ha condotto il numeroso gruppo di partecipanti alle pendici della parete Nord dello Jôf di Montasio dove ancora permane l’unico ghiacciaio della nostra regione e il più basso di quota di tutto l’arco alpino meridionale». ll monitoraggio e l’osservazione delle morfologie glaciali sono state a cura di Federico Cazorzi, dell’Università di Udine e del Comitato Glaciologico Italiano. Alla salita hanno partecipato anche gli alpinisti Nives Meroi e Romano Benet, testimonial della "Carovana dei Ghiacciai" di Legambiente, campagna itinerante che monitora lo stato di salute dei ghiacciai alpini, la cui terza edizione si è chiusa proprio con la tappa in regione.
Federico Cazorzi ha illustrato ai presenti l’evoluzione del ghiacciaio, il cui volume in cento anni si è ridotto del 75%. Avendo una forma obbligata per la posizione incastonata tra rocce e morene, la contrazione risulta imputabile allo spessore, che pur variando dalla sommità alla fronte, si attesa mediamente sui 15-20 metri. Con una superficie di circa 7 ettari, un volume stimabile in un milione di metri cubi e una quota di 1900-2000 metri sul livello del mare, il ghiacciaio del Montasio risulta stabile dal 2005. In controtendenza rispetto agli altri dell’arco alpino, che registrano una forte perdita di massa di anno in anno, appare attualmente resistere grazie all’alimentazione da valanga, alla scarsa insolazione e alla copertura dei detriti.
Si è continuato a parlare di ghiacciai anche nella mattinata di venerdì 2 settembre, a Tarvisio, dove è stato proposto l’evento “Aperitivo scientifico - Appunti di viaggi tra i ghiacciai”, con Vanda Bonardo di Legambiente; Federico Cazorzi del Comitato Glaciologico Italiano e Università di Udine; Renato Colucci del Comitato Glaciologico Italiano, Istituto di Scienze Polari del CNR e Università di Trieste; Valter Maggi del Comitato Glaciologico Italiano e Mario Di Gallo di Legambiente FVG.
Nel pomeriggio, a Malborghetto, Palazzo Veneziano ha invece ospitato l’incontro “Attacco al verde: acclimatamenti delle piante a un clima che cambia”, con Valentino Casolo dell’Università di Udine e Francesco Petruzzellis dell’Università di Trieste.
In questo caso, dagli esperti è stata affrontata con il pubblico la risposta delle piante e delle comunità vegetali al clima che cambia. Le piante, è stato spiegato, posso adottare diverse strategie, che vanno dall’acclimatamento, alle migrazioni e, nel lungo termine, agli adattamenti, cioè alle mutazioni genetiche. Una delle questioni principali riguarda l’aumento del diossido di carbonio (CO₂). Per le piante risulta, infatti, come un vantaggio, aumentando il guadagno fotosintetico e, quindi, la crescita. Tuttavia, in caso di concomitante carenza idrica (come avvenuto questa estate), il flusso di acqua verso le foglie si riduce, gli stomi si chiudono e il processo della fotosintesi si interrompe, bloccando la crescita (altrimenti può portare al potenziale disseccamento della pianta).
A livello di vegetazione, è stato inoltre fatto presente, le piante subiscono migrazioni per trovare ambienti con condizioni adatte alle proprie esigenze. Uno degli effetti maggiori dell’aumento delle temperature è l’innalzamento di quota del limite degli alberi (come gli abeti) e arbusti (come il mirtillo) che risalgono sulle praterie alpine. Non trovando ulteriori spazi a maggiori altitudini si assiste a una perdita di biodiversità, sia in termini di specie, sia di ambienti naturali.