Ddl regionale n. 208: il parere del Consiglio degli Studenti dell’Università di Udine

 

Alla luce del Disegno di Legge Regionale n. 208, recentemente presentato dalla Giunta Regionale, il Consiglio degli Studenti dell’Università degli Studi di Udine, «ritiene necessario ed improcrastinabile – si legge ne comunicato del Consiglio stesso - esprimere pubblicamente la propria posizione in merito alle “Norme in materia di diritto allo studio universitario” in esso contenute».

«L’approccio di questa rappresentanza studentesca non è mai stato di parte o ideologico, ma anzi ha sempre cercato di misurarsi in modo critico con tutte le proposte che negli ultimi mesi si sono succedute nel tentativo “riformatore” – affermano i rappresentanti del Consiglio studentesco -. Tale approccio ha sempre voluto individuare i reali vantaggi delle diverse soluzioni proposte, sottolineando al contempo tutti i rischi e gli svantaggi celati da processi di revisione della governance non attentamente meditati. In questo senso, l’azione del Consiglio degli Studenti dell’Università di Udine ha sempre avuto di mira l’esclusivo interesse dei rappresentati ritenendo, di conseguenza, che fosse obiettivo primario di qualsiasi progetto di riforma del Diritto allo Studio quello di salvaguardare totalmente le tipologie e gli standard di servizi posti attualmente in essere, non solo quelli destinati ai “capaci e meritevoli e privi di mezzi” ma anche quelli destinati alla generalità e che costituiscono un importante elemento di attrattività per il sistema universitario regionale».

«Gli annunci del Presidente della Regione e dell’Assessore competente – prosegue il comunicato - hanno sempre evidenziato, del resto, che la necessità non è quella di modificare gli interventi o ridurre il numero dei servizi, bensì quella di rendere più efficace, efficiente ed economica la governance del Diritto allo Studio. Ci sembra – tuttavia – che il testo del ddl a cui si è approdati risponda invece all’esigenza, squisitamente politica, di lasciare il segno sulla normativa regionale in materia, archiviando quindi una legge regionale recente e adeguata, ottenendo più che altro l’effetto certo di aumentare i costi di gestione e di espropriare i rappresentanti degli studenti del loro ruolo fondamentale. Un’attenta lettura del testo rivela, pertanto, che il ddl all’attenzione del Consiglio Regionale interviene ben oltre la mera ridefinizione della governance, mettendo in discussione quei diritti dei rappresentati, la cui tutela è il compito fondamentale di questa rappresentanza. Non pare infatti né condivisa né mai essere stata all’ordine del giorno la necessità di procedere alla modifica degli interventi, anche qualora l’attuale normativa regionale non corrisponda perfettamente al nuovo quadro di riferimento nazionale. Il d.lgs. 29 marzo 2012 n. 68 non contiene, infatti, alcun significativo elemento di novità in ordine alle tipologie dei servizi e degli interventi per il Diritto allo Studio posti già in essere nel territorio regionale e assicurati dalla vigente normativa (L.R. 12/2005). L’unico elemento di globale novità è rappresentato dal Capo III, riguardante “Strutture Residenziali e Collegi Universitari legalmente riconosciuti”, ovvero, in particolare, dalla disciplina del riconoscimento dei collegi universitari e dall’accreditamento dei collegi universitari di merito, quale condizione necessaria per la concessione di finanziamenti statali. Posto che i decreti che disciplineranno l’accreditamento devono ancora essere emanati dal Ministero - e che quindi allo stato attuale non è dato sapere quali siano le reali intenzioni del legislatore nazionale -, vale la pena di ricordare che il riconoscimento dei collegi universitari è competenza esclusiva dello Stato, come perfettamente chiarito all’art. 16 comma 1: “Con proprio decreto, il Ministero concede il riconoscimento ai collegi universitari che ne avanzano richiesta nel termine di centoventi giorni dal ricevimento della domanda”».

Alla luce del disposto nazionale relativo all’accreditamento dei collegi universitari, «questa rappresentanza – che non è composta da “tecnici della legislazione” né tantomeno da “legislatori” - non può tuttavia esimersi dal chiedersi per quale motivo una tale competenza esclusivamente statale sia stata duplicata e prevista anche in ambito regionale, immaginando nel ddl Regionale n. 208 un analogo “Accreditamento dell’offerta abitativa” (art. 32) su base regionale, peraltro assolutamente non contemplato dalla normativa nazionale cui, nelle intenzioni, il ddl giuntale intenderebbe corrispondere. Le ragioni di tale scelta rimangono allo stato attuale oscure, ma è evidente che vanno ben oltre la mera ridefinizione della governance del sistema regionale del diritto allo studio, e portano questo Consiglio degli Studenti a chiedersi quali oneri finanziari possa comportare una simile determinazione, soprattutto in un momento, come quello attuale, caratterizzato da una contrazione delle risorse che la Regione devolve a favore del Diritto allo Studio (si veda, ad esempio, il taglio sul cap. 5080 del Bilancio Regionale) e a fronte di un maggiore impegno finanziario richiesto in futuro alla Regione, in quanto per pagare le borse di studio essa dovrà concorrere con risorse proprie “in misura pari ad almeno il 40 per cento dell'assegnazione relativa al fondo integrativo statale” (art. 18, comma 1, lett c del d.lgs. 29 marzo 2012, n. 68). Risulta poi innegabile come una tale apertura nei confronti della residenzialità privata mal si concili con una politica regionale che negli ultimi anni ha così tanto investito nel patrimonio edilizio a disposizione degli attuali ERDISU: circa 1.100 posti alloggio per il prossimo Anno Accademico. Sarebbe da irresponsabili non tenere conto di questo elemento».

Per quanto concerne l’effettiva riforma della governance, «pur comprendendo come la trasformazione dei due attuali Enti Regionali in un’unica Agenzia veda come conseguenza l’eliminazione dei due Consigli di Amministrazione, e con essi del livello inferiore di confronto fra le rappresentanze studentesche e il “vertice politico/di indirizzo” degli attuali Erdisu, esigiamo, però, la tutela e il deciso rafforzamento delle rappresentanze studentesche in seno all’unico vero organo di indirizzo (la Conferenza Regionale), che, coerentemente, sarà chiamato ad assumere tutte le determinazioni che il vertice amministrativo (Direttore) dell’Azienda Unica metterà in atto. Risulta peraltro evidente che, data la loro rilevanza, tali rappresentanze debbano poter essere liberamente e democraticamente elette dall’intera popolazione studentesca regionale, e non designate da un organismo (il CORAF) che non è previsto da nessuna fonte normativa vigente e la cui esistenza si deve solo alla buona volontà delle attuali rappresentanze studentesche. Appare inoltre di primaria importanza, come già evidenziato in passato, la costituzione di strutture di raccordo con il territorio (a costo zero), che garantiscano una snella condivisione delle scelte strategiche fra il vertice amministrativo e i portatori d'interesse locali, vale a dire studenti e Università: il “Nucleo di valutazione studentesco” previsto dal ddl regionale non risponde certo a quest’esigenza. Andrebbe piuttosto costituito un Organo che, sulla base delle linee d’indirizzo stabilite dalla Conferenza regionale per il diritto agli studi superiori, renda possibile una reale condivisione e calibrazione degli interventi da mettere in atto sul territorio. Un tale Organo potrebbe riunire il Direttore Generale, il Presidente del Collegio dei revisori contabili e i rappresentanti degli studenti ivi  eletti, eliminando quindi l’odierna ridondanza della politica e dei processi decisionali e realizzando un effettivo risparmio ed incremento d’efficacia».

«Viste queste considerazioni - concludono gli studenti -, rilevata l’assoluta mancanza - nella norma nazionale - di elementi di novità relativamente ai servizi e agli interventi rivolti agli studenti che non siano già contemplati nella legislazione regionale vigente, ravvisato che non è necessario procedere ad una modifica degli interventi già previsti della L.R. 12/2005 e che la Regione esercita competenza esclusiva in materia, chiediamo che la riforma della governance dell’intero diritto allo Studio Regionale non si accompagni allo stravolgimento degli strumenti e dei processi di programmazione, rivedendo globalmente servizi e diritti che, numeri e relazioni alla mano, funzionano in modo egregio, contribuendo - non poco - all’attrattività del sistema universitario regionale. Alla luce di quanto esposto chiediamo, inoltre, l’immediata costituzione, da parte della I Commissione del Consiglio regionale alla quale è stata assegnata l’analisi del ddl, di un tavolo tecnico di confronto con le rappresentanze studentesche regionali, al fine di poter presentare in tale sede le modifiche al testo che ci sembrano condizione indispensabile per la sua futura presentabilità all’aula. Chiediamo, infine, a tutti i soggetti responsabili, di restituire all’Erdisu di Udine la piena dignità e legittimità ad operare, sospesa con la mancata nomina, da un anno a questa parte, del Presidente dell’Ente».

FONTE: COMUNICATO STAMPA CONSIGLIO DEGLI STUDENTI DELL’UNIVERSITÀ DI UDINE

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